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Era il 27 gennaio 1994 quando Giuseppe e Filippo Graviano, boss del mandamento di Brancaccio e tra i principali artefici della stagione stragista del 1992-1994, vennero arrestati a Milano. Un evento che segna un punto di svolta nella storia di Cosa nostra e che solleva ancora oggi interrogativi sulle protezioni di cui godevano i due boss e sulle circostanze della loro cattura. Che la Lombardia fosse un rifugio sicuro per boss mafiosi non è una novità. Già negli anni '70, uomini come Luciano Liggio, e altri si muovevano tra Milano e altre città del Nord, sfruttando reti di complicità. I fratelli Graviano non fecero eccezione: la loro latitanza si svolse tra Milano, Omegna in Piemonte, la Costa Smeralda e altre località. Vacanze e spostamenti che rivelano una protezione non comune, tanto che lo stesso Giuseppe Graviano, in carcere, parlò di una "protezione favolosa".

La discesa in campo di Silvio Berlusconi, avvenuta il 26 gennaio 1994, un giorno prima della cattura dei due boss, fu solo un caso?
Secondo alcune interpretazioni, questi eventi sarebbero collegati da una trama più ampia, come suggerito anche dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. Addirittura, si sospettava che qualcuno li avesse “venduti”.
Un altro episodio chiave raccontato da Spatuzza è l’incontro al bar Doney di Roma, poco prima del fallito attentato allo Stadio Olimpico del 23 gennaio 1994. In quell’occasione, Graviano era euforico, convinto che grazie a “persone serie” si erano messi il “Paese nelle mani”.

Secondo il racconto del collaboratore, Graviano parlava con entusiasmo di un "colpo di grazia”, un presunto piano che avrebbe garantito alla mafia vantaggi nel nuovo scenario politico. Ma se davvero esisteva un patto tra mafia e politica, l’arresto di Graviano non rientrava nei piani. Lo dimostra la rabbia manifestata dal boss nel corso degli anni, sia nelle intercettazioni in carcere con il camorrista Umberto Adinolfi, sia nelle dichiarazioni rese nei processi. In particolare, le sue accuse a Silvio Berlusconi (definite sempre mere diffamazioni e illazioni da parte dei suoi avvocati) rimasero sempre inquadrati nello show che fece innanzi alla corte d’Assise di Reggio Calabria nel processo denominato ‘Ndrangheta stragista.
L’arresto dei fratelli Graviano rappresentò un punto di svolta nella storia recente di Cosa nostra. Tuttavia, ancora oggi, molte di quelle vicende non hanno avuto una spiegazione.

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