L’avv. Fabio Repici finisce sotto processo per una nota redatta nel 2022 sull’archiviazione di “Faccia da mostro”
L’avvocato Fabio Repici, difensore della famiglia del poliziotto Nino Agostino, assassinato nel 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio (incinta), sarà processato per calunnia. L’accusa riguarda critiche mosse alla Procura di Caltanissetta, che Repici aveva accusato di sabotare il processo sull’omicidio Agostino. Nello specifico, sono coinvolti tre magistrati allora in servizio a Caltanissetta: Lia Sava, oggi procuratrice generale di Palermo; Gabriele Paci, capo della Procura di Trapani; e Stefano Luciani, pubblico ministero a Roma. La Procura di Catania, competente per i procedimenti riguardanti i magistrati nisseni, aveva inizialmente richiesto l’archiviazione. Tuttavia, il giudice Luca Lorenzetti ha respinto la richiesta, disponendo l’imputazione coatta. Secondo il gip, gli elementi raccolti nelle indagini preliminari renderebbero plausibile una condanna. Ma come si è arrivati a questo punto?La vicenda ruota attorno a una nota scritta da Repici, proprio quale difensore dei familiari di Nino Agostino, nel settembre 2022 durante il processo di primo grado contro Gaetano Scotto, poi condannato all’ergastolo per il duplice omicidio. Nella stessa vicenda, Nino Madonia era stato già condannato in Appello, mentre un altro sospettato, Giovanni Aiello, alias "Faccia da mostro", ex poliziotto legato agli ambienti dei servizi segreti, la cui ombra è presente dietro numerosi casi irrisolti, era morto nel 2017, durante le indagini avocate dalla Procura generale di Palermo guidata al tempo da Roberto Scarpinato. Sette mesi dopo il suo decesso, la Procura di Caltanissetta aveva chiesto l’archiviazione delle indagini su Aiello. Al posto di applicare un’archiviazione conforme all’articolo 150 del codice penale (per morte del reo), i pm di Caltanissetta avevano prodotto un documento di ben 284 pagine che Repici ha definito “abusivo e doloso”. Secondo l’avvocato, quella richiesta era un “manifesto negazionista” che minimizzava i legami tra Aiello e la mafia, ignorava testimonianze rilevanti e screditava fonti di prova fondamentali nella ricostruzione operata dalla Procura generale di Palermocome le dichiarazioni del collaboratore Francesco Onorato e perfino quelle di Vincenzo Agostino, padre dell’agente di polizia ucciso, scomparso a 87 anni il 21 aprile scorso.
Ida Castelluccio e Nino Agostino
La produzione di quel documento, depositato dalla nuova Procuratrice generale di Palermo durante il processo a Scotto, è stata interpretata dal legale come un tentativo di sabotaggio processuale. L’avvocato aveva quindi inviato una nota a Lia Sava e trasmesso copia al procuratore generale della Cassazione, Luigi Salvato, e al procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo. Il 22 settembre 2022, il Procuratore nazionale antimafia aveva quindi inviato una breve missiva al Procuratore della Repubblica di Caltanissetta perché venisse valutato il contenuto della nota di Repici. D'altro canto, la dottoressa Sava con una sua nota non aveva formulato alcuna denuncia, ma si era limitata ad astenersi per gravi ragioni di convenienza, aggiungendo che la sua iniziativa scaturiva dalla doverosità di mettere a disposizione delle parti gli atti prodotti. Non dunque per farne uso probatorio di alcun tipo, che però era ciò che era stato fatto e che il difensore della famiglia Agostino aveva contestato. La Procura di Catania, ricevuti gli atti da Caltanissetta, avviava un’indagine sulla nota del legale della famiglia Agostino, ritenendo però opportuno archiviare il fascicolo dopo l’interrogatorio di Repici. La decisione del giudice di ordinare il processo a carico dell’avvocato è arrivata due mesi fa ed è poi stata notificata al professionista. La decisione del GIP di Catania dunque è arrivata a ribaltare una vicenda che sembrava destinata a estinguersi e che invece finisce per intrecciare un altro fronte, rilevantissimo, che riguarda il delitto Agostino-Castelluccio. Giovedì prossimo, il 30 gennaio, la Cassazione emetterà la sentenza definitiva su Nino Madonia, che in primo grado, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, era stato condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'agente e della giovane moglie. Era il 19 marzo 2021 e la sentenza venne ribadita in appello il 5 ottobre 2023, dopo una requisitoria nella quale Lia Sava personalmente è intervenuta confermando il ruolo di Aiello nel duplice omicidio. La Procuratrice generale in quell’occasione, dopo la lettura della sentenza, aveva abbracciato e ringraziato l’avvocato Repici. Infine, il pronunciamento della Suprema corte era atteso per il 14 gennaio 2025, ma a fine giornata venne comunicato il differimento della decisione facendo slittare la sentenza di due settimane. Si è dunque a un passo da una data cruciale per una vicenda che, a quasi 36 anni di distanza dai fatti, è stata costellata da depistaggi, insabbiamenti e inerzia investigativa. E ora chi si è battuto al fianco di Vincenzo Agostino e Augusta Schiera per far avere loro giustizia anche dopo la loro morte, in una vicenda investigativa e giudiziaria segnata da inenarrabili depistaggi a favore degli imputati, finisce sul banco degli imputati con l’incredibile accusa di calunnia. Uscita la notizia, Nino Morana, figlio di una sorella del poliziotto ucciso, a nome dell’intera famiglia Agostino, ha pubblicato una foto risalente al 7 ottobre scorso, subito dopo la lettura della sentenza della Corte di assise di Palermo nei confronti di Scotto, che lo ritrae abbracciato al professionista, invocando “massima solidarietà al nostro Avvocato Fabio Repici”.
Foto di copertina © Paolo Bassani
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