Nel suo discorso inaugurale il tycoon ha promesso di rendere di nuovo grande l’America. Stop al Green Deal, stretta sui migranti, conquista di Panama in funzione anti-cinese
Il dado è tratto. Donald Trump è ufficialmente il 47º presidente degli Stati Uniti, il più vecchio ad iniziare un mandato con i suoi 78 anni.
Il discorso inaugurale ha assunto toni ricchi di trionfalismo escatologico che sono sfociati nel messianico.
“Sono stato salvato da Dio per una ragione, per rendere l’America di nuovo grande… L’età dell’oro comincia ora, il nostro Paese fiorirà e metterò sempre al primo posto l’America", ha detto Trump, specificando che “la bilancia della giustizia verrà riequilibrata”.
Durante la sua arringa, il tycoon ha elencato una serie di ordini esecutivi che intende firmare per iniziare ad attuare l'agenda della sua amministrazione.
“Oggi firmerò una serie di ordini esecutivi storici. Con queste azioni daremo inizio alla completa restaurazione dell’America e alla rivoluzione del buon senso. È tutta una questione di buon senso”.
Le questioni cruciali sul tavolo del neo-eletto presidente Usa sono innumerevoli e non è poco asserire che coinvolgano approcci spiccatamente reazionari – sulle questioni ambientali, dell’immigrazione, dei confini – quanto riconcilianti con l’esigenza di ristabilire un ordine internazionale che, almeno per il momento, eviti una guerra totale in grado di annientare l’intera umanità.
Fermare la guerra in Ucraina
“Fermeremo tutte le guerre. La mia eredità sarà la pacificazione”, ha promesso Trump che già il giorno prima aveva sottolineato, ancora una volta, la sua intenzione di porre fine al conflitto in Ucraina ed evitare che il mondo scivolasse nella Terza Guerra Mondiale.
Le aspettative del “partito della guerra”, secondo cui il nuovo presidente avrebbe “dimenticato” le promesse di raggiungere un cessate il fuoco in Ucraina sembra dunque non si siano concretizzate e il presidente degli Stati Uniti continua a considerare questa una priorità.
Anche il futuro consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, in un'intervista alla CBS, ha confermato la sua determinazione a porre fine al conflitto in Ucraina.
“Trump è chiaro: questa guerra deve finire. Penso che tutti dovrebbero essere d'accordo con questo. E infatti Zelensky entra nella stanza anche adesso e dice: “Siamo pronti a lavorare con lei, Presidente Trump, per fermare questa guerra”.
Sempre secondo la CNN, il nuovo presidente Usa avrebbe addirittura già incaricato i suoi assistenti di organizzare una conversazione telefonica con Putin entro pochi giorni dall'insediamento come presidente.
Il leader del Cremlino, dal canto suo, ha salutato positivamente l’avvento del nuovo inquilino della Casa Bianca.
“Siamo pronti a un dialogo alla pari anche sulla pace in Ucraina”, ha detto, citato dall’agenzia di stampa Tass, pur precisando che “la cosa più importante è eliminare le cause profonde, di cui abbiamo parlato molte volte, della crisi (che ha innescato il conflitto)”. Un chiaro riferimento alla NATO, la cui espansione verso Est è stata criticata anche dal suo omologo d’oltreoceano.
Le contraddizioni pacifiste a Gaza e sulla questione cinese
Sulla questione mediorientale non ha usato mezzi termini: "abbiamo raggiunto un cessate il fuoco epico a Gaza", ha dichiarato, definendo l'intesa "un primo passo verso la pace".
Il tycoon si trova tuttavia in una posizione difficile rispetto a Tel Aviv, con Netanyahu che parla già di una quiete temporanea nella sua guerra genocida che ha ormai provocato oltre 70.000 morti: da un lato, deve decidere se assecondare il primo ministro israeliano nel voler limitare l'accordo alla sua prima fase, e dall'altro, se imporre la sua attuazione completa, comprendente il ritiro totale delle forze israeliane. Le dichiarazioni di Trump sono certamente contrastanti, essendo anche consapevole che la ripresa dei combattimenti a Gaza potrebbe minacciare i suoi obiettivi più ampi in Medio Oriente, tra cui la costruzione di un’alleanza anti-iraniana che includa Israele.
Il giuramento di James David Vance, detto J. D. Vance
“Congratulazioni Presidente Trump! Sara e io inviamo i nostri più sentiti auguri a lei, a Melania e al popolo americano per il suo secondo insediamento come Presidente degli Stati Uniti”, ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in un video pubblicato su X per omaggiare col presidente eletto. La partita, in sostanza, è tutt’altro che chiusa e la tanto agognata pace propagandata assume i contorni di un amaro compromesso di ultima istanza che non impedirà lo scatenarsi di nuovi conflitti.
Durante l’arringa inaugurale, Trump ha anche ribadito l’intenzione di riprendere il controllo del Canale di Panama, ora sotto la gestione della Cina, assicurando che “non glielo lasceremo e ce lo riprenderemo”.
A proposito di rivendicazioni territoriali, il tycoon in precedenza aveva riconfermato le sue mire sulla Groenlandia, principalmente per la sua posizione geopolitica nell'Artico, ma certamente anche per le sue risorse minerarie strategiche, dopo che Pechino, un fornitore chiave di numerosi minerali critici per i mercati globali, ha aumentato le restrizioni sulle sue esportazioni come parte di una guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti.
Oltre 50 ordini esecutivi su immigrazione, ambiente ed economia
Nelle ore successive all’insediamento saranno firmati circa 50 ordini esecutivi e nei prossimi giorni arriveranno a “quasi cento”. Tra le prime iniziative, in programma già per la sua prima settimana al potere, ci saranno le espulsioni di massa dei migranti irregolari da diverse città americane.
Trump durante il giuramento
Centrale anche la questione ambientale, con la promessa di uscire dall'accordo di Parigi sul clima e di annullare il Green New Deal. Ha inoltre parlato di proteggere l'industria automobilistica, impedendo l'introduzione obbligatoria di auto elettriche e consentendo agli americani di acquistare "l'auto che vogliono".
Sulla questione economica, è stato annunciato un piano audace per ridurre le tasse sui cittadini americani, sostituendo le imposte con l'imposizione di dazi sui paesi stranieri. Secondo il presidente USA, questa mossa avrebbe il duplice effetto di arricchire le casse dello Stato e di aumentare il benessere dei cittadini americani, grazie alla creazione di un’agenzia simile all’IRS, destinata a raccogliere i dazi provenienti dalle transazioni internazionali. Inoltre, ha affrontato il tema della crescente crisi inflazionistica, dichiarando un'emergenza energetica e riaffermando il suo impegno per una politica energetica espansiva, incarnata nel famoso slogan "drill, baby, drill". Con questa strategia, Trump ha promesso di abbattere i prezzi dell'energia, rifornire le riserve strategiche e, più in generale, restituire all'America la ricchezza derivante dalle sue risorse energetiche, con l’obiettivo di rendere nuovamente il paese "una nazione ricca".
Foto © Imagoeconomica
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