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Da Gaza liberate 3 ostaggi per 90 detenuti palestinesi: tra questi un quarto minorenni

Sono stati caricati su pullman nel cuore della notte e trasportati dalla prigione di Ofer, in Cisgiordania, verso Ramallah o Gerusalemme Est. La liberazione di 90 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane è avvenuta dopo gli annunci di domenica, che avevano segnato la liberazione delle prime tre donne tra le 33 persone ancora ostaggio di Hamas. L’operazione si è conclusa intorno all’una di notte.
Tra i prigionieri palestinesi liberati spicca il nome di Khalida Jarrar, 62 anni, una figura storica del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Attivista per i diritti umani e deputata nel 2006, Jarrar è stata arrestata e rilasciata più volte nell’ultimo decennio, sebbene mai condannata per coinvolgimento diretto in azioni militari. Tra il 2023 e il 2024 ha trascorso sei mesi in isolamento. La sua è stata a tutti gli effetti una detenzione arbitraria.
Nella lista compaiono anche altre figure di rilievo, come Dalal Khaseeb, sorella dell’ex comandante di Hamas Saleh Arouri, e Abla Abdelrasoul, moglie del leader del FPLP Ahmad Saadat, condannato per l’omicidio di un ministro israeliano. Sono stati rilasciati inoltre 21 minorenni, tra cui Mahmoud Aliowat, 15 anni, accusato di un attacco a Gerusalemme nel 2023. Secondo il ministero della Giustizia israeliano, questa prima fase dell’accordo prevede la liberazione di detenuti arrestati dal 2020, con accuse che spaziano dal tentato omicidio all’aggressione.
Intanto Hamas ha commentato la tregua e i festeggiamenti a Gaza, dichiarando che la popolazione continuerà a resistere e ricostruire ciò che l’occupazione ha distrutto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, però, ha richiamato l’attenzione sull’enorme crisi sanitaria che affligge la Striscia. Dopo oltre 15 mesi di assedio israeliano, il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito la ricostruzione del sistema sanitario “un compito complesso e difficile”, sottolineando la necessità di sforzi coordinati per affrontare l’emergenza.
Secondo un'analisi del Centro satellitare delle Nazioni Unite (Unosat), più di due terzi di tutti gli edifici di Gaza hanno subito danni, stimati in circa 163.778 edifici. Si stima che circa 52.564 strutture siano state distrutte. Le due città più grandi di Gaza, Gaza City e Khan Younis, sono due delle aree più colpite, dove si ritiene che il 74% degli edifici e il 55% degli edifici siano stati danneggiati o distrutti. Dalle immagini satellitari da Planet Labs, è evidente la portata della distruzione in queste due principali aree urbane.
L'agenzia di protezione civile a Gaza, inoltre, stima che più di 10.000 cadaveri siano ancora sotto le macerie degli edifici distrutti. In un aggiornamento sull'impatto della guerra nella Striscia negli ultimi 15 mesi, ripreso da Bbc, l'agenzia afferma di non essere "riuscita a trovare alcuna traccia" di circa 2.840 persone uccise a causa delle temperature estremamente elevate prodotte dalle armi dell'esercito israeliano. Gli equipaggi del servizio di Protezione Civile sostengono di aver recuperato oltre 38.300 cadaveri e soccorso 97.000 feriti dalle aree prese di mira da Israele
Nel frattempo, almeno 205 camion di aiuti umanitari sono entrati oggi a Gaza attraverso i valichi di al-Awja (Nitzana) e Kerem Shalom oltre a nove autocisterne (quattro cariche di diesel, altrettante di gas e una di benzina). Ieri, invece, 330 automezzi (di cui 20 con carburante) erano transitati dai due valichi passando prima attraverso quello di Rafah, riaperto in occasione del cessate il fuoco tra palestinesi e Israele nella Striscia. Il Qatar ha anche annunciato che invierà 1,25 milioni di litri di carburante al giorno alla Striscia di Gaza durante i primi dieci giorni di tregua tra Hamas e Israele, secondo una dichiarazione del suo ministero degli Esteri.

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