Tel Aviv accusa Hamas di rinnegare parti dell'accordo. Da Gaza la replica: "Falso, lo rispettiamo"
Non è ancora entrato in vigore ed è già in bilico. L’accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi è stato finalizzato e avrà inizio domenica, dopo oltre 15 mesi di guerra. Tuttavia, nella Striscia di Gaza si continua a morire sotto le bombe di Israele: almeno 73 persone sono state uccise in tre raid aerei tra la notte e l’alba, colpendo un edificio residenziale vicino a una moschea a Gaza City e il quartiere di Daraj. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, non ha ancora commentato pubblicamente l’intesa, un silenzio attribuito a questioni di politica interna e alle accuse contro Hamas, che secondo l’ufficio del premier “ha rinnegato parti dell’accordo raggiunto con i mediatori e Israele nel tentativo di estorcere concessioni dell’ultimo minuto”. Tali concessioni riguardano principalmente la lista dei detenuti palestinesi che Israele dovrebbe rilasciare in cambio degli ostaggi, un tema ancora in discussione nei colloqui a Doha.
Dall'enclave, però, arriva la smentita di Hamas che respinge le accuse: secondo Izzat al-Rashak, esponente dell’ufficio politico dell’organizzazione, Hamas “è impegnata a rispettare l’accordo”. La trattativa in corso ha portato il Gabinetto di sicurezza israeliano a rinviare una riunione prevista per il mattino al tardo pomeriggio. Mentre i leader dell’opposizione israeliana promettono sostegno all’intesa, Netanyahu deve affrontare pressioni dagli alleati di estrema destra, come il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir e il responsabile delle Finanze Bezalel Smotrich, che minacciano di lasciare il governo in protesta contro il rilascio di detenuti palestinesi.
L’accordo è stato descritto da Teheran come una “vittoria” per i palestinesi e una “sconfitta” per il regime sionista. Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, su X ha scritto: “Tutti capiranno che è stata la pazienza del popolo e la fermezza della Resistenza Palestinese e del Fronte di Resistenza a costringere il regime sionista alla ritirata. Sarà scritto sui libri che una volta c’è stata una folla che ha ucciso migliaia di donne e bambini a Gaza”.
Benjamin Netanyahu © Imagoeconomica
Le fasi della tregua
Joe Biden, nel suo discorso di addio alla Casa Bianca - rispondendo ad un giornalista -, ha evidenziato che l’accordo per Gaza è stato negoziato dalla sua amministrazione, e non da Donald Trump che si insedierà la prossima settimana. Il documento alla base della tregua, infatti, è molto simile a quello avanzato lo scorso maggio dagli Usa. L'accordo è diviso in tre fasi.
La prima partirà da domenica 19 gennaio e durerà 42 giorni. Prevede che l'esercito israeliano si ritirerà a est, lontano dalle aree più popolate dal corridoio di Netzarim. Tel Aviv rilascerà circa 1.000 prigionieri palestinesi, tra cui 250 condannati all'ergastolo e Hamas libererà 33 ostaggi israeliani. Inoltre, le consegne di aiuti umanitari a Gaza saranno aumentate e i palestinesi potranno tornare al nord dell'enclave. Sette giorni dopo l'inizio della prima fase, Israele aprirà il valico di Rafah con l'Egitto.
Dopo 16 giorni di tregua, si inizierà a negoziare per una seconda fase. Se Israele e Hamas riterranno soddisfatte tutte le condizioni Hamas libererà tutti i restanti ostaggi vivi (non è ancora chiaro quanti siano) in cambio del rilascio di altri palestinesi detenuti nel sistema carcerario israeliano. In seguito al rilascio dell'ultimo ostaggio della prima fase, il giorno 42, le forze israeliane inizieranno il loro ritiro e lo completeranno entro il giorno 50.
La terza fase, infine, sarà l'ultima e la più lunga (non a caso è anche la più critica per il governo di Netanyahu). Saranno scambiati i corpi e le salme in possesso di entrambe le parti e inizierà la ricostruzione di Gaza che durerà molti anni. Si parlerà anche della costituzione di un nuovo governo nella Striscia di Gaza.
L’Egitto ha espresso preoccupazione per il futuro della Striscia, sottolineando che il successo dell’accordo dipenderà dalle intese interne palestinesi e dalle garanzie regionali per il ritiro israeliano e la ricostruzione. I negoziatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti si incontreranno al Cairo per discutere l’attuazione dell’accordo. Turchia e Cina hanno accolto favorevolmente l’intesa, sottolineando l’importanza di implementare tutte le sue fasi e garantire un cessate il fuoco permanente. Ankara ha ringraziato Egitto e Qatar per il ruolo di mediatori e ha ribadito il sostegno alla creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale. Anche Pechino ha esortato le parti a promuovere la pace e la stabilità, augurandosi che il cessate il fuoco diventi definitivo.
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