Attesa in serata la sentenza nei confronti del boss del mandamento di Resuttana
Si dovrà attendere ancora qualche ora per capire se, per i supremi giudici, il boss di Cosa nostra Nino Madonia, capomandamento di Resuttana (Palermo), è il mandante del duplice omicidio Agostino-Castelluccio. I fatti risalgono a oltre 35 anni fa quando, il 5 agosto 1989, i due giovani sposi vennero barbaramente assassinati davanti alla casa al mare a Villagrazia di Carini. Lui era un agente del Commissariato San Lorenzo, lei una giovanissima ragazza incinta di pochi mesi. Una tragedia che dopo decenni sta per giungere a una svolta. ''Siamo in quest'aula a trattare un fatto risalente a oltre 35 anni fa che ha richiesto uno sforzo importante di ricostruzione da parte dell'autorità giudiziaria di Palermo, che si è anche trovata di fronte a qualche tentativo di depistaggio”, ha ricordato il sostituto procuratore generale della Cassazione Giuseppina Casella nel corso della requisitoria davanti alla Corte della Prima sezione penale. Nonostante la sintesi, nel suo intervento ha tenuto conto di alcuni elementi imprescindibili per smontare il ricorso della difesa. Tra questi, Casella ha dato ampio spazio all’attendibilità delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia: “Le dichiarazioni di Vito Galatolo sono un punto fermo in questo processo, a cui si aggiungono tra le altre quelle di Giovanni Brusca e Oreste Pagano”. Non solo.
Nino Agostino e Ida Castelluccio
Più volte la pg ha richiamato l’attenzione dei presenti nell’aula Giallombardo sui depistaggi celati dietro le piste alternative: quella “interna”, palesata da Guido Paolilli - ex collega di Agostino - e Arnaldo La Barbera, al tempo capo della Squadra mobile di Palermo; e poi la cosiddetta “pista Sottile” che condurrebbe a Totò Riina, come mandante, e non a Nino Madonia. E ancora: “Il ragionamento probatorio che ha operato la Corte territoriale - e quindi il collegamento dei fatti storici, fattuali e logici - a ritenere che il delitto sia stato deliberato da Nino Madonia non è frutto di una costruzione illogica o fallace. Si tratta dell’esito di un iter argomentativo complessivo che poggia su elementi di prova dichiarativi, fattuali e logici”. E, sempre secondo Casella, il movente deve essere valutato alla luce dell'attività dell’Agostino: ovvero, il cacciatore di taglie. Nino Agostino, infatti, da quanto è emerso nel corso del procedimento, non era un semplice “piantone” del Commissariato San Lorenzo. Svolgeva delle attività “extra ufficio” come quella di dare la caccia a pericolosi latitanti di Cosa nostra. Lavoro che lo ha presto messo al centro del mirino di quel connubio che nel 1989 imperava a Palermo tra mafia e servizi segreti deviati.
Giuseppina Casella © Imagoeconomica
Per lo stesso fatto, il 7 ottobre scorso nel processo con rito ordinario - quello di Madonia si è svolto con rito abbreviato - è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Palermo anche il boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto, accusato del duplice omicidio Agostino-Castelluccio. Assolto, invece, l'altro imputato, Francesco Paolo Rizzuto - sedicente amico di infanzia di Nino Agostino -, accusato di favoreggiamento aggravato.
“Si può mettere oggi dunque una prima parola fine sulla vicenda: la deliberazione del delitto ad opera di Nino Madonia secondo le risultanze congiunte di prove dichiarative e di prova logica'', ha concluso il pg sollecitando il rigetto del ricorso della difesa di Madonia in riferimento all'omicidio di Nino Agostino mentre la prescrizione per il delitto Castelluccio essendo stata esclusa la premeditazione. “Un omicidio di chiara matrice mafiosa'', ha sottolineato l'avvocato Fabio Repici, legale di parte civile della famiglia Agostino, nel suo intervento in Cassazione chiedendo l'inammissibilità del ricorso.
Tra i presenti in aula anche Nino Morana e Nunzia Agostino, rispettivamente nipote e sorella dell’agente ucciso a Villagrazia di Carini. Chiedono giustizia e pensano a “Nonno Vincenzo”, padre dell’agente Agostino, venuto a mancare lo scorso aprile dopo una vita spesa alla ricerca delle verità sull’omicidio del figlio e della nuora, assieme a sua moglie, Augusta Schiera, morta prima di lui nel 2019. Ora è solo questione di tempo.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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