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Emersi nuovi dettagli dai video esaminati dalla Procura guidata da Tescaroli, focus sugli operai

Mancavano i bulloni di sicurezza nelle tubazioni che avrebbero dovuto contenere i liquidi infiammabili. Rimossi probabilmente durante le operazioni di manutenzione, sono stati ritrovati a terra durante l’ultimo sopralluogo effettuato dagli inquirenti. Questo dettaglio rappresenta un passo cruciale nell’inchiesta sulla tragica esplosione al deposito Eni di Calenzano, avvenuta il 9 dicembre scorso e costata la vita a cinque lavoratori, con 26 feriti nel raggio di oltre un chilometro. La Procura di Prato, guidata da Luca Tescaroli, ha acquisito un video recuperato da una telecamera interna, gravemente danneggiata dall’incidente, ma strategicamente posizionata vicino al punto dello scoppio. Le immagini, che immortalano i momenti precedenti alla deflagrazione, confermano le prime testimonianze: quella mattina, mentre gli autisti caricavano migliaia di litri di carburante nelle autocisterne, erano in corso lavori di manutenzione a pochi passi di distanza. Nel filmato si vedono alcuni operai della ditta Sergen, riconoscibili per le tute bianche, lavorare su un carrello elevatore alle pensiline di carico del carburante. Dai documenti di incarico emerge che stavano intervenendo su una tubazione sopraelevata, apparentemente dismessa, destinata alla benzina. A un certo punto, dalla tubazione si verifica una fuoriuscita massiccia di liquido, che genera vapori in tutta l’area. Subito dopo, si verificano tre esplosioni distinte. Il sopralluogo effettuato ieri ha permesso di analizzare le condutture sopraelevate. È stato riscontrato che la tubazione su cui lavoravano gli operai era priva dei bulloni in due flange, gli elementi che congiungono le diverse sezioni del tubo. La rimozione di questi bulloni potrebbe aver compromesso la tenuta della conduttura, causando la fuoriuscita di liquido infiammabile e, di conseguenza, l’esplosione. Questo scenario pone al centro delle indagini una domanda fondamentale: era possibile che i lavori di manutenzione e il carico dei carburanti fossero svolti contemporaneamente in sicurezza? Gli inquirenti stanno esaminando i documenti raccolti durante le perquisizioni per rispondere a questo quesito, cruciale per attribuire le responsabilità del disastro. Determinante sarà anche l’esito della maxi-perizia disposta dalla Procura, che coinvolge sei consulenti esperti in esplosivi, chimica, ingegneria strutturale e sicurezza sul lavoro. Tra i periti figurano nomi noti come Roberto Vassale e Renzo Cabrino, che in passato si sono occupati della strage di Capaci. La perizia, il cui esito richiederà almeno 60 giorni, rappresenta un tassello fondamentale per fare piena luce su quanto accaduto.

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