In tarda serata è prevista la sentenza

Rigettare tutti i ricorsi degli imputati.
È questa la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione Antonio Balsamo formulata oggi nell’aula della sesta sezione penale della Suprema Corte - presidente Pierluigi Di Stefano e consiglieri Costantini Antonio, Paternò Raddusa Benedetto, Ianniciello Mariella, Riccio Stefania e Giorgio Maria Silvia - nell’ambito del processo denominato 'Ndrangheta stragista.
In aula era presente anche l’avvocato Antonio Ingroia, legale dei familiari dei carabinieri Fava e Garofalo, il quale ha ribadito: la sentenza di secondo grado della Corte d’Appello di Reggio Calabria del 23 marzo 2023 “è storica perché per la prima volta due capi di organizzazioni storiche vengono individuati come capi di una strategia stragista” finalizzata a “destabilizzare lo Stato”.
Nella sentenza d’Appello, ricordiamo, erano stati condannati all'ergastolo il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, e il mammasantissima di Melicucco, Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione della cosca Piromalli di Gioia Tauro. Venne confermata anche la condanna per Filippone a 18 anni per il reato di associazione mafiosa.
Entro stasera sul tardi (anche oltre le dieci) la Camera di Consiglio potrebbe emettere la sentenza.
Solo a quel punto si saprà se anche la Suprema Corte avrà sposato o meno le ricostruzioni della procura generale e dalla Dda di Reggio Calabria, guidate rispettivamente da Gerardo Dominijanni e al tempo da Giovanni Bombardieri (oggi procuratore capo di Torino), e le risultanze dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto facente funzioni Giuseppe Lombardo che, assieme all’aggiunto Walter Ignazitto, ha rappresentato l’accusa anche nel processo di secondo grado.
L'episodio criminoso del processo, ricordiamo, fu l’attentato consumato il 18 gennaio 1994 sull’autostrada, all’altezza dello svincolo di Scilla, dove furono trucidati i carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.
Balsamo ha dichiarato di ritenere “manifestamente infondate” tutti i motivi di ricorso presentati dagli avvocati Salvatore Stiano e Guido Contestabile, rispettivamente difensori di Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano in particolare nella parte in cui i legali ribadiscono la non utilizzabilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia in quanto, secondo i legali, sarebbero state rese oltre il termine massimo dei 180 giorni. 
Il sostituto pg Balsamo ha richiamato la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della nostra Corte Costituzionale, in particolare ha richiamato una sentenza della Corte U.E, la 24116 del 2024 (e quindi valida su tutto il territorio dell’Unione) che di fatto rende quelle dichiarazioni pienamente utilizzabili.


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Antonio Balsamo © Davide de Bari


"La Corte di Strasburgo - si legge nella nota di oltre 113 pagine del sostituto pg - ha altresì sottolineato che la collaborazione dei 'pentiti' è 'un’arma importantissima nell’ambito della lotta delle autorità italiane contro la mafia’ (sentenza del 6 aprile 2000, Labita contro Italia) ed ha, in molteplici pronunce, evidenziato gli obblighi positivi di tutela penale imposti a carico degli Stati con riferimento a diritti fondamentali come la vita, l’integrità psicofisica, la libertà individuale".
Inoltre “i collaboratori di giustizia sono stati sottoposti a un contraddittorio pieno, che ha permesso alla difesa di utilizzare l’intero complesso delle dichiarazioni precedenti, offrendo così la migliore garanzia di serietà e accuratezza nella valutazione. In merito, richiamo quanto già espresso nella memoria difensiva, che a sua volta fa riferimento alle indicazioni contenute nelle sentenze di secondo e primo grado, rispettivamente con riferimento ai collaboratori Spatuzza e Villani, e al ruolo del Lo Giudice”.
"La attendibilità e la credibilità intrinseca delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Spatuzza Gaspare, Villani Consolato e Lo Giudice Antonino sono state approfonditamente valutate dai giudici di merito secondo tutti i parametri richiesti dalla giurisprudenza di legittimità ed anche con riferimento alle ragioni che hanno determinato la "tardività" del loro contributo probatorio" si legge nella nota.
“Non vi possono essere dubbi sulla utilizzabilità delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia” ha detto Balsamo ribadendo che la sentenza di appello è “motivata in maniera estremamente adeguata” la cui ricostruzione riguarda il coinvolgimento della criminalità organizzata in quella strategia di attacco alle istituzioni assieme a “settori deviati dei servizi segreti e centri di potere economico e politico si sono trovati uniti da una stretta convergenza di interessi. Questa convergenza si è tradotta in un progetto eversivo, attuato attraverso una fredda pianificazione e l'assassinio di numerosi fedeli servitori dello Stato. Un esempio emblematico di tale contesto è rappresentato dall'Italia, dove l'Arma dei Carabinieri è stata coinvolta in azioni che riflettono il sacrificio e l'impegno contro queste dinamiche destabilizzanti”, ha detto Balsamo.
"Va in proposito segnalata la forte valenza probatoria dei riscontri acquisiti con riguardo al tema della partecipazione della ‘Ndrangheta alla strategia stragista di 'Cosa nostra', ideata da Riina, su cui la sentenza impugnata compie una ampia analisi", si ribadisce nella nota.
Dopo gli ultimi interventi degli avvocati Alosio, Staiano, Contestabile e Vianelli si attende che la camera di consiglio.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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