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Il procuratore Tescaroli ha disposto una serie di perquisizioni. Questa mattina la commemorazione per i morti con bandiere listate a lutto

Questa mattina, nel giorno del lutto regionale, si è svolta a Calenzano la commemorazione per la tragedia avvenuta al deposito Eni che ha provocato la morte di nove lavoratori e il ferimento di altri 26 (di cui tre gravi). Un minuto di silenzio, la deposizione di un mazzo di fiori e poi alcune parole scambiate con colleghi e alcuni familiari delle vittime a Calenzano davanti al deposito Eni teatro della strage di lunedì scorso, a distanza dai giornalisti. Presenti stamani alcune decine di persone, oltre alle istituzioni: il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani, il presidente della Toscana Eugenio Giani e del consiglio regionale Antonio Mazzeo, l'assessora all'ambiente Monia Monni e i capigruppo a Palazzo del Pegaso. Unici due labari quelli dell'Anmil delle sezioni di Firenze e Prato. "Abbiamo salutato il fratello di una delle vittime - le parole di Mazzeo - A ciascuno di loro va la nostra vicinanza e il nostro affetto. Qua abbiamo depositato dei fiori, fatto un minuto di raccoglimento in ricordo delle vittime e per chi crede, come me, è stato un momento di preghiera". Minuto di silenzio e bandiere listate a lutto anche a Firenze, a Prato, che piange due delle cinque vittime. Nel capoluogo regionale la sede della Regione in piazza Duomo e quella del Consiglio regionale in via Cavour hanno da stamattina le bandiere a mezz'asta. Anche il Comune di Firenze ha aderito al lutto regionale: alle ore 10 è stato osservato un minuto di silenzio negli uffici comunali. La sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha partecipato al minuto di silenzio in Consiglio metropolitano. Sempre a Firenze chiuso per 15 minuti il mercatino natalizio allestito in Santa Croce.
Intanto la procura di Prato guidata da Luca Tescaroli valuta le contestazioni di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, reati entrambi aggravati dalla violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro; disastro colposo, come previsto dagli articoli 449 e 434 del codice penale relativo a chi "commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro”. Secondo una prima ricostruzione sulle cause dell'esplosione, sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, "in qualche modo dovuto alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste". 


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Luca Tescaroli © Imagoeconomica


"Le conseguenze di tale scellerata condotta - è l'ipotesi della Procura - non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco. La circostanza che fosse in atto una attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l'ipotesi che vi siano state condotte connesse all'evento di disastro". Il procuratore Tescaroli, dopo aver effettuato due sopralluoghi nell'impianto Eni sequestrato e aver nominato i consulenti tecnici, ha disposto una serie di perquisizioni, nel pomeriggio di martedì 10 dicembre, per acquisire documentazione sulle attività in corso nel deposito di Calenzano al momento dell'incidente. Le perquisizioni sono avvenute negli uffici di Eni e della Sergen srl, la ditta di Grumento Nova (Potenza) per cui lavoravano due delle vittime - Giuseppe Cirelli e Gerardo Pepe, entrambi 45 anni - e alcuni feriti. I dipendenti della ditta al momento della tragedia erano impegnati nella manutenzione di una linea di benzina dismessa, proprio accanto al punto in cui è avvenuta l'esplosione.  
Come si legge nel decreto di perquisizione, l'ipotesi principale è che qualcosa durante i lavori abbia provocato un grave problema tecnico - un testimone ferito ha raccontato agli investigatori dell'Arma dei carabinieri di aver visto del liquido fuoriuscire e dell'odore di carburante - e innescato la scintilla che ha provocato il disastro. Proprio per chiarire queste incertezze, la Procura ha disposto l'acquisizione di tutti i documenti inerenti al deposito e alle attività dell'azienda, che saranno poi incrociati con le informazioni raccolte durante i sopralluoghi e con le testimonianze. Il fascicolo di indagine con i vari reati ipotizzati è ancora a carico di ignoti, ma in vista delle autopsie sulle salme delle cinque vittime potrebbero arrivare i primi nomi degli indagati. Riguardo la Sergen srl, la Procura riporta il racconto di un lavoratore rimasto ferito (sei in tutto quelli che operavano nell'area per conto della ditta lucana), il quale avrebbe riferito che l'impresa "stava eseguendo dei lavori di manutenzione all'interno del deposito nell'area destinata al carico del carburante, in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti da 8 pollici (diametro 150) per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni". Il procuratore Tescaroli, affiancato dal sostituto procuratore Massimo Petrocchi, potrebbe acquisire la corrispondenza tra Vincenzo Martinelli, 51 anni, autotrasportatore della azienda Bt Trasporti, tra le vittime dell'esplosione, e la stessa azienda, in seguito a un procedimento disciplinare aperto per la mancata consegna di un carico. Dalla corrispondenza emergerebbe la preoccupazione di Martinelli per le condizioni di sicurezza dell'impianto: "continue anomalie riscontrate sulla base di carico", scriveva alla sua ditta. Nel frattempo è iniziato anche il lavoro dei consulenti nominati dalla Procura, tre tecnici cui è stato chiesto di chiarire le cause del crollo ed il Ris dei carabinieri ha svolto un sopralluogo.

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