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Una scintilla avrebbe scatenato la bomba di fuoco. Proclamati due giorni di lutto cittadino. Gli allarmi inascoltati: “Quel sito è a rischio incidente”

Tragedia in un deposito di carburanti Eni a Calenzano. Intorno alle 10,20 di ieri mattina, in una zona vicino alla linea ferroviaria che conduce a Prato e all'autostrada si è verificata una grande esplosione che ha ucciso alcuni dipendenti. Cinque i morti, 26 i feriti (9 portati in ospedale dalle ambulanze del 118 più altri 17 che si sono presentati da soli in pronto soccorso, con problemi meno gravi). Un boato udito “fino a Pistoia”, dicono alcuni testimoni. “Sembrava un terremoto”, affermano altri, sconvolti. A esplodere, innescando un incendio, è stata una delle autobotti presso le pensiline di carico, nella zona dove viene caricato il carburante. Questa mattina sono stati ritrovati intorno alle 9 due dei tre dispersi nell’esplosione al sito Eni di Calenzano, vicino Firenze. Da quanto si apprende, sarebbero stati rinvenuti nell’area della pensilina della zona di carico. Più tardi il ritrovamento di un altro corpo. Salgono, dunque, a cinque le vittime accertate. Soltanto una di loro finora è stata identificata: si tratta dell’autotrasportatore 51enne Vincenzo Martinelli, originario di Napoli ma residente a Prato. Sono stati tutti dimessi o sono in fase di dimissione dall’ospedale i feriti non gravi portati ieri con i mezzi del 118 al policlinico fiorentino di Careggi e all’ospedale di Prato. Tre le persone ancora ricoverate, tutte in codice rosso: sono i due pazienti del centro grandi ustionati di Pisa, entrambi in condizioni molto gravi, e una terza persona che si trova in subintensiva a Careggi. La sindaca di Collesalvetti, Sara Paoli, ha parlato con la moglie di uno dei due in gravi condizioni, Emiliano Braccini: “Ha superato la notte e ha ustioni su gran parte del corpo”. Lunedì la Regione aveva dato un bilancio di 10 feriti portati con i mezzi di soccorso negli ospedali. A questi si sono aggiunti poi almeno 17 persone, secondo il dato fornito sempre ieri dalla prefettura, che si sono presentate autonomamente negli ospedali, per ferite di vario tipo, comunque non gravi. Intanto a Calenzano oggi una nuova giornata di lutto cittadino, dopo quella di ieri. Sono state annullate tutte le iniziative in programma. E domani sarà lutto regionale. “Quel luogo è inappropriato per le funzioni che lì vengono svolte - ha detto oggi il presidente di Regione Eugenio Giani in Consiglio -. Capisco che c’è perché quando fu realizzato alla fine degli anni ’50 si prevedeva lì l’uscita e l’entrata dell’autostrada, era tutta aperta campagna, e si presentava appropriato, ma oggi no”. La seduta odierna si è aperta con un minuto di silenzio.


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Luca Tescaroli © Imagoeconomica


Le indagini

Ancora non è chiara la dinamica su cosa avrebbe innescato lo scoppio. Sul tavolo ci sono una serie di ipotesi. La Procura di Prato, guidata dal neo procuratore Luca Tescaroli, per il momento indaga per omicidio colposo plurimo e procede anche per i reati di lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e per disastro colposo. Tescaroli ha già nominato tre consulenti tecnici, esperti in incendi e in esplosioni, oltre a tre medici legali. “Abbiamo richiesto l'intervento dell'Arpat (Agenzia Regionale protezione ambientale) e dell'Asl Toscana Centro per evidenziare i profili di possibili responsabilità sul luogo dell'esplosione”, ha aggiunto il procuratore Tescaroli.
Le indagini sono state affidate ai carabinieri del Nucleo investigativo di Firenze e della compagnia di Signa. Non è escluso che, nelle prossime ore, vengano ascoltati anche i sopravvissuti, tra gli operai presenti nella zona di carico delle cisterne e le decine di dipendenti delle ditte circostanti, le cui drammatiche testimonianze sono riportate oggi dai giornali. Secondo quanto trapela da ambienti investigativi, poco prima dell’incidente, un operatore che era al deposito dell’Eni ha dato l’allarme, pochi secondi dopo si è verificata l’esplosione. Tutto è avvenuto alla pensilina numero 6 dell’area di carico che ne conta 10. Alle 10:21 e 30 secondi, questo l’orario registrato, un operatore con un pulsante ha dato l’allarme ma in pochi secondi c’è stata la deflagrazione a cui è seguita una catena di esplosioni che ha coinvolto almeno cinque autocisterne. Nel frattempo la procura di Prato ha incaricato due consulenti per svolgere accertamenti per le indagini: si tratta dell’esplosivista Roberto Vassale e del chimico esplosivista Renzo Cabrino. Tutti e due hanno tra l’altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato il procuratore Tescaroli quando era pm a Caltanisetta.


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Tribunale di Prato


Gli allarmi rimasti lettera morta: “L’impianto è a rischio” 

Da parte sua l'Eni ha confermato “l’immediata verifica delle cause che hanno provocato l'incidente. Le fiamme sono rimaste confinate nella zona di carico e non hanno in alcun modo interessato i serbatoi, grazie al lavoro dei vigili del fuoco”. La verifica interna dell'Eni, l'esame della task force ministeriale, coordinata dalla Protezione civile, con i ministri Nello Musumeci e Gilberto Pichetto Frattin, dovranno chiarire in fretta la genesi della scintilla che ha innescato quell’esplosione spaventosa. Un'ipotesi incidente potenziale, temuta anche dal Comune di Calenzano. “Quel deposito Eni è un sito a rischio di incidente rilevante e c'era un piano di emergenza preventivo per allertare la popolazione e indicare le misure da assumere”, ha detto il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani. E ha ricordato come il Comune dell'hinterland fiorentino avesse definito, in uno studio del giugno 2022, quel deposito Eni “un insediamento industriale a rischio di incidente rilevante”. Perché, riporta questa mattina La Stampa, in quei 170.300 metri quadrati di raffineria, un deposito cruciale per la rete dei carburanti dell'Eni che lì stocca ben 162mila tonnellate di carburante, tra gasolio, benzina e petrolio, sono a 800 metri dall'Autostrada del Sole, a un chilometro e mezzo dalla Firenze-Mare e a pochi chilometri dall'aeroporto di Firenze. La scheda di informazioni su quel deposito, curata dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e ricerca ambientale) ricorda che “la gestione delle operazioni di riempimento dei serbatoi e di carico delle autobotti viene effettuata tramite una sala controllo. Nello stabilimento sono dislocate le principali aree di lavoro: parchi serbatoi; pensiline di carico autobotti; sale pompe; impianto antincendio; terminale di arrivo dell'oleodotto". “Se si verificasse un incidente in quel deposito - aveva avvertito Maurizio Marchi, Medicina Democratica di Livorno, quattro anni fa - l'esplosione potrebbe tagliare l'Italia in due, vista la vicinanza con l'Autostrada del Sole, il tratto ferroviario Firenze-Bologna e l'aeroporto di Peretola”. Nel frattempo il mondo del lavoro si ferma per cordoglio: oggi almeno 500 lavoratori della raffineria Eni di Livorno hanno scioperato per due ore. Lo sciopero è stato indetto da Fim Fiom Uilm di Livorno e dal Coordinamento Rsu delle ditte dell’indotto: “Lo sgomento - dicono i sindacati - è per quei lavoratori e per le loro famiglie, questa è una guerra silenziosa che sembra non finire mai e suscita interesse sempre solo dopo tragedie come questa. La rabbia perché non si può morire lavorando”. E Cgil Firenze, Cisl Firenze Prato e Uil di Firenze hanno proclamato uno sciopero generale provinciale di 4 ore (a fine turno) per domani, con manifestazione che si terrà a Calenzano dalle 14.30 alle 16.30. Un presidio davanti alla sede Inail di Firenze, in via delle Porte Nuove, è stato indetto per domani alle 10 dai sindacati Usb, Cobas e Cub Firenze. 

Foto di copertina tratta da facebook.com/eugeniogianiufficiale

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