Dalla Siria all’Ucraina: come le mosse della NATO rischiano di scatenare un conflitto nucleare
Le tensioni internazionali stanno portando il mondo sempre più vicino alla Terza guerra mondiale, e non si tratta più di una semplice ipotesi, ma di una possibilità concreta, resa tale dai continui tentativi perpetrati dall’Occidente per destabilizzare aree strategiche per la Russia. La Siria, la Georgia e l’Ucraina sono esempi di luoghi in cui le potenze occidentali continuano a esercitare la propria presenza con il fine di indebolire quella russa. Lo ha spiegato chiaramente Alessandro Orsini sul Fatto Quotidiano, ricordando il piano segreto “Timber Sycamore”, portato avanti in territorio siriano dall’Occidente per rovesciare il regime del presidente Bashar al-Assad, alleato di Putin, e instaurare un governo simpatizzante degli Stati Uniti. “Scoppiata la guerra civile in Siria nel 2011 - ha spiegato Orsini -, la Casa Bianca ha approvato il piano segreto Timber Sycamore per rovesciare il presidente della Siria legato a Putin e sostituirlo con un presidente filoamericano. La Casa Bianca ha riempito la Siria di armi e si è opposta a ogni processo di pacificazione. Poi ha occupato illegalmente una porzione della Siria, stabilendo la base americana di Al Tanf nel governatorato di Homs”.
La Turchia ha fatto il resto: destabilizzando la Siria per impedire la creazione di uno Stato curdo, progetto fortemente sostenuto dalla Casa Bianca durante l’amministrazione Obama.
Una strategia simile è emersa anche in Georgia, dove Stati Uniti e Unione Europea cercano di rimediare al fallito ingresso del paese nella NATO. Come? Ancora una volta destabilizzando dall'interno. Tuttavia, il focus principale delle mire espansionistiche occidentali rimane sull’Ucraina. Una delle ultime dichiarazioni rilasciate dall’ex primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, noto per la sua tendenza a elargire certe assurdità, riguarda l’idea che la Cina sarebbe disposta ad abbandonare la Russia nel caso in cui Putin decidesse di utilizzare le armi nucleari. Un’idea che, oltre ad essere poco realistica - come ha giustamente sottolineato Orsini - risulterebbe essere anche “contraria alla logica delle relazioni internazionali”. Seguendo, infatti, una logica molto più razionale rispetto a quella dell’ex premier britannico, è evidente che gli Stati agiscono da sempre in base ai propri interessi, decidendo di comportarsi diversamente “soltanto se minacciati da altri Stati più potenti”. In Italia, ad esempio, “quasi tutte le decisioni in politica estera di Mario Draghi e Giorgia Meloni sono contrarie agli interessi” del Paese. “Entrambi - ha ribadito Orsini - temono che i loro governi possano essere destabilizzati dalla Casa Bianca e dalla Commissione Europea se disobbediscono ai comandi”.
Detto questo, “le superpotenze nucleari sono un'altra cosa, perché nessuno può ricattarle o minacciarle. E le uniche superpotenze sono Cina, Russia e Stati Uniti. Poiché la Cina non può essere ricattata, agisce secondo i propri interessi, ignorando le minacce dell'Unione Europea che, nella sua ultima risoluzione, le ingiunge di abbandonare la Russia”.
Per questo motivo, la Cina vedrebbe qualsiasi avanzamento della NATO come una minaccia, ottenendo un risultato opposto a quello ipotizzato da Johnson. L'esito finale sarebbe infatti un ulteriore consolidamento dei rapporti tra Cina e Russia, unite da un nemico comune: la NATO, che, tra l'altro, potrebbe rappresentare una seria minaccia per gli interessi di Pechino intromettendosi nella questione di Taiwan. L'analisi di Orsini dipinge dunque un quadro drammaticamente realistico: le relazioni internazionali continuano a essere influenzate da interessi strategici basati sulla convenienza piuttosto che sui principi morali. In tali circostanze, l'approccio dell'Occidente, che continua a perseguire una politica belligerante a scapito di una diplomazia fondata su accordi tra le parti, rischia di portare esclusivamente a uno scontro senza via d'uscita: la guerra nucleare.
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