Il leader del Cremlino: "In risposta ai missili britannici abbiamo testato il nuovo missile ipersonico Oreshnik. Abbiamo il diritto di colpire chi ha fornito armi a Kiev"
La risposta russa agli attacchi a lungo raggio di Kiev è infine arrivata e suona come un serio avvertimento. L'aeronautica militare di Kiev ha annunciato che Mosca ha lanciato un missile balistico intercontinentale durante un attacco alla città ucraina di Dnipro in quello che sarebbe il primo impiego in guerra di un'arma progettata per sferrare attacchi nucleari a lunga distanza.
Gli esperti di sicurezza hanno affermato che si tratterebbe del primo utilizzo militare di un missile balistico intercontinentale (ICBM), un’arma progettata per trasportare testate nucleari in grado di colpire obiettivi a migliaia di km di distanza.
"Oggi c'è stato un nuovo missile russo. Tutte le caratteristiche - velocità, altitudine - sono (di un) missile balistico intercontinentale. Un'indagine esperta è attualmente in corso", ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una dichiarazione video.
Alcuni filmati pubblicati sui canali Telegram russi mostrano saette che si infrangono sul terreno a velocità ipersonica. Sono evidentemente le testate multiple del missile che fortunatamente hanno colpito gli obiettivi senza testate atomiche.
“In risposta all’uso di armi statunitensi e britanniche, il 21 novembre di quest’anno le forze armate russe hanno lanciato un attacco congiunto a una delle strutture del complesso militare-industriale dell’Ucraina. In condizioni di combattimento, è stato testato, tra le altre cose, uno dei più recenti sistemi missilistici russi a medio raggio. In questo caso, con un missile balistico in equipaggiamento ipersonico privo di nucleare, i nostri scienziati missilistici lo hanno chiamato Oreshnik”, ha annunciato oggi Vladimir Putin, decretando il successo del test e segnalando che i moderni sistemi di difesa aerea non sono in grado di intercettare questi vettori ipersonici, in quanto attaccano i bersagli ad una velocità di Mach 10, ovvero 2,5-3 chilometri al secondo.
Il Pentagono intanto ha confermato che il missile balistico è basato sulla versione del precedente modello RS-26 Rubizh. Il suo tempo di volo così rapido gli permetterebbe di raggiungere la Polonia in 8 minuti, la Germania in 11 e l’Inghilterra in 19.
Putin ha poi ricordato l’attacco delle forze armate di Kiev con sei missili ATACMS contro la regione di Bryansk, ammonendo sul fatto che il conflitto, dopo questi attentati, “ha acquisito elementi di carattere globale”, in quanto l’uso di proiettili a lungo raggio per colpire la Russia è impossibile senza l’aiuto degli specialisti dei paesi in cui sono stati fabbricati. Ora non si esclude più l’ipotesi di estendere il conflitto al mondo intero.
Volodymyr Zelensky
“Riteniamo di avere il diritto di usare le nostre armi contro obiettivi militari di quei paesi che consentono l’uso delle loro armi contro i nostri obiettivi. E in caso di escalation di azioni aggressive, risponderemo in modo deciso e speculare", ha detto il presidente, specificando che l’uso di armi a lungo raggio da parte di Kiev non influenzerà il corso dell’operazione speciale.
Una costatazione espressa anche da Bloomberg, secondo cui gli alleati di Kiev sono scettici del fatto che la decisione sulle concessioni di Biden per gli attacchi in profondità cambierebbe gli equilibri di potere sul campo di battaglia.
"I funzionari alleati non si aspettano che l'ultima autorizzazione abbia... un impatto, almeno per ora, o cambi radicalmente l'equilibrio in un conflitto in cui le truppe ucraine hanno perso terreno negli ultimi mesi", si legge nella pubblicazione. Di concerto anche il New York Times, citando altrettanti funzionari americani e analisti militari, sostiene come difficilmente ciò possa influenzare il corso del conflitto ucraino. Appare chiaro come questo ultimo via libera della Casa Bianca rappresenti un tentativo del “partito della guerra” di trascinare l’amministrazione nell’ineluttabilità di un conflitto apocalittico con Mosca.
Il Cremlino mantiene una posizione aperta, dichiarando che la Russia è disposta a risolvere pacificamente qualsiasi problema, ma è anche pronta a fronteggiare “qualsiasi scenario possibile”. A conferma di ciò, il portavoce Dmitry Peskov ha spiegato che, prima del lancio, un avviso automatico è stato inviato agli Stati Uniti con 30 minuti di anticipo. Ha inoltre sottolineato che Mosca ha mantenuto una “comunicazione costante” con Washington riguardo alla questione delle armi nucleari.
Ma “in caso di escalation” - ha aggiunto il leader del Cremlino - “Mosca risponderà in modo deciso e speculare".
L’uscita degli Usa dal trattato INF minaccia la sicurezza mondiale
Vladimir Putin ha poi sottolineato che il sistema di sicurezza internazionale è stato distrutto dagli Stati Uniti, che hanno commesso un errore stracciando il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio nel 2019 (trattato INF).
"Vorrei sottolineare ancora una volta che non è stata la Russia, ma gli Stati Uniti a distruggere il sistema di sicurezza internazionale e, continuando a lottare e ad aggrapparsi alla loro egemonia, stanno spingendo il mondo intero verso un conflitto globale", ha osservato.
A questo proposito, a margine del vertice NATO conclusosi lo scorso 11 luglio, la Casa Bianca ha pubblicato una nota in cui annunciava che i missili Tomahawk e SM6 sarebbero stati posizionati in Germani entro il 2026, per “dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Alleanza Atlantica e il suo contributo alla deterrenza integrata europea”.
“La misura - afferma il comunicato - va a potenziare lo scudo missilistico statunitense composto dai sistemi Mk41 installati in Polonia e Romania, in grado di lanciare sia intercettori che missili da crociera armati di testata o convenzionale o nucleare”.
Questioni di sicurezza per la Bundeswehr che, per bocca dell'ispettore generale delle forze armate tedesche, Carsten Breuer, aveva annunciato nell’occasione la data cardine entro la quale si sarebbero sviluppate le condizioni ottimali affinché la Russia possa iniziare una guerra con la NATO, fissata per il 2029.
Un’Europa imprigionata nella trappola schizoide del dilemma della sicurezza, teorizzato da John Hertz nel 1950: gli Stati, temendosi a vicenda, cercano di accrescere il proprio potere. Nel far ciò, rendono insicuri gli altri Stati, i quali reagiscono impiegando la stessa strategia offensiva.
Nel 2019, gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato INF, accusando la Russia di violazioni. Mosca ha respinto le accuse, sospendendo a sua volta il trattato. Successivamente, il presidente Putin ha proposto una moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto raggio, ma l’iniziativa è stata ignorata dalla NATO e da altre parti.
Di fatto, gli USA sembravano puntare a un vantaggio tattico sulla Russia, collocando missili in Europa, mentre Mosca non intendeva fare lo stesso vicino agli Stati Uniti. Inoltre, il ritiro dal trattato ha permesso a Washington di dispiegare missili contro la Cina, non vincolata dall'INF, un fatto poi verificatosi.
Il maggiore americano Brennan Deveraux, stratega dell'esercito americano specializzato in artiglieria e guerra missilistica, nel 2022 ha criticato questa strategia, evidenziando i rischi strategici e la possibile reazione russa. In particolare secondo due membri del Consiglio tedesco per le relazioni estere, questi missili “potrebbero minacciare le strutture di comando di Mosca e limitare la capacità di azione militare russa”.
Putin ha concluso che la questione dell'ulteriore dispiegamento di missili a medio e corto raggio da parte di Mosca sarà decisa in base alle azioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti; gli obiettivi da colpire durante ulteriori test degli ultimi sistemi missilistici saranno determinati in base alle minacce alla Russia.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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