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Secondo il procuratore aggiunto di Catania per i capi mafia “esiste la possibilità, attraverso le maglie dell'ordinamento, di ottenere la libertà con facilità

Sulle carceri oggi assistiamo a un paradosso. Da un lato, a causa di una cattiva gestione della sicurezza penitenziaria, i capi mafia, i boss e i personaggi di rilievo continuano a comandare. Dall’altro lato, è molto più facile ottenere benefici penitenziari che dovrebbero spettare a chi si comporta correttamente, quindi si verifica l’opposto di quanto ci si aspetterebbe.” A dirlo, intervistato dai nostri microfoni di ANTIMAFIADuemila, è il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita. Il magistrato, che per anni è stato dirigente del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), ha risposto ad alcune domande sulle recenti scarcerazioni di capi mafia per decorrenza dei termini. “Queste scarcerazioni sono solo la punta dell'iceberg. Molto di peggio potrebbe accadere se continueranno ad applicarsi certi principi e una gestione penitenziaria di questo tipo. D’altra parte, esiste la possibilità, attraverso le maglie dell'ordinamento, di ottenere la libertà con facilità”, ha commentato, parlando a margine della presentazione a Catania del suo ultimo libro, “Il coraggio del male” (ed. Bonfirraro). “Abbiamo persone pericolose, che hanno commesso reati gravi, anche omicidi, e che sono tornate in libertà. Questa è la realtà. Cosa accadrà quando avranno la forza sufficiente per tornare a governare i territori come hanno fatto negli anni ‘70, ‘80 e ‘90? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Ma, prima di porcela, dobbiamo darci una risposta ancora più significativa: guardare al futuro e sradicare il più possibile le realtà criminali che nel passato ci hanno avvilito”.

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