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A metà novembre si presenteranno davanti al gup Domenico e Maria Romeo, imputati di falsa testimonianza

I magistrati della procura di Caltanissetta che stanno indagando, con più filoni di investigazione, sulle stragi di mafia del 1992, nonché i relativi depistaggi e la presenza dell’eversione nera, hanno archiviato il fascicolo contro ignoti che ipotizzava un ruolo nell’organizzazione degli attentati del terrorista neofascista Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale legato ad ambienti dei servizi segreti. Davanti al gup del Tribunale di Caltanissetta a metà novembre si presenteranno Maria Romeo, moglie del defunto pentito Alberto Lo Cicero, e il fratello di lei Domenico Romeo. Entrambi sono accusati di falsa testimonianza nel processo sorto dall’inchiesta del luglio 2023 della Dia che aveva rivelato un piano “fascista” e dossieraggi contro magistrati ritenuti sgraditi. I Romeo, secondo l’accusa, avrebbero mentito agli inquirenti durante gli interrogatori su suggerimento dell’avvocato missino Stefano Menicacci, storico legale di Stefano Delle Chiaie, proprio sulla presenza dell’estremista in Sicilia nel periodo delle stragi di Cosa nostra e “in particolare che non si era mai recato a Ragusa”. Nell’inchiesta rispondeva di falsa testimonianza anche Menicacci (la cui posizione è stata stralciata dopo la morte avvenuta nel dicembre del 2023). Negli anni ’90 Menicacci era già stato coinvolto nelle indagini sulle stragi insieme a Delle Chiaie e Licio Gelli nella nota inchiesta “sistemi criminali” della Procura di Palermo, poi archiviata nel 2001. Agli atti però, come ricorda Il fatto Quotidiano, resta l’intercettazione tra Menicacci e Romeo, registrata l’indomani della messa in onda della puntata di Report sull’esistenza di un progetto eversivo nero dietro le stragi, pubblicata in occasione del trentennale della bomba di Capaci. Report collocava Delle Chiaie a Palermo, e in particolare a Capaci proprio nel 1992, grazie alle dichiarazioni fornite durante le interviste dai Romeo, Menicacci e il luogotenente dell’Arma dei Carabinieri, Walter Giustini, oggi è imputato per depistaggio a Caltanissetta. “Tu hai dichiarato in televisione che hai accompagnato Delle Chiaie a Ragusa, in Sicilia?”, chiede Menicacci. “No!”, risponde Romeo. “Come cazzo! L’ho sentito io!”, replica l’avvocato. “E io a Ragusa dove l’ho portato io a Delle Chiaie?”, dice Romeo. “Tu hai dichiarato che hai accompagnato Delle Chiaie a Ragusa, in Sicilia! E in quell’occasione Delle Chiaie è andato a Capaci a… prima della strage!”, aggiunge Menicacci. “Ma io non c’ero io! Io non c’ero!”, ripete Romeo. “Tu lo hai dichiarato! In televisione! Sei apparso in televisione ieri!”, conclude l’avvocato. È certo come risulta dalla nota dello Sco del febbraio 1995 agli atti dell’inchiesta, che Delle Chiaie il 16 maggio 1992 “tenne in Santa Croce in Camerina (Rg) un comizio in occasione delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, quale esponente e promotore della Lega Nazional Popolare”.


Le accuse mosse al carabiniere Giustini

Tornando a Giustini, oggi alla sbarra per depistaggio, interrogato il 9 maggio 2022, il luogotenente dell’Arma raccontò di aver saputo da Alberto Lo Cicero in una fase “antecedente alla strage di Capaci” che il boss Salvatore Biondino era l’autista di Totò Riina. Una informazione di grandissimo rilievo che Giustini avrebbe poi riferito ai suoi “superiori gerarchici”, i capitani Marco Minicucci e Giovanni Arcangioli, e al sostituto procuratore Vittorio Teresi. Rivelazioni che avrebbero persino anticipato la collaborazione di Baldassare Di Maggio, ritenuto autista del Capo dei Capi e grazie al quale, secondo le ricostruzioni processuali, i carabinieri arrivarono al capo dei Capi. Secondo Giustini “Riina si sarebbe potuto arrestare prima”. Per i pm nisseni però sarebbe falso, e per questo già a febbraio 2023, Giustini è finito ai domiciliari, perché con “reiterate condotte depistanti mediante dichiarazioni false o calunniose” davanti all’autorità giudiziaria, secondo il gip Santi Bologna, avrebbe agito per “creare una vera e propria cortina fumogena volta a spostare l’interesse degli inquirenti dall’originario focus investigativo”.

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