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Sul quotidiano di Sallusti un articolo diffamatorio per tacciare come "affiliati di Hamas" chi si oppone all’occupazione della Palestina

Lista di proscrizione. Non troviamo altro termine per descrivere l’articolo pubblicato da Il Giornale sulla presunta rete italiana di filo Hamas. Il quotidiano diretto dal berlusconiano Alessandro Sallusti ha fatto un’anticipazione, a firma del meloniano Francesco Giubilei, delle pubblicazioni di European Leadership Network (Elnet), organizzazione operante per il rafforzamento dei rapporti tra l'Europa e Israele (e la difesa della reputazione di quest’ultimo), che ha realizzato quattro rapporti che intendono mostrare le attività di decine di organizzazioni e leader presuntamente affiliate ad Hamas in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia. Il think tank sostiene di aver identificato circa 30 organizzazioni e individui affiliati al partito politico paramilitare palestinese di fazione islamista che operano in Europa e nel nostro paese. Un dossieraggio in piena regola - sul quale si è buttato a capofitto Il Giornale (quotidiano filo-israeliano) - che ricorda, per molti aspetti, il dossieraggio sui “Putiniani d’Italia” de Il Corriere della Sera. In quel caso a venire demonizzati erano opinionisti e influencer contrari all’invasione russa e all’invio di armi all’Ucraina. In questo, invece, si punta il dito (o meglio si criminalizza), con tanto di invito alle autorità italiane ad investigare e intervenire nel monitoraggio delle attività finanziarie delle realtà menzionate, contro movimenti palestinesi che criticano democraticamente l’occupazione della Palestina e il genocidio in corso nella Striscia di Gaza. Il dossier, e di conseguenza anche l’articolo de Il Giornale, è concentrato principalmente sulle organizzazioni palestinesi italiane Charity Association for Solidarity with the Palestinians people e l’Associazione di Palestinesi in Italia (Api). Entrambe fondate o riconducibili a un certo Mohammad Hannoun, additato dal rapporto, insieme ad alcuni dei suoi colleghi palestinesi, come attore conducente attività a favore di Hamas. Accuse pesantissime (il gruppo islamista viene considerato organizzazione terroristica in Italia), alle quali Hannoun ha già risposto (scrive Il Giornale) chiarendo di non aver mai sostenuto Hamas e nemmeno Al Fatah ma il diritto del popolo palestinese a resistere all’occupazione (diritto disciplinato anche dalle leggi internazionali). Il dossier e l’articolo sono una brodaglia di collegamenti (molti dei quali oggettivamente forzati e tutti da verificare) raggruppati qua e là tra pubblicazioni su riviste, interviste, pagine e post su profili social palestinesi. Una rete a strascico, gettata sul web, nella quale è finito per caso anche il nome di un nostro redattore Karim El Sadi, che mi onoro di avere come giovane firma. Il suo nome (scritto in maniera errata), anche se nettamente marginale rispetto agli altri approfonditi dal think tank e dal quotidiano, appare in un rigo del documento e in una mappa dal titolo: “Mappa degli individui e delle organizzazioni affiliate ad Hamas in Italia”. Accusa infondata e gravissima dalla quale il giovane giornalista, che sta già valutando con i suoi legali una risposta in sede giudiziaria, si dissocia totalmente. Il “link” che ha portato al suo nome ha a che vedere con i Giovani Palestinesi d’Italia, realtà di attivisti palestinesi e non, ritenuta, sempre nel dossier, legata ad Api e quindi a Hamas (non si sa quale sia la ratio); E al blog Infopal, considerato nel rapporto quale braccio mediatico di Api. Il giovane non forma parte in alcun modo né dell’una né dell’altra. E tantomeno conosce il signor Hannoun. Nel caso di Infopal, oltretutto, il collegamento è stato realizzato per un articolo pubblicato dal blog nel 2019 (ben cinque anni fa) in cui si approfondisce il contenuto degli “Accordi di Abramo”, quindi un articolo di analisi meramente geopolitica, dove, per dover di cronaca, si riportano i commenti sull’accordo (ripresi da agenzie stampa) di alcuni componenti della comunità palestinese in Italia. Tra questi anche quello del presidente di Api e di Giovani Palestinesi d’Italia. Tanto è bastato per infilare il nome del nostro redattore nel dossier spiattellato in prima pagina su Il Giornale. L’articolo, oltretutto, è stato pubblicato originariamente proprio sul nostro giornale di ANTIMAFIADuemila e ripreso integralmente (e senza consultarci) dal blog Infopal.


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Veniamo al dunque. Al di là dei provvedimenti legali che intenda o meno avviare il redattore, ci fa sorridere come un giornale finanziato da un uomo, Silvio Berlusconi, che finanziò a sua volta un’organizzazione terroristico-mafiosa come Cosa nostra (leggere sentenza Dell’Utri), si permetta di accusare di affiliazione al terrorismo cittadini italiani solo per le loro origini palestinesi, per la loro fede religiosa e per il loro attivismo in difesa dei diritti umani. 
Ma parliamo di Hamas. Sebbene Hamas sia considerata organizzazione terroristica in gran parte dei paesi europei e negli Stati Uniti e sebbene il 7 ottobre sia stato un massacro orrendo, non si può negare la realtà dei fatti, anche se difficile da accettare. Ovvero che Hamas è un movimento politico e paramilitare, come altri presenti a Gaza e nei territori occupati, che sta resistendo all’oppressione di un tiranno che schiaccia ed espelle un popolo dalla sua terra natia con la forza e con il terrorismo di Stato. Se Hamas è terrorista perché usa le pratiche del terrorismo, lo stesso si deve dire (soprattutto con l’attuale governo) anche di Israele, come spiega in maniera scientifica il professore Alessandro Orsini nel suo ultimo libro “Ucraina Palestina” (ed. Paper First). E se la carneficina del 7 ottobre è stata, o meno, un caso di terrorismo sarà la giustizia internazionale a stabilirlo, vale a dire la Corte Penale Internazionale che sta indagando i leader di Hamas per crimini di guerra, proprio come sta indagando il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yohav Gallant per le stesse ragioni (a Gaza si contano 42mila vittime sotto le bombe israeliane, il 70% delle quali donne e bambini). La brutalità, innegabile, incredibile, delle azioni di Hamas, è tale perché brutale è la violenza (per non dire l’annichilamento) che viene adoperata dagli israeliani sui palestinesi da decenni. Frantz Fanon affermava che “come ogni processo di colonizzazione è un processo violento, anche la decolonizzazione lo è”. E’ la realtà dei fatti, nuda e cruda, e non ammette interpretazioni, né tifoserie, per quanto orrendo questo reciproco scambio di morte e distruzione sia, soprattutto per chi, come noi, siamo assolutamente contrari alla violenza. Fatto si è comunque, stando anche al diritto internazionale, che i palestinesi, in quanto popolo occupato, abbiano diritto di resistere e difendersi dalla potenza occupante con gli strumenti a loro disposizione. Il diritto all’autodifesa non può valere solo per Israele. I palestinesi vivono da 76 anni sotto un brutale regime di occupazione e sotto apartheid, sia in West Bank che a Gaza, dove da 16 anni Israele impone un blocco soffocante. Gli stessi Bettino Craxi e Giulio Andreotti sostenevano il diritto all’OLP di resistere (anche l’OLP era considerata organizzazione terroristica prima degli accordi di Oslo). “La lotta armata dei palestinesi è legittima”, affermava il leader del Partito Socialista. “Credo che ognuno di noi, se fosse nato in un campo di concentramento e non avesse da cinquant’anni nessuna prospettiva da dare ai figli, sarebbe un terrorista”, furono le parole del sette volte presidente del consiglio. Ma anche gli israeliani stessi, paradossalmente, contemplano questo principio. Ami Ayalon, ex capo dei servizi israeliani, ha dichiarato che se fosse stato palestinese, avrebbe combattuto coloro che gli avevano rubato la terra "senza limiti”. Lo stesso ha affermato recentemente l’ex primo ministro israeliano Ehud Barack. Concludendo, gli “ignoranti” de Il Giornale, scribacchini berlusconiani, non solo diffamano gratuitamente studenti e giovani giornalisti impegnati nel sociale ma disconoscono la storia del Medio Oriente, i contesti, e il diritto internazionale, ripetendo a pappagallo la narrativa e gli ordini di Israele e dei suoi lacchè.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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