Le critiche del fondatore di Libera alle riforme della giustizia: “Rischiano di aprire nuove porte alla corruzione”
“In un periodo in cui le mafie sono più forti di prima, tutto questo attacco alla magistratura inquieta un pò”. A dirlo è don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, da anni impegnato nella lotta contro la mafia, che, in occasione della terza edizione del festival di Oxfam Italia a Firenze, ha espresso forti preoccupazioni riguardo all’attuale situazione della magistratura e alla lotta contro le mafie. A preoccupare il noto attivista sono soprattutto i continui attacchi alla magistratura, che arrivano in un momento molto delicato, in cui il ruolo della giustizia è diventato più che mai cruciale ed essenziale per combattere la criminalità organizzata.
“Oggi le mafie sono più forti di prima - ha spiegato don Ciotti -. Sparano di meno, fanno meno rumore e quindi non c'è questa consapevolezza nella gente, tra le istituzioni. Dobbiamo dircelo con chiarezza - ha ribadito -: si è passati dalla percezione del crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato”. Finendo per diventare molto semplicemente “una delle tante cose”. Come per la droga, “in aumento rispetto a diversi anni fa”.
A margine della terza edizione del festival di Oxfam, don Ciotti non ha risparmiato critiche nemmeno alle ultime modifiche legislative, come il cambiamento nella disciplina del concorso esterno in associazione mafiosa e la riforma del codice degli appalti, che rischiano di aprire le porte a nuovi interessi illeciti. “C’è una preoccupazione che noi tutti abbiamo quando vediamo modifiche che vengono fatte - ha spiegato -. Ad esempio, il concorso esterno in associazione mafiosa e il codice degli appalti, che è diventato una voragine, permetteranno altri interessi - ha aggiunto -. Abbiamo visto che la corruzione è una patologia nazionale, oggi diffusa. Mentre è così diffusa, si vanno a togliere meccanismi che frenavano questo percorso invece di renderlo ancora più forte”. Il fondatore di Libera ha anche sottolineato l'importanza delle recenti dichiarazioni del procuratore, Luca Tescaroli, che ha auspicato la creazione di una direzione investigativa antimafia per la città di Prato. Tescaroli “ha ragione, è un magistrato molto serio. Le sue parole sono importanti”, ha ribadito don Luigi Ciotti condividendo la preoccupazione del procuratore di Prato riguardo alla continua trasformazione delle mafie, oggi in grado di rigenerarsi continuamente. “Le mafie cercano altre alleanze, sono più diffuse, sono transnazionali, sono tecnologiche. I grandi boss - ha precisato - sono diventati manager, imprenditori”. E aggiunge: “Dalla procura nazionale antimafia emerge che oggi i rapporti tra mafia e politica in Italia sono diffusi, disincantati e pragmatici. Tre parole che ci inquietano, ci pongono domande. Sono 170 anni che in Italia parliamo di mafie: nonostante impegno e passi avanti che sono stati fatti, non dimentichiamoci che l'ultima mafia è sempre la penultima”.
Del resto, la capacità delle mafie di rigenerarsi è emersa chiaramente anche all’interno della relazione recentemente inviata dal procuratore Tescaroli al Ministero della Giustizia e al Ministero dell'Interno. Nella sua relazione, Tescaroli ha dimostrato come la città di Prato sia finita al centro degli interessi criminali delle mafie a causa della sua rilevanza industriale, in particolare nei settori tessile e logistico. Particolarmente emblematico è il ruolo di una banca clandestina a Prato, posta al servizio delle mafie e gestita prevalentemente da persone di origine cinese. Si tratta di una vera e propria organizzazione criminale, che ha operato al di fuori del circuito legale, offrendo servizi tipicamente riservati agli istituti bancari tradizionali e agevolando le organizzazioni criminali nel pagamento e nella movimentazione di denaro proveniente dal traffico di droga. La struttura è riuscita a trasferire ingenti capitali su larga scala, somme legate ad attività illecite, le cui movimentazioni hanno favorito anche il riciclaggio attraverso il reimpiego dei fondi. Per questo motivo, il procuratore Tescaroli ha ribadito la necessità di istituire una procura antimafia a Prato. La città è diventata un polo industriale di rilievo, grazie anche al settore tessile e alla logistica. Di conseguenza, il controllo delle imprese e le intimidazioni da parte della criminalità sono diventati sempre più frequenti, con pestaggi e violenze fisiche, spesso attuate per scoraggiare le proteste o le rivendicazioni da parte dei lavoratori sfruttati, molti dei quali sono migranti. Le indagini hanno inoltre dimostrato il coinvolgimento di gruppi criminali cinesi, che a Prato svolgono un ruolo di primo piano, spesso attraverso il controllo diretto delle attività. In alcuni casi, questo si traduce in vere e proprie faide tra gruppi di imprenditori cinesi, che competono per il controllo del mercato legato al tessile.
Fonte: Ansa
Foto © Imagoeconomica
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