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Ritengo i centri costruiti in Albania, in tutto e per tutto, dei centri di deportazione”. È netto il giudizio del giornalista e scrittore Giulio Cavalli sui centri per migranti fatti costruire dal governo Meloni (per i quali sono stati messi a bilancio 700 milioni di euro) in accordo con Tirana. “I centri per i rimpatri sono dei buchi neri, anche dal punto di vista della legittimità legale, lasciando perdere la legittimità umanitaria; quella penso che nessuno abbia il coraggio minimamente di avvicinare a una visione umanitaria di trattamento di persone. Anche in Italia sono forieri di morti, di violenze e soprattutto di illegalità diffusa”, ha spiegato. “Il gioco sporco della politica”, ha poi puntualizzato Cavalli, “non l'ha fatto solo il governo Meloni; l'hanno fatto governi di tutti i colori, già con il ministro Marco Minniti nel 2017.” Secondo il giornalista, “c’è una componente politica non solo italiana, ma che attraversa tutta l'Europa e che in questi giorni si prepara alle battute finali della campagna elettorale degli Stati Uniti, ed è convinta che si possa far scomparire un certo tipo di persone. E promette ai suoi elettori di poterli fare scomparire.” Questa componente si scaglia contro chiunque si opponga, anche in forza del diritto, alle decisioni delle forze politiche, come i giudici, per esempio. Su questo aspetto, Cavalli ha commentato il grido al complotto lanciato dalla maggioranza rispetto alla decisione del Tribunale di Roma di far rientrare in Italia i primi 16 migranti mandati nei centri in Albania. “Questo è un governo che ha evidenti problemi con la legge; del resto, è il figlioccio di un presidente del Consiglio che ha utilizzato la politica come legittima difesa dai tribunali e che ha utilizzato la politica per suggellare un patto con Cosa Nostra. Evidentemente, il gene dell'illegalità simpatica è passato anche a questi suoi figliocci che ci ritroviamo oggi al governo”. Oltre al tema, attualissimo, delle politiche migratorie e dell’insofferenza della maggioranza all’indipendenza della magistratura, si è parlato anche di bavaglio alla stampa e dell’evoluzione delle mafie, specialmente al Nord Italia. In particolare si è parlato dell’unitarietà delle mafie (Cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra romana) in Lombardia emersa dall’inchiesta Hydra della Dda di Milano. “Questo dimostra che la criminalità organizzata è stata molto brava ad attuare l'autonomia differenziata, molto meglio di Calderoli (ministro per gli affari regionali, ndr)”, è il commento di Cavalli (per 15 anni sotto scorta per aver denunciato il crimine organizzato). “Questa inchiesta ci racconta che mentre noi stiamo a interrogarci sulle parole che abbiamo usato fino a ieri sulle mafie, le mafie oggi sono già un'altra cosa”. 

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