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Il personale sanitario riferisce ciò che ha visto: “Ogni giorno, bambini uccisi con colpi di proiettile alla testa”

“Una notte al pronto soccorso, nel corso di quattro ore, ho visto sei bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni, tutti con ferite da arma da fuoco al cranio”, ha spiegato il dott. Mohamad Rassoul Abu-Nuwar, chirurgo generale di 36 anni. “Ho visto diversi bambini colpiti da proiettili ad alta velocità, sia alla testa che al petto”, ha detto il dott. Mark Perlmutter, chirurgo ortopedico di 69 anni. “Ho visto un bambino a cui avevano sparato alla mascella. Nessun'altra parte del suo corpo è stata colpita. Era completamente sveglio e consapevole di ciò che stava accadendo. Mi fissava mentre soffocava con il suo stesso sangue, mentre cercavo di aspirarlo con un'unità di aspirazione rotta”, ha spiegato Rania Afaneh, paramedico di 23 anni. E ancora: “Un giorno, mentre ero al pronto soccorso, ho visto un bambino di 3 anni e uno di 5 anni, ognuno con un solo foro di proiettile alla testa. Quando gli è stato chiesto cosa fosse successo, il padre e il fratello hanno detto che gli era stato detto che Israele si stava ritirando da Khan Younis. Così sono tornati per vedere se era rimasto qualcosa della loro casa. C'era, hanno detto, un cecchino in attesa che ha sparato a entrambi i bambini”, ha ricordato il dott. Khawaja Ikram, chirurgo di 53 anni.
Sono solo alcune delle numerose testimonianze di medici, infermieri e paramedici che hanno lavorato a Gaza a partire dal 7 ottobre 2023. Molti di loro hanno scelto di fornire la propria testimonianza con nome e cognome per denunciare l’orrore che si sta consumando nella Striscia di Gaza; altri, invece, hanno preferito restare anonimi per timore di ritorsioni.
Tutto è iniziato con l’iniziativa del dott. Feroze Sidhwa, chirurgo generale e traumatologo, che ha lavorato presso l'European Hospital di Khan Younis, Gaza, per due settimane tra marzo e aprile. Ha deciso di raccogliere le testimonianze di 65 operatori sanitari americani, tra medici, infermieri e paramedici, che hanno prestato servizio a Gaza. Il dott. Sidhwa, originario di Flint, Michigan, Stati Uniti, ha già lavorato come volontario in zone di conflitto in Ucraina e Haiti e ha affrontato molte situazioni di violenza nel corso della sua carriera, ma ciò che ha visto a Gaza lo ha colpito profondamente, soprattutto per la brutalità e la devastazione subite dai civili, in particolare dai bambini. “Quasi ogni giorno mentre ero lì - ha spiegato Sidhwa - vedevo un nuovo bambino colpito alla testa o al petto. All'epoca, pensai che questo dovesse essere il lavoro di un soldato particolarmente sadico che si trovava nelle vicinanze. Ma dopo essere tornato a casa - ha proseguito Sidhwa - ho incontrato un medico di medicina d'urgenza che aveva lavorato in un altro ospedale di Gaza due mesi prima di me. 'Non potevo credere al numero di bambini che ho visto sparare alla testa', gli ho detto. Con mia sorpresa, mi ha risposto: 'Sì, anch'io. Ogni singolo giorno'”.


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Dalle testimonianze degli operatori sanitari, ciò che colpisce è la coerenza delle testimonianze, corroborate anche da materiale raccolto dai dati satellitari, dalle organizzazioni umanitarie e dall'OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari), che dal 7 ottobre 2023 a oggi ha segnalato oltre 42.000 palestinesi uccisi e più di 97.000 feriti, stimando che al momento siano quasi 2 milioni le persone sfollate a Gaza. “Milioni di palestinesi - spiega l'OCHA - lottano per vivere con dignità sotto l'occupazione israeliana, affrontando pratiche coercitive e divisioni politiche palestinesi”. Ai dati rilasciati dall'OCHA si aggiungono anche le difficoltà nel riuscire a ottenere informazioni precise e verificabili sulla situazione, poiché Israele non consente ai giornalisti e agli investigatori dei diritti umani di entrare liberamente nel territorio, permettendo solo un numero limitato di visite di reportage con l'esercito israeliano. Questo non dovrebbe destare particolare meraviglia, considerando gli sforzi di Israele per controllare la diffusione delle informazioni. È difficile dimenticare le immagini dell'esercito israeliano che fa incursione nella sede di Ramallah del canale televisivo Al-Jazeera, in seguito all'ordine di chiusura per 45 giorni emesso da un tribunale: un tentativo, nemmeno troppo celato, di limitare la diffusione delle violazioni del diritto internazionale dei diritti umani che ogni giorno si consumano nella Striscia di Gaza. Gli operatori sanitari volontari sono testimoni indipendenti di queste violazioni, vedendo in prima persona gli effetti della guerra giorno dopo giorno. Tornando al lavoro di documentazione realizzato dal dott. Sidhwa, le testimonianze raccolte sono state pubblicate dal New York Times. La descrizione fornita dal quotidiano statunitense sulla drammatica situazione dei palestinesi è agghiacciante.

La malnutrizione e i traumi psicologici dei bambini

Persiste la grave mancanza di forniture mediche di base, come guanti e disinfettanti; una circostanza che ha reso più difficile il trattamento dei pazienti, portando anche a un aumento del numero di decessi evitabili. A seguito delle testimonianze degli operatori è emersa anche una gravissima diffusione generalizzata di infezioni, dovuta in parte a ferite infette che si aggravano per le scarse condizioni igieniche. Diversi operatori sanitari hanno raccontato di pazienti che hanno sviluppato infezioni mortali a causa della mancanza di antibiotici o altre forniture mediche essenziali negli ospedali. A ciò si aggiunge la malnutrizione: quasi tutti gli operatori sanitari hanno riscontrato segni di denutrizione tra i pazienti, il personale ospedaliero e la popolazione in generale.


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Una situazione drammatica, tale da ricordare i sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti per il loro aspetto scheletrico. Le madri malnutrite spesso non riescono a produrre abbastanza latte per allattare i propri bambini, e la scarsità di latte artificiale e acqua potabile rende ancora più difficile il sostentamento dei neonati. Merril Tydings, infermiera di 44 anni, ha detto: “Questa gente stava morendo di fame. Ho imparato molto rapidamente a non bere la mia acqua e a non mangiare il cibo che avevo portato davanti agli operatori sanitari, perché erano stati così tanti giorni senza”. Il dott. Ndal Farah, anestesista di 42 anni, ha aggiunto: “La malnutrizione era diffusa. Era comune vedere pazienti con un aspetto scheletrico che ricordava i campi di concentramento nazisti”. Asma Taha, infermiera pediatrica di 57 anni, ha raccontato: “Il capo della terapia intensiva neonatale, in particolare, era quasi irriconoscibile: aveva perso quasi la metà del suo peso corporeo rispetto al suo aspetto prebellico. Questi cambiamenti non sono solo fisici; riflettono il tributo emotivo e psicologico che il conflitto ha avuto su coloro che si dedicano alla cura degli altri, anche se devono lottare con le proprie perdite e sfide personali”. Anche il disagio di natura psichiatrica tra i bambini emerge con forza. Dalle testimonianze degli operatori sanitari si rilevano gravi traumi psicologici, come dissociazione, depressione e tendenze suicide, che si sono diffusi tra i bambini palestinesi. Alcuni hanno perso intere famiglie a causa dei bombardamenti ed esprimono apertamente il desiderio di morire. Gli operatori sanitari hanno raccontato, infatti, di molti bambini che non reagiscono nemmeno ai dolori delle ferite, dimostrando un livello di apatia e rassegnazione molto raro.
La dott.ssa Mimi Syed, medico d'urgenza di 44 anni, ha detto: “Una bambina di 4 anni, con gravi ustioni sul corpo, era completamente dissociata. Fissava il vuoto, canticchiando una ninna nanna tra sé e sé. Non piangeva, ma tremava ed era in stato di shock totale”. La dott.ssa Tanya Haj-Hassan, medico di terapia intensiva pediatrica di 39 anni, ha riferito: “Un bambino che aveva perso tutta la sua famiglia desiderava essere ucciso anche lui, dicendo: 'Tutti quelli che amo sono in cielo. Non voglio più essere qui’”.


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, infermiera di pronto soccorso del Texas di 33 anni, ha raccontato: “Ho curato diversi bambini con ferite esplosive e da schegge. Molti mostravano stoicismo e non piangevano nemmeno quando soffrivano; una risposta psicologica insolita in un bambino. Eravamo costretti a suturare molte lacerazioni senza anestesia, e i bambini erano indifferenti mentre lo facevamo, invece di resistere. Ho visto bambini che avevano assistito all'uccisione di molti membri della famiglia davanti a loro. Tutti hanno espresso il desiderio di morire per ricongiungersi ai loro cari. Ho incontrato preadolescenti e adolescenti con segni di autolesionismo, come tagli sugli avambracci”. Il dott. Arham Ali, medico di terapia intensiva pediatrica di 38 anni, ha aggiunto: “Le madri affamate si presentavano all'ICU chiedendo l'elemosina per nutrire i loro figli appena nati. I neonati di poche ore o giorni arrivavano in ospedale gravemente disidratati, infetti e ipotermici. Molti sono morti a causa di queste condizioni, che erano prevedibili al 100%”. Asma Taha, infermiera pediatrica di 57 anni, ha detto: “Ogni giorno, famiglie disperate imploravano una sola lattina di latte artificiale per nutrire i loro neonati affamati. Purtroppo, con le forniture fortemente limitate, spesso non siamo stati in grado di soddisfare le loro urgenti necessità”.


Il ruolo degli Stati Uniti e la denuncia di Human Rights Watch

Gaza è diventata il posto più pericoloso al mondo, e l’Occidente ha una grande responsabilità per quanto sta avvenendo. Il conflitto ha provocato anche perdite tra gli israeliani, con almeno 1.470 morti dall'inizio della guerra, ma le stime dei morti palestinesi sono spaventose: come già spiegato, oltre 42 mila palestinesi uccusi dall’inizio del conflirro fino ad oggi.Eppure, il sostegno militare da parte degli Stati Uniti non è mancato, nonostante le leggi statunitensi che vietano il trasferimento di armi a paesi coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani, specialmente quando queste violazioni colpiscono i bambini.
Human Rights Watch, l'organizzazione internazionale non governativa che si occupa della difesa dei diritti umani, ha riferito che l'esercito israeliano, dopo aver ordinato a circa 400.000 persone di lasciare le loro case, ha bloccato l'ingresso degli aiuti umanitari, compresi cibo e acqua. Inoltre, le autorità israeliane hanno imposto blocchi sugli aiuti e interrotto le forniture di energia e acqua, danneggiando gravemente le infrastrutture civili e aggravando ulteriormente la criticità della situazione umanitaria a Gaza. La maggior parte degli ospedali non è operativa, la malnutrizione è sempre più diffusa e le malattie infettive sono in aumento, proprio come gli ordini di evacuazione, che hanno coperto l'85% della Striscia di Gaza.

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