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L’intervista esclusiva di Repubblica al procuratore capo di Prato

C’è una crescente tendenza a delegittimare la magistratura, che deve restare indipendente rispetto al potere esecutivo. Vi è inoltre il tentativo di svincolare il pubblico ministero dalla giurisdizione per poter condizionare la sua autonomia”. Così il procuratore di Prato, Luca Tescaroli (in foto), commentando sulle colonne di Repubblica l’ennesimo attacco della politica nei confronti della magistratura con la Lega scesa in piazza Politeama a Palermo contro il processo Open Arms. Salvini è a processo con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio, per aver trattenuto per giorni 147 migranti a bordo della nave Open Arms nell'agosto del 2019. L'accusa ha chiesto nelle scorse udienze la condanna a 6 anni per il ministro ai Trasporti, allora ministro dell'Interno. La difesa, invece, ha chiesto l'assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Ad inasprire il clima ci ha pensato anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il Guardasigilli, infatti, ha bollato come “abnorme” la sentenza del tribunale di Roma secondo cui i dodici migranti portati in Albania sarebbero dovuti tornare in Italia e che “se la magistratura esonda bisogna intervenire”.

Credo che sia necessario recuperare una maggiore sobrietà istituzionale - ha risposto Tescaroli -. E un tratto fondamentale della democrazia è la separazione dei poteri. Tutti i cittadini, compresi i rappresentanti delle istituzioni, dovrebbero rispettare le sentenze che vengono emanate altrimenti vi è il rischio che si possa creare un danno esiziale agli equilibri costituzionali”.


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Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio


Come ha più volte sottolineato il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo, sbaglia chi parla di “scontro” o “guerra” tra politica e magistratura. In realtà, da anni è in corso un vero e proprio assalto da parte della classe dirigente nei confronti di un potere - quello giudiziario - che si fonda sui principi di autonomia e indipendenza e sui valori costituzionali.

Le critiche che vengono mosse producono la delegittimazione di un’istituzione che è stata presa di mira, quando invece è importante che i cittadini abbiano fiducia in essa. Le decisioni dei magistrati possono essere non condivise ma vanno comunque rispettate - ha continuato Tescaroli -. C’è una crescente tendenza a delegittimare la magistratura e questo è un danno per tutti i cittadini perché i magistrati lavorano per offrire un servizio alla collettività. E anche coloro che si trovano ai margini della società devono godere delle garanzie previste per tutti. Solo così si può tutelare l’integrazione economica e giuridica dello straniero in Italia”.

Il procuratore negli anni ha condotto indagini sulla strage di Capaci, sul fallito attentato all’Addaura, sull’omicidio del banchiere Roberto Calvi, su Mafia Capitale ma anche fascicoli sulla criminalità cinese e l’infiltrazione nell’imprenditoria, su scambi di favore con le autorità, casi d’abuso d’ufficio e corruzione. Prima di lasciare la procura di Firenze, stava conducendo una lunga inchiesta - assieme al procuratore Luca Turco - per svelare i mandanti esterni proprio delle stragi politico-mafiose del ’93-’94. Un lavoro che ha portato a indagare il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi (fino alla sua morte) e il suo braccio destro Marcello Dell’Utri, già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.


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Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi


Tescaroli ha sottolineato la necessità di “recuperare il senso delle istituzioni per ricondurre il difficile rapporto tra politica e giurisdizione su binari accettabili e di interlocuzione”. “Occorre avere la massima prudenza. Il potere giudiziario deve essere indipendente e svincolato dal potere esecutivo - ha aggiunto -. È in atto un tentativo di riscrittura dei rapporti tra la magistratura e gli altri poteri dello Stato. Così si corre il rischio di compromettere l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario e l’equilibrio dei poteri. Quindi vi è anche il rischio di un ritorno al passato, al periodo antecedente la fase costituente e questo provocherebbe una caduta delle garanzie per tutti i cittadini. Le priorità invece sono altre”.

Ad esempio, “andrebbero investite risorse sulla tempistica dei processi perché per esserci un giusto processo bisogna aumentare la celerità della giustizia. Credo che questa sia la vera emergenza. Sapere chi è colpevole e chi è innocente”. Ma ad oggi non vi è alcuna riforma all’orizzonte che possa risolvere concretamente questa problematica. E la tagliola dell’improcedibilità che entrerà in vigore a causa della Riforma Cartabia non farà altro che peggiorare la situazione privando i cittadini del diritto alla verità.

Foto © Imagoeconomica

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