Il Procuratore della Repubblica di Prato: “Serve più personale al lavoro nelle procure e nei tribunali”
“Nella mia esperienza, lunga 35 anni, tutte le riforme che ho visto hanno avuto solo l'effetto di rallentare i processi. Solo l'introduzione del giudizio immediato ha prodotto qualche risultato in termini di accelerazione. Bisognerebbe riflettere sui meccanismi processuali, sempre ovviamente salvaguardando le garanzie di indagati e imputati. Anche per questo serve più personale al lavoro nelle procure e nei tribunali. Servono magistrati, cancellieri e personale amministrativo”. Solo così lo Stato dimostrerà di essere affidabile e credibile, eseguendo, anche, tempestivamente "provvedimenti cautelari e sequestri e, soprattutto, celebrando rapidamente i processi. Solo così acquista credibilità.” Così il procuratore della repubblica di Prato Luca Tescaroli in un’intervista al ‘Corriere Fiorentino’. Il fulcro dell’intervista è stata la decisione di un operaio cinese di rompere il muro dell’omertà e denunciare i suoi aguzzini, cioè i suoi ‘datori di lavoro’, che sfruttavano lui e i suoi compagni facendoli lavorare per 13 ore al giorno pagandoli una miseria per produrre capi di abbigliamento. Dalla denuncia dell’operaio è scattata l’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di quattro persone e al sequestro delle due ditte coinvolte.
In questo caso, ha specificato Tescaroli, “il testo unico sull'immigrazione offre la possibilità di concedere un permesso di soggiorno, ma non è sufficiente per far fronte alle esigenze di chi si trova in questa condizione. I rischi per lui e per i suoi familiari sono concreti. La criminalità cinese sa essere particolarmente cruenta”. Per questo, ha detto, “è sicuramente un problema che il legislatore prima o poi dovrà affrontare".
“La comunità cinese è da sempre una struttura chiusa e impenetrabile, quindi questi segnali sono estremamente positivi e fanno ben sperare per il futuro. Ma le denunce sono ancora poche. Per combattere le strutture criminali, la collaborazione con l'autorità giudiziaria è fondamentale. E per liberarsi dal giogo dello sfruttamento, quella è l'unica strada.
La criminalità cinese in Italia
Sicuramente, ha detto il procuratore, “non c'è stata adeguata percezione della loro pericolosità criminale all'inizio. Non abbiamo capito subito che l'integrazione non deve essere solo economica, ma anche giuridica”. A complicare il problema è la mancanza di collaborazione da parte delle autorità cinesi come nel caso dell’indagine “che ha portato a scoprire un fiume di denaro, frutto di evasione fiscale, che partiva dalla Toscana e arrivava in Cina, passando da conti correnti esteri, per poi venire convertito in valute virtuali. Abbiamo fatto una rogatoria nel 2022 alla Repubblica Popolare Cinese per individuare i beneficiari ultimi dei trasferimenti, ma non abbiamo mai avuto risposta. A luglio abbiamo fatto l'ultimo sollecito, ma è caduto nel vuoto come tutti gli altri. Dovrebbe essere interesse delle autorità cinesi fornire collaborazione e non agevolare queste condotte criminali”. Inoltre “continua a esserci una forte penuria di interpreti, che sono spesso anche inadeguati. Per questo stiamo studiando iniziative per ricorrere all'intelligenza artificiale per le traduzioni”, ha continuato. Scendendo nello specifico Tescaroli ha parlato anche del territorio di sua competenza: “Prato è una realtà estremamente complessa, crocevia di flussi migratori, affaristi e criminali. Più della metà degli stranieri residenti in Toscana vive a Prato, il 51,4 per cento. E poi ci sono quasi 43 mila imprese, di cui 9.824 artigiane. Gli abitanti a Prato sono 198 mila e sono in incremento gli immigrati residenti; a gennaio 2023 erano 55.770, di cui 35.205 cinesi. A questi numeri si aggiungono poi i circa 15 mila cinesi ‘sommersi’, quelli senza permesso di soggiorno. Prato è un polo industriale di significative dimensioni; ci sono contrapposizioni tra gruppi di imprenditori cinesi e ci sono infiltrazioni di strutture associative calabresi e campane. Non dimentichiamo che negli anni Novanta è stata anche la base di Cosa Nostra, quando ha organizzato l'attentato in via dei Georgofili. Qui è arrivato l'esplosivo utilizzato per imbottire il Fiorino. Indagini recenti hanno poi messo in luce rapporti corruttivi tra imprenditori e forze dell'ordine”.
Fonte: Corriere Fiorentino
Foto © Paolo Bassani
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