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Allarme dei Pm: “Inter incapace di tagliare rapporti con criminalità”. Dopo gli arresti oggi è il giorno degli interrogatori di garanzia

Calcio e mafia. Una relazione che inquina uno degli sport più amati dagli italiani.
In questi anni sono emersi vari episodi di infiltrazione nel mondo delle curve.
Era già emerso nell'inchiesta Alto Piemonte, nel 2017, quando i processi accertarono che la ‘Ndrangheta era riuscita a controllare i gruppi ultras dello Juventus Stadium. Tramite il controllo della curva, controllava anche il bagarinaggio e faceva pressioni sulla società per poter ottenere più biglietti di quanto consentito dalle norme della giustizia sportiva.
Anche per questo l'indagine condotta da Polizia e Gdf e coordinata dalla Dda milanese col procuratore Marcello Viola, l'aggiunto Alessandra Dolci e i pm Paolo Storari e Sara Ombra, che ha portato nei giorni scorsi all'arresto di 19 persone non deve sorprendere.
Un'inchiesta che si ricollega direttamente all'omicidio di Antonio Bellocco, rampollo della ‘Ndrangheta di Rosarno ucciso lo scorso 4 settembre ad opera di Andrea Beretta, ex leader della curva nerazzurra (raggiunto pure dalla nuova ordinanza). 
Quest'ultimo aveva preso il posto di Vittorio Boiocchi freddato nell'ottobre 2022 da due killer, mai rintracciati.
I magistrati hanno messo in evidenza alcune criticità all'interno delle società milanesi, Milan ed Inter. Pur non essendoci indagati tra le file dei due club, è stato aperto un "procedimento di prevenzione", senza richieste di amministrazione giudiziaria, ma con un contradditorio coi legali delle società.
In particolare, si legge nella richiesta di custodia cautelare, l'Inter "nella attualità, alternando atteggiamenti variabili tra agevolazione colposa e sudditanza, intrattiene (indirettamente) rapporti con la criminalità organizzata e con la criminalità da stadio, incapace di interrompere in maniera netta tali relazioni".


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Marcello Viola © Imagoeconomica


Relazioni pericolose

Oggi era il giorno degli interrogatori di garanzia per tutte le figure coinvolte (accusate a vario titolo di associazione per delinquere, con l'aggravante mafiosa, di estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale).
Nel frattempo, però, l'inchiesta va avanti e la Procura potrebbe ascoltare, come persone informate sui fatti, dirigenti, responsabili e calciatori dei due club, i cui nomi compaiono negli atti. Tra questi anche l'allenatore dell'Inter Simone Inzaghi, il vicepresidente Javier Zanetti, l'ex difensore nerazzurro, ora al Psg, Milan Skriniar, e il capitano del Milan Davide Calabria. 
I capi ultras indagati, nelle conversazioni tra di loro intercettate, riferiscono di aver contattato anche Nicolò Barella e Hakan Calhanoglu. Addirittura Ferdico, al telefono con un altro interista, sosteneva che Zanetti, lo avesse informato che la polizia stava "monitorando la Nord", dopo l’uccisione del capo storico Vittorio Boiocchi, a ottobre 2022, con la curva “svuotata per lutto”, durante Inter-Samp.
Una vicenda clou per cui giocatori e dirigenti potrebbero essere chiamati a riferire è la vicenda della cessione di 1500 biglietti per la finale di Champions League di Instanbul.
Nei giorni scorsi era già emerso come, ancor prima che fosse disputata la semifinale tra le due squadre milanesi, i tifosi di Inter e Milano avessero raggiunto un accordo per cui "chiunque" avesse vinto "si impegnava a dare una quota di biglietti ad esponenti della tifoseria avversa".


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Simone Inzaghi


Le due Curve si relazionavano su tutto. Sono decine, infatti, gli incontri immortalati dagli investigatori a dimostrazione del cosiddetto patto di non belligeranza. Ed una figura centrale sembrerebbe essere il capo ultras del Milan, Luca Lucci, alias “il Toro”.
Dalle carte spuntano anche “rilevanti” rapporti tra quest'ultimo Lucci e uno “dei capi ultras del rione Sanità di Napoli”, al quale avrebbe procurato “centinaia di biglietti” dei quarti di Champions destinati, “almeno in parte, ad esponenti dei clan della città".
Sul fronte interista, spiega ancora il Gip, poi, "pareva essere intervenuto un accordo con la società" per "conseguire 1500 biglietti per la sola Curva Nord" per la finale, ma poi "il numero" era "drasticamente sceso, ad un tratto, ad 800". Ciò aveva "innescato la reazione" dei capi curva interisti "con contatti dispiegati ad ogni livello, da giornalisti ad esponenti della società come Sala", Slo (Supporter Liaison Officer) dell'Inter, e "Zanetti, allo stesso allenatore e ad ex calciatori". Le "pressioni", annota il giudice, "esercitate, quindi, consentivano di conseguire ben 1500 biglietti, come inizialmente preteso, sicché Ferdico, appena appreso il dato finale, si precipitava a darne comunicazione a Bellocco e Beretta", tutti e tre capi ultrà nerazzurri.
Un triumvirato nato proprio dopo la morte di Boiocchi, si legge negli atti, capace di imporsi anche su gruppi ultras storici ed "arginare la pretesa" di altri clan di 'Ndrangheta, come i Morabito, di spartire "gli introiti economici derivanti dalla gestione della curva".


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Milan Skriniar


1500 biglietti per la finale

Tra gli affari più grandi c'era proprio la vendita a prezzo maggiorato dei biglietti.
Ed il caso più emblematico, si è già detto, è quello dei ticket per la finale storica di Instanbul.
Lo scorso febbraio la Procura ha escusso a verbale Sala, uno dei responsabili del club nerazzurro: “Anche io mi sono meravigliato della concessione di tale numero di biglietti, perché era stato concordato, inizialmente, un numero di 1.200".
“Gli ultras - ha chiarito Sala - hanno avanzato, per tale partita, una richiesta di un numero importante, che non ricordo, di biglietti. Gli amministratori della società - ha proseguito - inizialmente, in virtù delle concessioni per la finale di Coppa Italia dell'anno precedente, avevamo stabilito un numero di 800 biglietti, che, Io, Silva ed il dott. Cameruccio avevamo ritenuto, sin da subito, essere un numero esiguo visto la portata dell'evento”.
Successivamente, si legge ancora nel verbale, "ritenendo tale numero basso per una finale di Champions League, il dott. Cameruccio ha inoltrato una richiesta aggiuntiva, agli amministratori delegati, per l'ottenimento di un numero maggiore di biglietti". A questo punto, ha aggiunto, “gli amministratori hanno deciso di rilasciare 1200 biglietti per gli ultras. Poi, il dott Cameruccio, dopo qualche giorno, ha ricevuto la notizia, con stupore, dagli amministratori della società, che il numero dei biglietti a favore del direttivo ultras sarebbe stato pari a 1500”.


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Solo una questione di affari

Dalle carte si evince come gli ultrà siano riusciti, scrive il gip Domenico Santoro, a “permeare ogni attività che avesse a che fare con lo stadio di San Siro”, trasformato in "territorio franco", “fuori da ogni controllo di legalità”, fatto di “scontri violenti”, ma che con "la rarefazione delle forme di contrasto” crea “le condizioni per il successivo controllo di ogni iniziativa economica”. Dai parcheggi (ai domiciliari un gestore), con estorsioni da 4mila euro al mese, fino al catering, agli ambulanti dei panini, al facchinaggio, alle bibite vendute dentro San Siro. Nelle intercettazioni gli indagati parlano, forse esagerando, di “milioni di euro”.


Addestramento hooligans

C'è anche un altro aspetto inquietante emerso nel corso delle indagini, sempre riguardo il tifo organizzato nerazzurro. Come scritto nella richiesta di misura cautelare dai pm Storari ed Ombra “organizzare e dar vita a scontri con le opposte tifoserie o le Forze dell'Ordine è un aspetto fondamentale della mentalità ultras ed essere un gruppo 'militarmente forte' è essenziale per acquisire, rispetto ed autorevolezza”.


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E in questa logica si colloca anche la necessità di reperire “armi” e di arruolare un “commando” composto da persone “allenate” in “campi di addestramento”. Nel sostenere ciò la Procura cita il tentato attacco prima della partita Inter- Barcellona del dicembre 2019 da parte di una sessantina di hooligans catalani, i quali, se fossero riusciti nel proprio intento, avrebbero di certo avuto il sopravvento sull'esiguo numero di ultras interisti presenti al Baretto di San Siro. Due giorni dopo in una riunione sarebbero state "gettate le basi per la costituzione di un gruppo di uomini disposti e, soprattutto, capaci di affrontare scontri fisici ogni qual volta ciò" fosse stato necessario. Inoltre si sarebbero "tracciate le linee per il reperimento delle 'armi' da utilizzare" e si sarebbe sottolineata la necessità di "un vero e proprio addestramento". A tal proposito, si legge nell'atto, è il viaggio organizzato da Andrea Beretta "con un gruppo di fedelissimi" per "instaurare un gemellaggio con il gruppo hooligans (...) dello Stal Stalowa Wola", club polacco di terza categoria, che "si connota per una spiccata inclinazione alla violenza".

Foto di copertina © Imagoeconomica

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