L’allarme di Alberto Negri e Stefania Maurizi: “Attacchi politici e la manipolazione mediatica minano la libertà di stampa”
“Quello che sta avvenendo in queste ore in Libano è una guerra a campo aperto. In questi mesi, Israele ha provato in tutti i modi a costringere Hezbollah a retrocedere dalle sue posizioni al confine israeliano. L’uccisione di Nasrallah, ovviamente, fa precipitare ulteriormente l’escalation in corso”. Lo ha detto Alberto Negri, giornalista de “Il Manifesto”, intervenuto ieri in videocollegamento durante la terza giornata della rassegna culturale “Resistenzə”, l’evento organizzato da OurVoice al Cre.Zi. Plus, presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Dal conflitto in Medio Oriente, passando per la libertà di stampa, fino al caso Julian Assange, alla vigilia dell’ultimo appuntamento di “Resistenzə”, sono state affrontate tematiche che rappresentano il centro nevralgico di una società che insegue valori fondamentali e alla base della democrazia. Il noto giornalista de “Il Manifesto”, parlando del conflitto in Medio Oriente, ha colto l’occasione per ribadire anche lo stato di salute dell’informazione, soprattutto quella del moderno e avanzatissimo Occidente.
“L’informazione nei media, soprattutto in Italia, ma anche in Europa in generale - ha precisato Negri - è sempre schierata da una parte sola, con lo slogan: ‘Israele ha il diritto di difendersi’ E in questo diritto di difendersi - ha proseguito - c’è dentro di tutto: dal fatto che Israele può attaccare, fino al compiere atti di terrorismo di Stato e violare tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite, soprattutto nei riguardi dei palestinesi.” - prosegue - “L’Occidente, Stati Uniti ed Europa, ha spesso sanzionato altri Paesi che non hanno rispettato le risoluzioni dell’ONU, ma non ho mai sentito di una sanzione contro Israele. In questo quadro - ha sottolineato Negri - mi dispiace doverlo dire, ma l’informazione sta facendo disinformazione”.
Alberto Negri
Restando sul tema dell’informazione, è arrivato anche il commento di Stefania Maurizi, giornalista investigativa de “Il Fatto Quotidiano”, che si è occupata di diverse inchieste. Tra le più conosciute, vi è quella su Julian Assange, giornalista e attivista australiano, fondatore di WikiLeaks, che ha pubblicato migliaia di documenti riservati, portando alla luce crimini di guerra e abusi governativi, soprattutto da parte del governo statunitense. “Assange ha cambiato profondamente il diritto dell’opinione pubblica di conoscere; sapere cosa fanno i governi con i soldi delle nostre tasse e a nostro nome”. L'informazione, all'interno di una dittatura, “non potrai mai conoscerla”. Magari, “potrai averne una conoscenza superficiale - ha spiegato Maurizi - ma non potrai mai entrare nelle stanze del potere per conoscere la criminalità di Stato ai più alti livelli, perché ti ammazzano o ti rinchiudono per sempre in una prigione”. Ha aggiunto: “Esiste un livello che raramente si mostra, dove si muovono gli apparati dello Stato, come i servizi segreti. Il cittadino pensa: ‘Io sono un modesto insegnante a Palermo, perché dovrei interessarmi ai servizi segreti? In che modo la mia vita dipende da questa gente?’”. Si tratta di un livello altissimo di potere, che si muove nascosto, sottotraccia, e “che il cittadino nemmeno percepisce come importante per la sua vita”.
Eppure, lo è. “Questo stesso potere - ha proseguito la giornalista del Fatto Quotidiano - decide se stiamo 20 anni in Afghanistan, spendiamo 9 miliardi di euro, riportiamo a casa 53 soldati morti, 700 militari feriti, mentre siamo sospettati di aver pagato ‘mazzette’ ai talebani per non farci attaccare”. Spende i nostri soldi in armi e guerre, poi “non abbiamo soldi per le scuole, le pensioni, gli ospedali”.
Stefania Maurizi
Selena Frasson, giornalista e fotoreporter di “FanPage.it”, parlando di potere e informazione, ha spiegato: “La volontà è ormai chiara, si vuole rendere sempre più difficile l’esercizio della libertà di informazione”. A questo va aggiunto “che i giornalisti indipendenti sono sempre meno, e sempre più giornalisti fanno lavori incredibili, ma da freelance. Si espongono a rischi notevoli - ha precisato Frasson - ma non dispongono di un riconoscimento economico che permetta loro di potersi difendere in sede legale, e sono soggetti a strumenti di pressione sempre più consistenti come le querele temerarie e ai costanti divieti di poter accedere alle informazioni”. Gli attacchi contro i giornalisti, che limitano fortemente il lavoro di chi deve fare informazione, sono sempre più numerosi. “Si resiste - ha ribadito Frasson - ma è sempre più difficile”.
Selena Frasson
Angela Caponnetto, giornalista di “RaiNews24” nota per le sue inchieste sul fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo, ha seguito da vicino e documentato l’operato delle ONG, ricevendo minacce per il suo lavoro. Ha detto: “Gli attacchi da parte della politica influiscono enormemente sul lavoro giornalistico. Ricordo un episodio in cui un esponente della destra mi ha accusato di fare 'apologia del migrante' solo perché ho raccontato quello che ho visto a bordo di una nave umanitaria”. Col tempo, ha subito pressioni tali da mettere in difficoltà anche i suoi superiori. “A un certo punto mi è stato chiesto di rivelare le mie fonti, cosa che non si può assolutamente fare - ha spiegato Caponnetto -. Insieme a una mia fonte, ho seguito il percorso di alcuni migranti che, a un certo punto, sparivano. Mi è stato chiesto di rivelare l’identità di questa fonte riservata perché, mi è stato detto, poteva costituire un pericolo per la sicurezza pubblica”.
Angela Caponnetto
Caponnetto ha poi espresso preoccupazione per l'European Media Freedom Act, la legge europea che introduce una serie di norme riguardanti i media all'interno dell'Unione. Sebbene contenga aspetti positivi, presenta anche rischi, come l'obbligo di rivelare le fonti in caso di presunta minaccia alla sicurezza pubblica. “Ma dove sta il pericolo per la sicurezza pubblica - si chiede la giornalista - se la notizia riguarda la sparizione di cento persone annegate? Semmai, chi ha il potere di evitare che ciò avvenga, e non fa nulla, costituisce un pericolo per la sicurezza pubblica”.
Il programma completo: Clicca qui!
Foto © Paolo Bassani
ARTICOLI CORRELATI
Our Voice, “Resistenzə”: la lotta palestinese tra sionismo e necessità di diplomazia
“Resistenzə”: a Palermo prende il via la rassegna che unisce arte, politica e lotta sociale
Palermo, 26-29 Settembre - Rassegna Culturale ''RESISTENZƎ''