Elena Basile: "Capisco l’indignazione per quello che sta avvenendo a Gaza. La politica non deve abbandonare la Palestina"
Seconda giornata della rassegna culturale “Resistenzə”, l’evento organizzato da Our Voice al Cre.Zi. Plus, presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, che continuerà fino a domenica 29 settembre. Al centro del dibattito che si è svolto nella giornata di ieri: “La causa palestinese e il sionismo”, con la discussione di problemi e possibili soluzioni per affrontare un genocidio di cui si parla troppo poco. Finora, oltre 41 mila persone, tra uomini, donne e bambini, sono morti a causa dell'offensiva israeliana su Gaza, iniziata dopo l'attacco del 7 ottobre 2023. Presente tra gli ospiti Francesca Albanese, relatrice ONU sui territori palestinesi occupati e autrice, insieme al giornalista Christian Elia, del libro “J'Accuse”, edito da Fuoriscena, che racconta la verità sul massacro che Israele sta perpetrando ai danni della Palestina. “Esiste un vero e proprio sistema che decide cosa può essere raccontato e cosa invece no - ha spiegato Albanese - e questo falsa la comprensione della tragedia che si vive”, anche da prima del 7 ottobre 2023. Quello che sta avvenendo a Gaza “costituisce un vero atto di genocidio” e fa parte di “una traiettoria che va avanti da oltre 75 anni - ha precisato Albanese - con il consolidamento della presenza ebraica in Palestina”. È chiaro che esiste un “progetto di sfollamento forzato e sostituzione demografica, che va avanti da molto tempo. Tra il 1947 e il 1949, con il pretesto della guerra, Israele ha sfollato quasi un milione di palestinesi; nel 1967 altri 350 mila palestinesi”. Iacopo Smeriglio, di Gaza Freestyle, ha portato la sua testimonianza sullo stato di apartheid che il popolo palestinese vive da anni. “Entrare a Gaza, già prima del 7 ottobre, significava constatare di persona ciò che molti hanno definito 'una prigione a cielo aperto’”. L'azione di Israele è stata devastante: “Basti pensare ai livelli di inquinamento dell'acqua o alla scarsità di elettricità, da cui dipende anche la gestione dei servizi sanitari - ha spiegato Smeriglio -. Non è stato possibile nemmeno costruire centri di smaltimento dei rifiuti, costringendo così 2 milioni di persone a vivere in una grande discarica a cielo aperto”.
“Il sionismo è il male di tutti i mali” ha spiegato Karim El Sadi, attivista e giovane membro della comunità palestinese di Palermo. “Il sionismo è un progetto coloniale iniziato alla fine dell'800, spacciato come progetto spirituale, ma in realtà - ha precisato El Sadi - si tratta di una mera ideologia politica”.
Il sionismo, infatti, “prevede l'instaurazione di uno Stato israeliano in Palestina riservato solo agli ebrei”. Un'ideologia folle, “portata avanti negli anni con violenza, arresti e detenzioni”. Un orrore che ha generato “750 mila profughi palestinesi” in fuga dalla violenza sionista e dal “terrorismo di Stato”, ha precisato il giovane attivista italo-palestinese. Orrori che in passato non hanno risparmiato nemmeno le donne incinte, “assassinate e sventrate per estrarre i feti”. Lo Stato di Israele è questo: “Uno Stato nato sul sangue della popolazione indigena, e continua a esserlo”. E ha aggiunto: “Quello che sta avvenendo ora a Gaza non è nulla di nuovo”. “La situazione a Gaza è disperata” ha spiegato Elena Basile, scrittrice ed ex ambasciatrice in Svezia e Belgio. “I palestinesi sono stati abbandonati da tutti, ma l'unico modo per far trionfare la loro causa - ha proseguito - rimane, purtroppo, la politica e la diplomazia”. A peggiorare la situazione, secondo Basile, contribuisce “l'egemonia degli Stati Uniti, mentre l'Europa, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ha perso ogni autonomia in termini di politica estera”. In questo contesto delicato, la diplomazia e la mediazione giocano un ruolo cruciale. “Capisco l'indignazione” per quanto sta avvenendo a Gaza. “Spesso sento dire: 'Hamas deve ricacciare via Israele'. Ma in questo modo ci danneggiamo da soli. Non dobbiamo cadere in questa trappola”. Secondo l'ex ambasciatrice, autrice del libro L'Occidente e il nemico permanente (edito da PaperFirst), la diplomazia è fondamentale per la risoluzione della questione palestinese. “La politica non deve abbandonare la Palestina”, soprattutto in un momento storico come questo, in cui, dal fronte antagonista dei BRICS, è stata aperta una strada per la rappresentanza della Palestina all'interno del nuovo raggruppamento di economie emergenti. Nel frattempo, “l'Europa ha perso una politica estera autonoma e ha dimenticato cosa significhi la mediazione”, mentre Israele “ha il potere di influenzare sia la politica statunitense che quella europea”.
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Foto © Paolo Bassani
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