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L'intervento dell'ex procuratore generale di Palermo in comm. giustizia al Senato 

Approda all'esame della commissione giustizia del Senato l'atto del Governo n. 196 in merito al rafforzamento della presunzione di innocenza: in verità si tratta della 'legge bavaglio' alla stampa tanto voluta dalla cavalleria garantista che prevede "il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari". 
"Con la cosiddetta 'norma bavaglio' si vieta la pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare, ma non di darne notizia, per fortuna. Questo significa che i giornalisti potranno riportare per mezzo della stampa la notizia dell'arresto e riferire per sunto i contenuti dell'ordinanza. Allora dove sta la tutela della reputazione della persona indagata? Una sintesi fatta a sua discrezione da un giornalista, se fatta male oppure se orientata da interessi di parte, politici o economici, può addirittura essere più dannosa per la reputazione della persona interessata" ha detto l'ex procuratore generale di Palermo oggi senatore Roberto Scarpinato in commissione.
Tale proposta avrebbe "fondamento solo se fosse vietato anche dare notizia sulla stampa dell'ordinanza di custodia cautelare. Se invece viene vietata la pubblicazione dell'ordinanza, ma la stampa è abilitata a commentarla, a dare notizia dell'arresto della persona e a fornire un'interpretazione soggettiva, possibilmente anche distorta da parte del giornalista o del conduttore, il rituale di degradazione collettiva non viene comunque evitato" ha detto l'ex procuratore generale rispondendo alle osservazioni di Oliviero Mazza, ordinario di Diritto processuale penale all’Università degli studi Milano-Bicocca.
"In secondo luogo - ha continuato Scarpinato - non riesco a capire perché si vieti la pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare fino al momento del rinvio a giudizio. L'ordinanza di custodia cautelare si basa su gravi indizi, mentre il rinvio a giudizio si fonda su un livello probatorio superiore, cioè occorre che il GIP ritenga che vi siano elementi sufficienti per affrontare un dibattimento. Pertanto, il divieto di pubblicazione dovrebbe essere prolungato almeno fino al rinvio a giudizio. Inoltre - ha continuato - non comprendo questa limitazione della presunzione di innocenza, tenendo conto che fino al giudizio definitivo la presunzione di innocenza è operativa. Di conseguenza, bisognerebbe vietare la pubblicazione fino alla sentenza della Cassazione. Così com'è formulata, questa regola non mi sembra logica. Credo quindi che questi argomenti debbano confrontarsi anche con tale obiezione".


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© Imagoeconomica


L'ex procuratore generale ha poi ricordato che "la Corte di Giustizia europea ha stabilito che, poiché è inevitabile che la collettività venga a conoscenza di fatti rilevanti come l'arresto di una persona, occorre trovare una giusta misura tra la presunzione di innocenza e il diritto dell'opinione pubblica non solo di essere informata, ma anche di controllare come la magistratura esercita il suo potere. La lettura diretta dell'ordinanza consente al cittadino di esercitare un controllo non mediato da una terza persona, come il giornalista".


Vittorio Di Trapani: colpire la magistratura attraverso la stampa

Durante la seduta sono intervenuti anche Vittorio Di Trapani e Alessandra Costante, rispettivamente presidente e segretario della Federazione nazionale della Stampa italiana."
"È evidente che questa è una forma di bavaglio alla stampa" - ha detto Vittorio - "che purtroppo si inserisce in un contesto di cambiamenti normativi volti a limitare in maniera più generale il diritto di cronaca. Gli interventi sulla diffamazione, menzionati in precedenza, ne sono un esempio. Tuttavia, nulla si fa riguardo alla tutela dei giornalisti, i quali dovrebbero essere protetti da chi utilizza la querela in modo puramente intimidatorio. Su questo tema non si interviene, nonostante la Commissione Europea abbia richiamato l’Italia più volte. La relazione sullo stato di diritto, ancora una volta, ha formulato osservazioni precise al riguardo, eppure manca un intervento in questa direzione".
"Questa tendenza sta chiaramente limitando il diritto di cronaca" ha ribadito suggerendo che "l'impressione è che si voglia intervenire contro una parte della magistratura, e poiché non si riesce a farlo direttamente, si decide di mettere il bavaglio alla stampa. È un metodo sbagliato che va contro tutte le indicazioni europee e, più in generale, contro la libertà di stampa. Ecco perché ribadiamo la nostra opposizione a questo provvedimento".
La segretaria Alessandra Costante ha riconfermato la posizione contraria della Federazione: "Assolutamente contraria a questa norma, avendo già partecipato a un’audizione precedente su di essa, quando si trattava solo dell'emendamento Costa. È una norma che reitera l'accoglimento della presunzione di non colpevolezza". "Con lo schema del decreto legislativo in esame - ha detto - facciamo un ulteriore passo nella direzione della limitazione di quegli imprescindibili bilanciamenti che caratterizzano uno stato di diritto, un ulteriore intervento finalizzato a smantellare quei contropoteri, in questo caso l'informazione, che rendono viva e vitale la democrazia. Noi riteniamo che questo atto possa essere veramente pericoloso anche per la tenuta democratica del Paese. Il legislatore, dunque, con il pretesto di rafforzare la presunzione di innocenza, intende recepire per una seconda volta, come se non fosse stata sufficiente una prima volta, la direttiva europea 216-343".

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Foto di copertina © Paolo Bassani

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