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Giorgia Meloni all’ONU: “Israele rispetti diritto internazionale

Mentre il numero degli sfollati in Libano si avvicina a mezzo milione, come dichiarato dal ministro degli Esteri iracheno Fuad Hussein all'Assemblea Generale dell'ONU, la situazione sul campo non mostra segni di rallentamento. Per il terzo giorno consecutivo, le forze di difesa israeliane (IDF) continuano i loro raid aerei sul territorio libanese. Gli attacchi, che finora hanno causato quasi 600 vittime, colpiscono principalmente il sud del Paese, come riferisce l'agenzia di stampa libanese NNA. Aerei da guerra e droni hanno preso di mira anche la regione di Baalbek, nella valle della Bekaa, provocando vittime in diverse località.
Le autorità israeliane hanno emesso un avvertimento ai cittadini libanesi di non rientrare nelle loro abitazioni per motivi di sicurezza, sottolineando che la situazione resta altamente pericolosa.
Nella notte, Israele ha attivato il suo sistema di difesa aerea "David’s Sling" per intercettare un missile balistico lanciato da Hezbollah verso il centro del Paese, segnando la prima volta che tale arma veniva diretta contro Israele. Il missile, identificato come un Qader 1, ha preso di mira il quartier generale del Mossad nei pressi di Tel Aviv, ma non ha causato danni o feriti. Contemporaneamente, un drone, probabilmente lanciato dall'Iraq e transitato attraverso la Siria, è stato abbattuto dalle forze israeliane mentre volava sopra il Mar di Galilea.
Sul fronte siriano, le difese aeree hanno intercettato alcuni missili diretti contro la città di Tartus, sede di basi militari russe e una delle più grandi città portuali del Paese. Fonti militari siriane e il canale saudita Al-Hadath hanno confermato l'attacco israeliano, segnalando diverse esplosioni.
In mezzo all'escalation del conflitto, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha posticipato la sua partenza per New York, dove è atteso per il discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La sua partenza è stata rinviata di un giorno, per permettergli di partecipare a consultazioni con i vertici militari sul proseguimento delle operazioni contro Hezbollah in Libano.


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Assemblea dell'Onu © Imagoeconomica


L’Iran ha detto che non lascerà solo il Libano. "Senza dubbio, non lasceremo il Libano da solo di fronte all'aggressione oppressiva del regime sionista", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, durante un'intervista con Mehr, dove ha sostenuto che "il falso e maligno regime di Israele è la causa alla radice dell'instabilità nella regione e le sue continue aggressioni e crimini in Palestina e Libano minacciano la sicurezza e la pace a livello regionale e internazionale". Secondo il funzionario, la "pressione" da parte degli Usa e di alcuni Paesi europei hanno impedito al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di adempire ai propri doveri nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e fermare l'azione di Israele in Palestina. "Sostenere il Libano e la sua nazione, oltre alla responsabilità internazionale, è un compito molto importante per tutti i Paesi islamici e arabi", ha sottolineato Kanani, citando gli attacchi di Israele.
Addolorato - si è definito il Papa - auspico la comunità internazionale faccia ogni sforzo per fermare questa terribile escalation. È inaccettabile. Esprimo la mia vicinanza al popolo libanese che già troppo ha sofferto nel recente passato". "Affermiamo il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch'essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive – ha detto la premier Giorgia Meloni, intervenendo all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite -. E seguendo lo stesso ragionamento sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato. Ma affinché questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all'autonomia". "Gli Accordi di Abramo hanno dimostrato la possibilità di convivere e cooperare vantaggiosamente sulla base del mutuo riconoscimento. Se questa è la prospettiva sulla quale tutti dobbiamo lavorare, e lo è, oggi l'imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l'immediato rilascio degli ostaggi israeliani. Non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell'Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini".

In copertina: foto di repertorio

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