Il presidente libanese: “Vogliono lo sterminio”. Sono oltre 700 i feriti
È iniziata la “nuova fase della guerra". Così il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Gli scontri, in corso ormai da settimane, si sono intensificati con una serie di raid aerei condotti da Israele che hanno ampliato il teatro delle operazioni militari, colpendo numerosi obiettivi in tutto il Libano. Dopo i cerca persone esplosi e gli attacchi aerei su Beirut di venerdì scorso, ecco che gli sforzi bellici si sono estesi ulteriormente a nord e verso il centro del Paese, con una particolare concentrazione di attacchi nel sud del Libano.
Dalle prime ore dell’alba, i caccia israeliani hanno bombardato il sud del Libano, colpendo oltre 300 obiettivi ritenuti legati a Hezbollah, tra cui alcuni depositi di armi e infrastrutture strategiche. L’escalation ha causato un numero significativo di vittime e feriti libanesi. Sono almeno 182 i morti e oltre 727 i feriti, rendendo questa giornata la più sanguinosa per il Libano da quasi un anno. E portando alla mente l'offensiva israeliana del 2006.
È ormai evidente che quella israeliana è "guerra di sterminio", come l'ha definita il premier libanese Najib Mikati che ha condannato duramente l'offensiva; in Libano così come in Palestina. Mikati ha rivolto un appello alle Nazioni Unite, all'Assemblea Generale e ai Paesi influenti affinché intervengano per fermare quella che ha descritto come un'aggressione mirata contro il suo Paese. La situazione umanitaria si sta rapidamente deteriorando, con centinaia di famiglie costrette a fuggire dai loro villaggi nel sud del Libano. Le immagini diffuse dai media internazionali mostrano lunghe colonne di automobili in fuga dalle zone più colpite, mentre i giornalisti dell'Agence France-Presse (AFP) confermano l'esodo di massa.
Nel primo pomeriggio, l'esercito israeliano ha annunciato l'intenzione di intensificare ulteriormente gli attacchi, concentrandosi su operazioni “su larga scala” nella valle della Bekaa, nell'est del Libano.
Il presidente israeliano Benyamin Netanyahu
Questa regione, storicamente considerata un bastione di Hezbollah, è già stata oggetto di numerose incursioni aeree nelle ultime settimane. La prospettiva di un'escalation ulteriore sta suscitando preoccupazione anche tra la comunità internazionale, che teme un ampliamento del conflitto in tutta la regione, senza però fare nulla di concreto per impedirlo.
Il governo israeliano ha giustificato l’ampliamento delle operazioni militari affermando che Hezbollah utilizza villaggi e città del Libano come basi operative per immagazzinare armi e coordinare attacchi contro Israele. Stessa trama utilizzata da mesi per giustificare il genocidio in corso a Gaza, anche se con attori diversi. Il portavoce militare israeliano Daniel Hagari ha ribadito che l'IDF è determinata a proseguire gli attacchi contro gli obiettivi “terroristici” e che le operazioni continueranno nel prossimo futuro. Tuttavia, non si è sbilanciato su un possibile intervento via terra, pur affermando che Israele è pronta tutto.
In Libano, il governo sta cercando di gestire una crisi sanitaria in rapido peggioramento. Il ministero della Salute ha ordinato a tutti gli ospedali dei distretti meridionali ed orientali del Paese di sospendere immediatamente tutti gli interventi chirurgici non essenziali, al fine di liberare risorse e spazio per curare i feriti a causa degli attacchi israeliani. Le scuole nelle aree colpite sono state chiuse per almeno due giorni, una misura che potrebbe essere estesa se gli attacchi continueranno.
Nel quadro strategico-militare israeliano va inoltre tenuto conto di quanto avvenuto nei giorni scorsi. Non è passata inosservata, infatti - tra le altre cose -, l'irruzione dei militari israeliani nella sede di Al Jazeera a Ramallah per notificarne la chiusura per 45 giorni. L'ingresso dei militari negli uffici della Cisgiordania è stato testimoniato in diretta dalla stessa emittente televisiva. Trattandosi di una provincia in Area A - secondo gli Accordi di Oslo, dunque sotto il controllo civile e militare dell'Autorità nazionale palestinese - è probabile che l'incursione militare abbia fatto perno sulla complicità dell'Anp. Ma ciò che più preoccupa è che dietro la chiusura, seppur temporanea, di Al Jazeera vi è l'intenzione di una grande operazione offensiva da parte di Israele in Cisgiordania.
Mentre la situazione continua a peggiorare, il rischio di un conflitto prolungato tra Israele e Libano sembra aumentare di giorno in giorno, con gravi conseguenze per entrambe le popolazioni. Le possibilità di una soluzione diplomatica appaiono sempre più remote, e la comunità internazionale si trova di fronte alla difficile sfida di trovare un modo per fermare l’escalation di violenza, prima che l’intera regione venga trascinata in una guerra ancora più ampia.
In copertina: foto di repertorio
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