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Un edificio civile distrutto. Una decina i morti e numerosi i feriti

La polveriera tra Israele e Libano si è nuovamente accesa, con conseguenze devastanti per la popolazione civile e un’escalation che minaccia di travolgere l'intera regione. Un caccia F-35 dell’aviazione israeliana ha lanciato un raid aereo su un edificio residenziale nel quartiere di Dahieh, a sud di Beirut, considerata una roccaforte di Hezbollah. L'attacco, mirato e preciso, ha distrutto la struttura, provocando la morte di almeno 12 persone, tra cui cinque bambini, e il ferimento di 66 altre, secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute libanese. Scene di disperazione si sono diffuse sui media locali: le immagini mostrano il cratere dell’edificio ridotto in macerie, mentre si sentono urla e pianti tra la folla accorsa a cercare i sopravvissuti.
L'Onu è "molto preoccupata" per la situazione in Libano dopo l'esplosione a Beirut, e chiede "moderazione". Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro.  "Siamo molto preoccupati per l'intensificarsi dell'escalation attorno alla Linea Blu, compreso l'attacco mortale di oggi a Beirut. Chiediamo a tutte le parti di allentare immediatamente l'escalation. Tutti devono esercitare la massima moderazione", ha affermato Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale Onu Antonio Guterres.
Questo attacco segna il terzo raid su Beirut dall'inizio della guerra. A luglio, un’operazione simile aveva portato all’eliminazione del comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukr, mentre a gennaio era stato ucciso Saleh al-Arouri, vice leader di Hamas, che si trovava in Libano. Anche questa volta, l'obiettivo dell'attacco sembra essere stato una figura di spicco di Hezbollah: secondo fonti locali e israeliane, Naim Qassem, il numero due del gruppo sciita libanese, era nel mirino delle forze armate israeliane. Sebbene Qassem non ricopra un ruolo strettamente militare, è una delle personalità più in vista dell’organizzazione, vista la sua funzione di rappresentanza pubblica, soprattutto da quando il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, vive nascosto in una località segreta per ragioni di sicurezza. Altri report, come quelli di Al Jazeera e del giornalista Barak Ravid di Axios, suggeriscono che uno degli obiettivi principali fosse Ibrahim Aqil, un comandante di Hezbollah ricercato dagli Stati Uniti per il suo coinvolgimento negli attentati all'ambasciata americana e alla caserma dei marines a Beirut nel 1983. Le forze israeliane hanno confermato che Aqil è stato ucciso, insieme a una decina di altri comandanti dell'organizzazione sciita.
Nel frattempo, Hezbollah non è rimasta a guardare. Dopo il raid israeliano, l’organizzazione ha immediatamente risposto annunciando di aver colpito una base dell'intelligence israeliana nel nord di Israele. Beirut, a sua volta, aveva lanciato razzi verso Israele poco prima dell'attacco, scatenando una serie di tre ondate di lanci missilistici che hanno visto coinvolti circa 150 ordigni: 60 nella prima ondata, 70 nella seconda e 20 nella terza.


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Hezbollah ha rivendicato la responsabilità per gli attacchi contro tre siti militari israeliani, tra cui una postazione a Metulla, nel nord di Israele, dove un missile teleguidato avrebbe distrutto una postazione di soldati israeliani. Oltre a questo, l’organizzazione ha colpito anche altre infrastrutture militari, inclusi siti di difesa aerea e il quartier generale di una brigata corazzata, segnando uno dei momenti più intensi del conflitto tra le due fazioni. Hezbollah ha giustificato questi attacchi come una risposta agli attacchi israeliani contro i villaggi nel sud del Libano, ma anche come un gesto di solidarietà verso la “resistenza palestinese” che sta combattendo nella Striscia di Gaza.
Sul fronte israeliano, le operazioni militari contro Hezbollah sono aumentate in maniera significativa negli ultimi giorni. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato che solo nelle ultime 24 ore sono stati colpiti circa 100 lanciarazzi e altre infrastrutture terroristiche, per un totale di 1.000 bocche da fuoco attaccate dall’inizio delle operazioni. Si tratta dell’attacco aereo più pesante dall’inizio del conflitto tra Israele e Gaza nell’ottobre dello scorso anno. Le autorità israeliane, attraverso la voce del ministro della difesa Yoav Gallant, hanno annunciato che queste operazioni militari continueranno e hanno parlato di una “nuova fase della guerra”. Secondo Gallant, questa fase ha avuto inizio il 17 e 18 settembre, quando il Mossad ha compiuto un attacco mirato contro Hezbollah, utilizzando cercapersone e walkie-talkie esplosivi, uccidendo 32 combattenti, oltre a diversi civili, e ferendo circa 3.000 persone. Nasrallah, in un discorso tenuto alla nazione, ha definito l’attacco una “dichiarazione di guerra”, aprendo ulteriormente la strada a un confronto diretto tra le due forze.
L'operazione israeliana, secondo fonti dell'intelligence americana, sembra essere stata pianificata per più di 15 anni. Alcune fonti hanno riferito all'emittente statunitense ABC che un'operazione di tale portata richiede anni di preparazione, inclusa la creazione di società fittizie e una serie di inganni per inserire agenti nella catena di fornitura. Alcuni dei soggetti coinvolti nell'operazione, secondo queste fonti, potrebbero non essere stati consapevoli di lavorare per l’intelligence israeliana. Tuttavia, nonostante la lunga pianificazione, anche la CIA avrebbe esitato a eseguire un'operazione del genere, considerandola troppo rischiosa per i civili coinvolti.
Il conflitto non si limita però al fronte libanese. Secondo diverse fonti arabe, Israele avrebbe esteso le sue operazioni anche in Siria, colpendo un veicolo nei pressi dell'aeroporto di Damasco, e eliminando alcuni membri delle milizie filo-iraniane note come "Brigate Hezbollah in Iraq". Il canale saudita Al Hadath ha riferito che tra le vittime ci sarebbero figure di spicco della milizia, e l'emittente pubblica israeliana Kan ha confermato che una “personalità di rilievo” è stata uccisa nell’operazione.
In uno scenario già fragile, l'intensificazione delle operazioni militari e l'estensione del conflitto ad altri Paesi della regione lasciano presagire ulteriori violenze e una crisi internazionale di difficile soluzione. Con le forze di Hezbollah pronte a rispondere ad ogni raid israeliano e l'esercito israeliano determinato a colpire duramente l'organizzazione libanese, la situazione appare in una spirale di escalation che potrebbe avere conseguenze devastanti per la stabilità del Medio Oriente.

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