Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 20-09-2024.
"Al di là delle mistificazioni di chi vuol far credere che quando si parla di Trattativa si debba fare riferimento ad una fantomatica Trattativa, il dialogo (tra mafia e Stato ndr) - proprio mentre a Palermo erano fresche, purtroppo, le tracce delle bombe, soprattutto della strage di Capaci e poi di quella di Via d'Amelio - ci fu". Sono state queste le parole del sostituto procuratore nazionale antimafia e già consigliere togato del Csm Nino Di Matteo a margine della presentazione del libro scritto assieme al giornalista e scrittore Saverio Lodato "Il colpo di spugna" (edito da Fuori Scena) nell’ambito della decima edizione del DIG Festival 2024, intitolato “J’Accuse”, tenutosi il 18 settembre scorso a Modena, al complesso San Carlo.
Dalla sentenza della Cassazione, che ha mandato assolti gli imputati al processo sulla trattativa Stato-mafia, alla pronuncia del tribunale di Firenze sulla strage dei Georgofili, che ha invece confermato l'esistenza di quella Trattativa; alle responsabilità della magistratura stessa, attraversata da una profonda crisi di credibilità e autorevolezza fino alle riforme della giustizia.
Gli argomenti toccati dal magistrato palermitano sono stati molti e in merito alle riforme della giustizia ledono anche la professione dei giornalisti (vedi il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare).
Di Matteo ha sottolineato che queste riforme sono state emanate in base ad una logica "di protezione del potere, ma così veramente dimenticheremmo anche il diritto e dovere dei cittadini di essere informati e di formare anche la loro opinione che poi si esprime nel voto, in occasione delle elezioni, in una maniera completa e informata".
E poi ancora: "Sono delle riforme che a mio avviso sono preoccupanti perché disegnano complessivamente uno scudo di protezione per il potere e lasciano ancora di più indifeso il cittadino di fronte agli abusi del potere".
Una giustizia che quindi non è uguale per tutti, ha insistito il magistrato. Le riforme del governo, Nordio e Cartabia, le ultime per Di Matteo, mettono in crisi il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e non incidono sui tempi dei processi.
Foto originale di copertina © Barbara Pasquariello
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