Vice ministro degli Esteri Ryabkov: risposta di Mosca agli attacchi a lungo raggio sarà brutale

The Guardian: Washington e Londra li hanno già consentiti, ma non vogliono renderlo pubblico

La tensione tra Washington e Mosca ha raggiunto picchi parossistici nelle ultime ore e i moniti che arrivano dal Cremlino suonano come le avvisaglie finali che precedono una catastrofe irreparabile.

A lanciare l’ultimo avviso infuocato è stato il vice capo del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, che è tornato a ribadire le conseguenze nefaste date dalle concessioni occidentali agli attacchi ucraini con armi a lungo raggio in territorio russo.

"Cosa pensano i leader occidentali e il loro establishment politico, che si è lasciato trasportare dalla guerra, della reazione del nostro Paese a probabili attacchi missilistici in profondità nel territorio? Ebbene, ecco cosa pensano: i russi parlano molto di rispondere con armi di distruzione di massa, ma non fanno nulla. Questi sono solo "interventi verbali". I russi non oltrepasseranno il limite. Stanno solo spaventando. Non hanno bisogno di un conflitto nucleare, possono perdere di più…  Chi ha bisogno dell'apocalisse? Bene, e così via", ha scritto Medvedev sul suo canale Telegram, sottolineando che nessuno ha realmente bisogno di un conflitto nucleare, poiché si tratta di "una brutta storia con un esito molto difficile", motivo per cui “finora non è stata presa la decisione di utilizzare (armi di distruzione di massa, ndr)”.

Tuttavia, l’ex numero 1 del consiglio di sicurezza russo ha lanciato un chiaro monito sul fatto che i freni del buon senso sono prossimi a cedere di fronte alla spietata ragion di Stato.

 "La Russia sta mostrando pazienza”, ma "ogni pazienza finisce", ha aggiunto, ponendo l’attenzione sul fatto che allo stato attuale “esistono già i prerequisiti formali affinché la Russia possa usare le armi nucleari, che sono chiari all'intera comunità mondiale e corrispondono alla sua dottrina della deterrenza nucleare”.

Di concerto con le avvisaglie di Medvedev, è intervenuto anche il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov, che, citato dall’agenzia di stampa Tass, ha parlato di una risposta violenta da parte di Mosca, al via libera statunitense per consentire a Kiev di colpire con armi a lungo raggio in profondità.

“La decisione c'è, (a Kiev è stata concessa carta bianca – ndr). Pertanto, risponderemo in modo brutale. C'è un elemento. C'è un serio rischio qui, perché gli avversari a Washington, Londra e in altri luoghi chiaramente sottovalutano il grado di pericolo del gioco che continuano a giocare", ha detto Ryabkov.

Nel merito, un’inchiesta uscita oggi sul The Guardian, che cita funzionari britannici, conferma che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno già deciso di consentire all'Ucraina di usare le loro armi per attaccare il territorio della Russia, ma non vogliono ancora annunciarlo ufficialmente. Il dispiegamento dei missili, secondo le fonti, dovrebbe addirittura far parte di un piano più ampio progettato per cercare di porre fine alla guerra su vasta scala. Se ciò debba avvenire a seguito di uno scambio nucleare su vasta scala, non è ancora dato sapere, ma i politici occidentali si dicono fiduciosi:

a seguito dell’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il primo ministro britannico Keir Starmer, l’inquilino della Casa Bianca ha respinto l'idea che l'uso da parte dell'Ucraina di missili Storm Shadow di fabbricazione occidentale per colpire obiettivi in Russia equivalga all'entrata in guerra della NATO con Mosca.

Da parte sua, Starmer, commentando le minacce che arrivano dal Cremlino, ha affermato che "la Russia ha iniziato questo conflitto, e la Russia può fermarlo proprio adesso. L'Ucraina ha il diritto all'autodifesa".

Un delirio di onnipotenza che non potrà far altro che trascinare l’intero Occidente in un conflitto dove già si trova pienamente coinvolto, in particolare nelle battaglie che già si combattono all’interno del territorio russo.

Il presidente russo Vladimir Putin aveva precedentemente affermato che Kiev non è in grado di colpire in profondità il territorio russo senza l’aiuto dell’Occidente, poiché per farlo ha bisogno dell’intelligence dei satelliti e delle missioni di volo.

Un particolare confermato dallo stesso direttore dell'Agenzia nazionale di intelligence geospaziale degli Stati Uniti, Frank Whitworth, che aveva ammesso pochi giorni fa la consegna da parte degli Usa di migliaia di immagini satellitari all’esercito ucraino per l’attacco alla regione di Kursk.

"Abbiamo reso disponibili immagini commerciali attraverso un portale noto come G-EGD, che contiene oltre quattrocentomila documenti", ha riferito durante un discorso alla Conferenza sulla sicurezza nazionale e l'intelligence degli Stati Uniti.

L’orologio della mezzanotte nucleare si avvicina sempre più al punto di non ritorno.

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