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Sebastiano Ardita: “Riina jr viene legittimato da chi vuole annientare gli strumenti antimafia”

“Alcuni si indignano perché il figlio di Totò Riina, tornato libero, augura “Buon Ferragosto a tutti voi da via Scorsone 24, Corleone” indicando il vecchio nome della via e non il nuovo nome via Cesare Terranova, così snobbando le istituzioni e la memoria del magistrato che è stato ucciso proprio dai corleonesi. Altri dicono che “non glielo dobbiamo permettere”. E si chiedono cosa possa legittimare un tale affronto. La risposta è semplice. Questo comportamento è legittimato ogni giorno da chi vuole annientare gli strumenti antimafia e persino il ricordo di coloro i quali vi hanno dato vita”. E’ il commento di Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania in merito al gesto di provocazione fatto da Salvuccio Riina (il figlio del Capo dei Capi) qualche giorno fa sui social. Il magistrato afferma che l’agire di Riina è “legittimato da chi vuol abolire il 41bis e dare benefici senza merito ai mafiosi stragisti, abbonando quasi metà pena a chi ha sparso il sangue di innocenti”. Questo affronto, aggiunge il procuratore aggiunto catanese su Facebook, “è legittimato da tantissime azioni, propositi, volontà sbandierate con arroganza - e con oltraggio per le vittime - da chi sta fuori ma anche dentro lo Stato. “Non dobbiamo permettere a Riina”, ma intanto permettiamo a tutti gli altri.

E non basta fingere di commemorare i morti negli anniversari per negare una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Siamo tornati indietro ed è convenuto a molti”.

Condividiamo totalmente la posizione di Sebastiano Ardita. Riina è legittimamente in libertà, ed è tornato a Corleone dopo aver pagato il suo debito con la giustizia (era stato condannato a 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa, riciclaggio ed estorsione). Tuttavia dobbiamo ricordare ai nostri lettori che Riina Jr è a tutti gli effetti un affiliato (data la condanna per 416bis), un uomo d’onore che ha prestato giuramento a Cosa nostra, che ama suo padre stragista e non lo giudica, come ebbe a dichiarare in una contestatissima intervista a Porta a Porta nel 2016. In quell’occasione, intervistato da Bruno Vespa, Riina Jr descriveva Totò Riina come un buono e tranquillo padre di famiglia. Aggiunse di non sapere nulla delle bombe del ’92. Eppure nel luglio 2001, intercettato mentre era in macchina con un amico, definì suo padre “il colonnello” e aggiunse “deve sempre decidere lui e avere la responsabilità lui. Deve pigliare la decisione e la decisione fu quella: ‘abbattiamoli’”. Il riferimento era ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Due vite spezzate dal padre. Un’eredità ingombrante di cui Riina Jr, in quell’intercettazione, sembra non averne sofferto. Anzi. Sembrava addirittura vantarsene. Pertanto, sottolineiamo la valutazione di Ardita sulla vicenda. Al figlio di Totò Riina non si può permettere nulla. E concordiamo sul fatto che se Riina Jr si sente libero nel poter provocare lo Stato e le vittime di mafia, lo si deve alla deriva di una certa antimafia e al tradimento di buona parte della classe dirigente italiana ai valori, agli insegnamenti e agli strumenti di contrasto che hanno lasciato all’Italia martiri della lotta alla mafia come Falcone e Borsellino.

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