Il professore di sociologia del terrorismo: “Capacità di resistenza russa è dieci volte superiore a quella dell’Ucraina”
Sembra voler continuare a tutti i costi la politica belligerante della NATO, dell’Europa e degli Stati Uniti, con l’autorizzazione da parte del presidente Joe Biden di utilizzare armi americane oltre il confine ucraino. Recentemente, Josep Borrell, Alto rappresentante della politica estera dell’UE, ha aperto il Consiglio informale dei ministri della Difesa a Bruxelles, annunciando la possibilità di aprire un centro di difesa dell’UE direttamente a Kiev; mentre Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha ribadito che “proteggere l’Europa è prima di tutto un dovere dell’Europa. E mentre la NATO deve rimanere il fulcro della nostra difesa collettiva, abbiamo bisogno di un pilastro europeo molto più forte. Noi europei dobbiamo avere i mezzi per difenderci, proteggerci e scoraggiare eventuali avversari”. Ma se l’intento è quello di scoraggiare “eventuali avversari”, perché incoraggiare Kiev ad avanzare sul territorio russo fornendo armi e finanziamenti invece di promuovere una politica basata sulla diplomazia? La risposta arriva ancora una volta dal professore ed esperto di sociologia del terrorismo Alessandro Orsini, il quale, in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, ha spiegato: “L’idea che l’Ucraina possa sconfiggere la Russia è un sogno infantile alimentato da un gruppo di demagoghi che sfruttano la credulità collettiva. Il ‘demagogo delle armi’, come propongo di chiamarlo, è colui che induce a credere che le armi crescano sugli alberi”. E aggiunge: “Il demagogo delle armi fa demagogia anche sui soldi. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno finanziato Zelensky con oltre 200 miliardi di dollari in due anni. Per il demagogo, anche i soldi crescono sugli alberi. Siccome i demagoghi della guerra accusano l’Occidente di non fare abbastanza per l’Ucraina, ci permettiamo di domandare quanti euro l’Unione Europea avrebbe dovuto dare a Zelensky in due anni: 1.000, 2.000, 10.000 miliardi?”.
Tornando alle dichiarazioni di Josep Borrell sul conflitto in Ucraina, Orsini ha criticato pesantemente le parole dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, in particolare l’intenzione di colpire la Russia con i missili forniti dalla NATO, nella convinzione assurda che ciò porterebbe il presidente russo, Vladimir Putin, alla resa. “La Russia - ha spiegato Orsini - è organizzata per resistere persino a un attacco nucleare. Nessun uomo immerso nella realtà penserebbe che la Russia si arrenda agli ucraini perché il suo territorio viene colpito da qualche Storm Shadow (un missile da crociera a lungo raggio, sviluppato da Francia e Regno Unito, ndr). Se l’Ucraina ha continuato la guerra dopo aver subito centinaia di missili russi, ne consegue che la Russia può continuare la guerra anche essendo colpita da migliaia di missili ucraini. Per territorio, popolazione e risorse - ha proseguito Orsini - la capacità di resistenza della Russia è dieci volte superiore a quella dell’Ucraina. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea non è in grado di partorire un ragionamento così elementare. Impressionante”.
A tutto ciò si aggiungono la scarsità delle armi più sofisticate destinate all’esercito di Kiev, o meglio, a ciò che ne rimane; l’elevato costo di queste armi e le difficoltà nel produrne di nuove; la massiccia distruzione, da parte della Russia, delle armi NATO già consegnate e l'arsenale a disposizione di Mosca, che sembra essere vasto e potente, come dimostrato dai continui attacchi missilistici russi. Tuttavia, ciò che è più significativo - come ha sottolineato Alessandro Orsini - è il rischio insito nel voler sostenere l’Ucraina con armi e risorse a tutti i costi. Questa strategia, basata sulla propaganda anziché sulla diplomazia, potrebbe infatti portare a un'escalation militare di tipo nucleare. “Se la Nato porrà Putin in una condizione disperata, la Russia colpirà l’Ucraina con le testate nucleari. Putin - ha ribadito Orsini - non le ha usate perché non è disperato. Con riferimento all’ampiezza del territorio, alla popolazione e alla smisuratezza delle risorse, ciò che l’esercito ucraino sta facendo ai russi a Kursk equivale a una puntura di zanzara. Qualcuno spieghi a Borrell e ai suoi demagoghi che il rischio dell’escalation nucleare resta vivo”.
Foto © Roberto Pisana
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