Theran accusa Israele e promette ritorsioni: “Il sangue di Ismail Haniyeh non andrà sprecato”
Nella notte il capo dell'ala politica di Hamas, Ismail Haniyeh (in foto), è stato assassinato in Iran, in un attacco che potrebbe avere conseguenze significative per la stabilità del Medio Oriente. La notizia è stata divulgata dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane e confermata da Hamas, segnando un colpo devastante per l'organizzazione palestinese. L'attacco, avvenuto a Teheran, ha sorpreso molti, soprattutto perché Haniyeh si trovava nella capitale iraniana per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente, Masoud Pezeshkian.
Secondo le autorità iraniane, Haniyeh è stato colpito da un missile teleguidato alle 2:30 del mattino, mentre si trovava nella sua residenza privata. Alcune fonti suggeriscono che il missile sia stato lanciato da fuori i confini iraniani, forse da un altro Paese, sollevando interrogativi sulla possibile implicazione di potenze straniere. L'omicidio rappresenta non solo un duro colpo per Hamas, ma anche per l'immagine e la sicurezza interna dell'Iran, avvenendo a poche ore dall'insediamento del suo nuovo presidente.
Hamas ha immediatamente accusato Israele dell'assassinio, diffondendo un comunicato su Telegram. Sebbene l’esercito israeliano non abbia commentato ufficialmente, è noto che Israele ha condotto numerosi raid e omicidi mirati fuori dai suoi confini.
Nella notte di lunedì 29 luglio, infatti, una potente esplosione ha colpito la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani nel quartiere Da'aheh a Beirut, nel cuore del Libano. L'attacco, immediatamente confermato dall'esercito israeliano, ha mirato al Consiglio della Shura di Hezbollah oltre che alla sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane: il bersaglio dell'Idf era Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin, numero due delle milizie di Hassan Nasrallah, suo consigliere militare, considerato da Israele. Obiettivo che dopo alcune ore l'Idf ha detto di aver “neutralizzato”.
Poi l’attacco in Iran. L’unica reazione pubblica è giunta da Amihai Ben-Eliyahu, ministro del Patrimonio israeliano, che su X ha dichiarato che la morte di Haniyeh "rende il mondo migliore", un commento che non fa che esacerbare le tensioni già esistenti.
L’uccisione di Haniyeh, una figura chiave nei negoziati tra Hamas e Israele per il cessate il fuoco a Gaza, rischia di aggravare ulteriormente una situazione già critica. Con la sua scomparsa, le prospettive di un accordo sembrano ora ancora più lontane, gettando ombre scure su un futuro di pace in una regione già segnata da decenni di conflitti.
L'episodio, seppur non ancora rivendicato ufficialmente, minaccia di innescare un'escalation di violenza che potrebbe coinvolgere non solo Israele e Gaza, ma anche l'Iran, con ripercussioni che si estenderebbero a tutto il Medio Oriente. La comunità internazionale guarda con apprensione a questi sviluppi, consapevole che la morte di Haniyeh potrebbe essere solo l'inizio di una nuova, pericolosa fase di conflitto.
La condanna da Iran, Hezbollah, Houti e Hamas
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha duramente condannato l'assassinio del leader politico di Hamas, definendo l'attacco un'azione "codarda" e promettendo che l'Iran difenderà la propria integrità territoriale e onore. In un discorso vibrante, Pezeshkian ha assicurato che la Repubblica Islamica farà "pentire gli invasori terroristici", sottolineando che il legame tra Teheran e le fazioni islamiste palestinesi è ora "più forte di prima". "Ieri ho alzato la sua mano vittoriosa e oggi devo seppellirlo portandolo sulle mie spalle", ha dichiarato con emozione il presidente iraniano, riferendosi al legame personale con Haniyeh.
Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha aggiunto che il "martirio" di Haniyeh rafforzerà il legame "profondo e indissolubile" tra l'Iran e la "cara Palestina", nonché con le forze della resistenza. Kanaani ha insistito che "il suo sangue non andrà sprecato" e ha accusato direttamente Israele dell'assassinio, minacciando ritorsioni da parte dell'Iran e delle sue milizie alleate nella regione.
Il sentimento di vendetta è condiviso da diverse altre fazioni e gruppi alleati dell'Iran. Mohsen Rezaee, ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, ha avvertito che "Israele pagherà un prezzo elevato per l'uccisione del capo di Hamas". Anche Hezbollah, il potente gruppo sciita libanese, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che l'assassinio di Haniyeh renderà la resistenza "più determinata nell'affrontare Israele". La Jihad Islamica Palestinese, collaboratrice di Hamas nella Striscia di Gaza, ha denunciato il "vergognoso assassinio" e ha promesso che la morte del "simbolo della resistenza" non scoraggerà la lotta contro "l'entità usurpatrice".
Anche la milizia yemenita degli Houthi, che controlla ampie aree dello Yemen, compresa la capitale Sana'a, ha condannato l'attacco definendolo un "atroce crimine terroristico". Gli Houthi hanno inoltre accusato gli Stati Uniti di essere complici, affermando che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe ricevuto il "via libera" per gli omicidi durante una recente visita in America. "L'America è coinvolta in tutto ciò che sta accadendo e deve pagarne il prezzo", ha scritto il gruppo sui social.
Questa serie di dichiarazioni e accuse solleva timori di un’escalation nella regione, con la possibilità di nuovi scontri tra Israele e le numerose forze sostenute dall'Iran. Il Medio Oriente, già segnato da tensioni e conflitti, potrebbe presto affrontare una nuova ondata di violenza in risposta a questo omicidio mirato.
Foto di copertina © council.gov.ru
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