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L’esercito ha sganciato otto ordigni su al Mawasi, definita “zona sicura” per gli sfollati, morto il vice di Deif ma del numero due di Hamas nessuna traccia

Un attacco di una ferocia disumana ha falcidiato almeno 90 morti palestinesi nel campo profughi di al Mawasi, a Khan Younes. Israele ha giustificato il massacro dicendo che l’obiettivo era uccidere Mohammad Deif, il numero due di Hamas dopo Yahya Sinwar. Otto bombe “intelligenti” e micidiali dirette a un quadratino di terra, un boschetto tra le case basse nel quartiere protetto di Mawasi, una parte del campo profughi Khan Younis nella Striscia di Gaza dichiarata “zona sicura” da Israele. Il pretesto dell’attacco, appunto, la presunta presenza di Deif, da 22 anni capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam, artefice militare del 7 ottobre. 
Per mettere una “x” sul suo nome l’Idf ha scaricato otto bombe Jdam, ordigni made in Usa che combinano la potenza con l’intelligenza artificiale e la precisione laser e Gps. Gli Usa le hanno consegnate nei mesi scorsi, le accuse sull’uso che ne è stato fatto sono già divampate.
Il risultato è un enorme cratere nella sabbia, nuvoloni di fumo altissime e lembi di carne bruciata ovunque.
Novanta le vittime, oltre trecento i feriti, molti a pezzi, in quel che resta degli ospedali sovraffollati e fuori servizio. Quanto a Mohammad Deif, nessuna certezza: per Israele è “quantomeno ferito”, ma “probabilmente morto” ma lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu ammette di non sapere che fine abbia fatto. Per Hamas “è al sicuro e sta bene”. È invece confermata la morte del suo vice, Rafa Salama, capo della Brigata Khan Yunis. Aveva preso il posto di Marwan Issa, il più alto dirigente militare di Hamas ucciso dopo il 7 ottobre. I miliziani ne hanno identificato il corpo. Netanyahu ieri sera ha ribadito che la guerra finirà solo “quando avremo raggiunto tutti i nostri obiettivi, e non un momento prima”. A mezzanotte il suo segretario militare e il capo dello Shin Bet lo avevano avvertito al telefono. L’obiettivo era nel mirino grazie a una presunta soffiata. E il primo ministro ha dato l’ordine di scaricare tonnellate di bombe sulla gente. Doron Kadosh, corrispondente militare di Radio Galea Zahal, ha detto che le Forze armate avevano previsto la strage in caso di attacco. Era circondato da troppi civili. Ma l’importanza dell’obiettivo, hanno deciso, era tale da non desistere. La relatrice speciale dell’Onu per i rifugiati palestinesi, Francesca Albanese si è detta “disgustata” e ha ribadito che “in aree dichiarate sicure un target militare può essere colpito solo se l’azione è proporzionata al vantaggio che se ne può ricavare: uccidere 90 persone in cambio di una non lo è”. Secondo le ricostruzioni filtrate dalle fonti di intelligence e militari israeliane, Deif e il suo vice Salama erano “nascosti in un edificio in superficie, circondato da civili”. Testimoni oculari hanno visto i cacciabombardieri israeliani lanciare una serie di raid sull’area della “Rotonda di Nas” ad Al-Mawasi, una zona “affollata da migliaia di sfollati”. Le immagini mostrano una serie di attacchi ripetuti che hanno colpito anche i soccorritori accorsi. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Abu Mazen, ha denunciato “l’orribile massacro” israeliano ma ha puntato il dito anche contro Hamas che “impedendo l’unità nazionale e fornendo pretesti gratuiti allo Stato occupante si assume la responsabilità giuridica, morale e politica per la continuazione della guerra”. 
Sono 16.054 bambini uccisi dall'inizio della guerra. Lo ricordano le autorità di Gaza citate da Al Jazeera. Alcuni sono stati uccisi anche nell’attacco ad al Mawasi. Dei bambini uccisi 34 sono morti di fame. Secondo le autorità di Gaza, tra i 38.345 palestinesi uccisi a Gaza dall'inizio della guerra ci sono almeno 10.700 donne e circa 10.000 palestinesi risultano ancora dispersi. 

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