Il direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo: maggiore sarà l’investimento della Nato in favore di Kiev, maggiori saranno gli incentivi per la Cina ad attaccare Taiwan
L'ultimo meeting dell'Alleanza Atlantica tenutosi a Washington per celebrare i 75 anni della NATO non ha fatto altro che serrare le fila dei Paesi occidentali per trascinarli ad un ineluttabile futuro di guerra contro Russia e Cina, sempre più proiettate a sostituire la declinante potenza dell'Impero Usa.
E' quanto riporta il professore associato alla LUISS, Alessandro Orsini sulla rivista online Sicurezza Internazionale.
"La Nato ha ritratto la Cina come un suo nemico acerrimo per l’ennesima volta contribuendo a rinsaldare l’alleanza tra Pechino e Mosca. I principali media italiani affermano che la Nato ritrae la Cina come un nemico perché la Cina aiuta la Russia in Ucraina. Ma è falso. La Nato ha iniziato a ritrarre la Cina come un nemico da combattere collettivamente ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina, ad esempio, nel meeting di Bruxelles del 14-16 giugno 2021", scrive Orsini, evocando una rivalità tra le due superpotenze che vive un decorso di ben più lunga data e affonda le radici nel crescente primato economico di Pechino, pronto a sostituire la vecchia guardia di Washinton.
Anche nel passato vertice di 3 anni fa, Pechino veniva accusata di collaborare militarmente con la Russia, mentre la sua crescente influenza e le sue politiche internazionali venivano rappresentate come una sfida sistemica.
Ma non era un mistero che il “dragone” sarebbe divenuto una minaccia per gli interessi dell’occidente già in tempi ancora più remoti. Nel documento del PNAC (Project for the New American Century), pubblicato nel 1997 e che vide tra i fondatori, l'elite neocon tra cui figuravano personaggi come Dick Cheney e Donald Rumsfeld, si era delineato uno scenario in cui, nel 2017, la Cina sarebbe divenuta “la principale minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America”. Una lungimirante profezia: nel luglio dello scorso anno, persino il capo dell’FBI Christopher Wray ha ammesso che “in termini economici e tecnici è già un concorrente alla pari degli Stati Uniti e un pari concorrente in un tipo di mondo molto diverso”.
Foto © Imagoeconomica
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