Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il magistrato: “Le intercettazioni consentono di evitare omicidi, crimini di vario tipo e confiscare ricchezza illecita”

Vogliono far credere che nel nostro Paese tutti sono intercettati senza motivo. E così si sprecano ingenti risorse pubbliche: tutto falso”. A dirlo, intervistato da Il Fatto Quotidiano, è il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo. Il magistrato ha risposto alle domande del giornalista Giuseppe Pipitone, sul tema delle intercettazioni, sistema investigativo che il governo Meloni sta tentando di depotenziare giustificando questo ridimensionamento con i costi esosi di queste, e soprattutto, questa la narrativa della maggioranza, per l’inefficacia di molte intercettazioni in sede processuale. A guidare la battaglia per i tagli alle intercettazioni è il ministro della Giustizia Carlo Nordio che però viene smentito dal suo stesso ministero, almeno per quanto concerne i costi che sostiene essere aumentati: in realtà, secondo i funzionari di via Arenula, negli ultimi anni le spese per gli ascolti sono diminuite da 300 a 239 milioni.
Mi fa piacere che almeno su questo sia stato ristabilito un piccolo tassello di verità. Aggiungo, però, che i costi vanno valutati alla luce di altri dati: quanta ricchezza illecita è stata confiscata grazie alle intercettazioni?”, si è chiesto Di Matteo sollevando un punto di opportunità. “Cito solo il caso di un’indagine che ho seguito, quella su Michele Aiello, il re delle cliniche siciliane: gli venne confiscato un patrimonio da circa 800 milioni, cioè il costo di più di tre anni di intercettazioni. Per non parlare di ciò che non si può valutare in termini economici. Le intercettazioni consentono di evitare omicidi, crimini di vario tipo come delicate situazioni di abuso su minori e persone deboli: dobbiamo risparmiare su questo? Aggiungo che l’indagine sulla strage di Capaci non sarebbe partita senza lo spunto decisivo arrivato da un’ambientale: registrò alcuni esponenti di Cosa nostra che pronunciavano la parola ‘attentatuni’, il grande attentato”.
Sui tagli alle intercettazioni, il ministro Nordio ha detto che non verranno toccate quelle squisitamente di mafia.
Non condivido questa distinzione”, ha commentato Di Matteo. “Ormai la mafia fa sistematicamente ricorso al sistema corruttivo. E spesso da ascolti autorizzati per reati comuni - rapina, bancarotta o truffa - emergono vicende di criminalità organizzata. Il ministro, da ex magistrato, dovrebbe saperlo.
Eppure il guardasigilli ha ripetuto, anche recentemente, che bisogna mettere un freno alle intercettazioni.


dispositivo intercettazioni c imagoeconomica 1210207

© Imagoeconomica


In questo modo si lascia intendere che nel nostro Paese s’intercetta di più rispetto ad altre realtà. Bisogna ricordare, però, che in altri sistemi - come quello inglese o statunitense - i servizi segreti possono intercettare chiunque, senza limiti di tempo e senza autorizzazione. In Italia, invece, l’attività di ascolto è continuamente sottoposta al vaglio di un giudice terzo
”. Quindi il magistrato ha risposto a una domanda sulla prima stretta passata in Parlamento riguardo alla possibilità di poter intercettare per un massimo di 45 giorni.
Rispondo con un esempio: un pubblico ufficiale intercettato confida genericamente di essere disponibile a farsi corrompere, ma non rivela da chi, come e quando. Se matura il termine ultimo e nel frattempo la persona intercettata non ha rivelato nuovi elementi, il pm deve comunque staccare la registrazione. Anche se così magari si compromette la possibilità di accertare successivamente fatti corruttivi rilevanti. Ecco perché ritengo che questa norma sia solo un segmento di un progetto politico più ampio”. Secondo Nino Di Matteo, infatti, “si vuole creare uno scudo di protezione per i potenti, allargando il campo dell’impunità per corrotti e colletti bianchi”. “L’obiettivo - ha spiegato il procuratore - è una giustizia a due velocità: severa e celere per la criminalità comune, timida e inconcludente nei confronti del potere”. Sulle intercettazioni “straparlano sempre di costi, ma nessuno propone di internalizzare la gestione delle intercettazioni”. Ovvero.
Non avendo gli strumenti tecnologici necessari, le procure spesso sono costrette ad affidarsi a società esterne. Ma perché lo Stato non interviene direttamente, garantendo mezzi e competenze per gestire direttamente le intercettazioni? Dopo un primo investimento, si avrebbe sicuramente un risparmio. E si ridurrebbe drasticamente qualsiasi rischio d’interferenza esterna, evitando di dover ricorrere a società private di cui a volte non siamo in grado di conoscere l’effettiva composizione”. Un’idea, questa, più volte espressa anche da Nicola Gratteri, attuale procuratore capo di Napoli. Il magistrato calabrese di recente ha anche criticato la scelta di centralizzare la raccolta delle intercettazioni in 4 server, sostenendo che è costata troppo e non è servita a nulla. “Condivido il giudizio del collega e aggiungo che la centralizzazione degli ascolti si presta a possibili controlli indebiti sulle attività investigative delle singole procure”.

Foto di copertina © Davide de Bari

ARTICOLI CORRELATI

Di Matteo: ''Contro caporalato una lotta di libertà per l'attuazione della Costituzione''

La condanna a morte di Cosa nostra e la riforma della giustizia, parla il pm Nino Di Matteo

Di Matteo: ''Riforma giustizia rischia di favorire l'impunità per i colletti bianchi''

Riforma Nordio, Di Matteo: ''Proposta di legge depenalizza importanti forme di corruzione''

Riforma Nordio, Di Matteo: ''Penalizzerà indagini su mafia e pubbliche amministrazioni''

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos