Il conduttore di Report alla presentazione del suo libro 'La Scelta' a Milazzo
"Si va verso il tentativo di oblio di Stato dopo aver depotenziato l'attività della magistratura in tutti i modi possibili. Poi c'è una legge che rischia di generare un circuito, la tempesta perfetta, la legge Cartabia sull'improcedibilità, che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio del 2025. Questa legge prevede che un imputato che sta in un processo in corte d'appello per più di un certo periodo non possa più essere giudicato, poiché la chiusura è tale da rendere quel procedimento non più apribile".
Sono state queste le parole del giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci intervenuto ieri all'Atrio del Carmine a Milazzo durante la presentazione del suo libro ‘La Scelta’.
Dialogando con l'autore Santo Laganà e Alessio Pracaniaca sono andati a toccare diversi argomenti tra cui le inchieste più importanti svolte da Ranucci e dai suoi collaboratori fin da quando era a RaiNews. Attraverso i retroscena raccontati squarcia il velo sulle manipolazioni dell’informazione da parte del potere nazionale e internazionale e apre un mondo sulla politica italiana, sui suoi intrecci con certa imprenditoria e con il malaffare.
In queste poche righe si trae il vero stato delle cose: c'è chi vuole una sorta di "desertificazione delle informazioni" attraverso l'approvazione di provvedimenti liberticidi come la legge consente alle persone 'scagionate' con l'improcedibilità "di restare anonime nei confronti della collettività, quindi possono essere indicate con 'X' e 'Y'. Anche se queste persone hanno commesso fatti che hanno danneggiato la collettività, noi non potremmo saperlo. Dal 2025 ci sveglieremo in un mondo migliore perché non ci saranno colpevoli per alcuni reati, non sarà possibile raccontare alcuni reati, peccato che non abbiamo fatto nulla per prepararci a questo mondo migliore" ha detto il giornalista ricordando anche lo stato del giornalismo di inchiesta in Italia.
"Mentre negli Stati Uniti l'ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists ndr), il consorzio investigativo con cui ha collaborato, è stato premiato con il Pulitzer, qui in Italia rischierebbe, se passasse la legge, il carcere. Poi c'è qualcuno che vorrebbe evitare che i giornalisti raccontassero e pubblicassero i nomi degli arrestati".
Il giornalismo di inchiesta
Sigfrido ha raccontato un mondo tutt'altro che semplice: quello del giornalismo d’inchiesta.
La metafora descritta nel suo libro rende l'idea: "Un jazzista cieco deve attraversare la strada in un'ora di punta e aspetta una buona anima che lo aiuti. Sente una mano che gli batte sulla spalla e pensa che sia arrivata la buona anima, ma in realtà è un altro cieco che cercava di fare la stessa cosa. Questo jazzista dice a un certo punto: 'Ho preso coraggio e ho attraversato la strada ugualmente con lui, ed è stata l'esperienza più eccitante della mia vita'. Ecco, il giornalismo d'inchiesta è così: quando inizi un'inchiesta non sai dove ti porterà. Io credo che questa società abbia bisogno di un pastore maremmano, qualcuno che trasformi una necessità in coraggio. L'inchiesta dà coraggio a chi la fa e a chi la ascolta, perché dà il senso che le cose possono cambiare".
"Un altro esempio che porto - ha continuato il giornalista - è la storia di un'insegnante uccisa con un coltello al cuore da un suo studente. Il giorno del funerale, il suo compagno, invece di lasciarsi abbattere dal dolore, comincia a intonare la canzone che più piaceva alla sua compagna, trasformando il funerale in una sala da ballo, un momento di gioia. Trasformare il dolore in una forma di resistenza: credo che anche questo sia il compito del giornalismo. Serve soprattutto al giornalismo d'inchiesta per dare consapevolezza. La consapevolezza serve alla gente per poter operare una scelta, e questo credo sia fondamentale ed è stato l'obiettivo di Report".
Gli attacchi subiti
È noto che Report e la sua squadra raccontino temi estremamente sensibili e che il potere, in qualsiasi forma, non sopporti di essere 'messo a nudo' davanti alla collettività.
In particolare in questo periodo Ranucci è stato accusato di essere 'ossessionato dal centro-destra'.
"Non è vero - ha ribadito - quello che ha preso più richieste da parte di Report è l'ex ministro Speranza, nove. Le abbiamo contate. Anche Renzi ne ha prese tante. Non so se si può dire di centro-destra o di centro-sinistra, e ancora non abbiamo capito. Però ho notato una cosa: il potere reagisce sempre in una certa maniera quando lo tocchi" ha ribadito.
Nella parte finale dell'incontro Santo Laganà ha ricordato gli attacchi del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e delle sue interrogazioni parlamentari in merito a ciò che aveva affermato Ranucci in Commissione Vigilanza Rai: "Hai detto che hai 170 guerriere, lui (Gasparri ndr) invece si è informato e ha detto che ne hai solamente 22".
"Quando uno diffama attraverso il mezzo televisivo, il tribunale di competenza è la residenza del diffamato - ha detto Ranucci - Lui ha chiesto solamente al tribunale di Roma e ne ha scoperte 21-22, cioè non doveva neanche faticare tanto". "Poi, se comincia a fare il giro d'Italia, scopre che forse mi sono pure sbagliato per difetto".
Foto © ACFB
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