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L’analisi del sociologo sul partito guidato dalla premier Meloni dopo l’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale

“Perché, tra i partiti di governo, soltanto Fratelli d’Italia ospita al proprio interno un numero considerevole di neofascisti che generano frequenti scandali?”. Questa è la domanda sollevata da Alessandro Orsini, docente di sociologia del terrorismo, a seguito dell'inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale. L’inchiesta ha suscitato molte polemiche e preoccupazioni riguardo al movimento giovanile di Fratelli d'Italia. Nel suo articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, Orsini ha fornito alcune considerazioni sulle possibili cause della presenza di neofascisti nel partito Fratelli d’Italia, di cui Giorgia Meloni, attuale premier, è presidente. “La prima ragione - ha spiegato Orsini - è che la bandiera di Fratelli d’Italia include la fiamma tricolore che, nel sistema politico italiano, è un simbolo neofascista. Siccome i dirigenti del Movimento Sociale Italiano non potevano inserire il fascio littorio o la faccia di Mussolini nel proprio simbolo, decisero che la fiamma tricolore avrebbe ‘significato’ il fascismo. Nella cultura politica dell’Italia repubblicana, la fiamma tricolore sta al fascismo come la falce e il martello stanno al comunismo. Il 100% dei militanti del Msi dichiarava di essere fascista”. E aggiunge: “La seconda ragione è che Giorgia Meloni è stata una militante del Msi, quindi, è stata fascista per un periodo della sua vita”.


La trasformazione di Fratelli d'Italia

Secondo il docente di sociologia, il partito guidato dalla premier Giorgia Meloni, dopo aver raggiunto il potere, ha intrapreso una serie di trasformazioni. Tre in modo particolare: “l'arruolamento strumentale”, “l’accordo tacito” e la “punizione benevola”. “L’arruolamento strumentale crea un ibrido politico figlio della coabitazione tra neofascisti e non fascisti. Nasce così un ‘accordo tacito’. Da una parte, i non-fascisti evitano di dichiararsi anti-fascisti, a meno che non siano costretti.




Alessandro Orsini © Roberto Pisana


Dall’altra parte, i neofascisti si impegnano a non celebrare il fascismo (in pubblico). I neofascisti sprovveduti - ha proseguito - prima vengono difesi con un attacco ai giornalisti che hanno sollevato lo scandalo e poi vengono rimproverati, ma soltanto se lo scandalo non si sgonfia dopo giorni di assedio mediatico. I militanti neofascisti non vengono puniti per le loro idee fasciste, ma perché si sono fatti ‘beccare’ gettando il partito nello scandalo. Nei casi estremi, i militanti neofascisti sono costretti alle dimissioni”.


Quale futuro per FdI?

Il futuro di FdI dipende dal numero di voti che otterrà. Più voti significa più cariche pubbliche da occupare, aumentando il numero di non fascisti nel partito rispetto ai neofascisti. Questo cambiamento potrebbe portare a una trasformazione significativa di FdI. “I posti da occupare e gli incarichi da distribuire diventano tantissimi. Con il passare del tempo - ha spiegato Orsini - la percentuale dei non fascisti diventa esorbitante rispetto a quella dei neofascisti. Fratelli d’Italia sembra essere su questa strada”. Poi, aggiunge: “Sotto il profilo sociologico, è interessantissimo osservare ciò che accade quando un partito neofascista conquista il governo di una democrazia occidentale. È interessantissimo osservare ciò che accade a quel partito e a quel Paese. Infine, è interessantissimo studiare i modi attraverso cui un’intera classe politica e mediatica cerca di assorbire un trauma politico del genere con tutti i suoi meccanismi di rimozione e di negazione”.

Foto © Roberto Pisana

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