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L’opera tratta dall’omonimo testo teatrale di Anna Vinci riempie il “Rouge et noir”

Mi sono molto divertito e appassionato. È stato bello lavorare con tre formidabili attori con una straordinaria capacità di aderire alla storia e al personaggio. È stato davvero un privilegio”. Così il regista Moni Ovadia, intervenuto ieri sera durante la proiezione del film “La terra senza” al "Rouge et noir” di Palermo. Dopo anni di teatro, per lui è la prima esperienza dietro la cinepresa. “Sono un esordiente a 78 anni non è male, no?”, ha scherzato con il pubblico presente in sala. Il film, prodotto da Ila Palma e Rai Cinema (musiche originali di Mario Incudine), racconta la storia del ritorno a casa del protagonista - costretto anni prima a fuggire lontano - e del suo scontro con la sorella, divisi da scelte di vita diverse. Questo filmracconta di una privazione di una vita possibile che è stata resa possibile dalla violenza”, ha aggiunto il regista.
Un ritorno alle origini, al passato, in una terra difficile come quella di Catanzaro. Tratta dall'omonimo testo teatrale di Anna Vinci, il film vede protagonisti Carlo Greco, Donatella Finocchiaro e Aurelio D'Amore, presente anche lui in sala.
Un’avventura portentosa - ha detto D’Amore -. L'incontro con Moni per me è stato una fortuna che conserverò nel cuore. Al di là del risultato sugli schermi, che spero sia positivo, è stato un incontro proprio umano, possiamo dire anche spirituale, di crescita artistica e umana. E di questo sono grato a Moni, grato al film e grato all'opera”.




La trama

Cosa spera di ritrovare Ludovico nel suo Sud, dopo tanti anni di lontananza? Che cosa nella terra ha abbandonato per non restare soffocato dall’omertà, dalla ragnatela di connivenze, dall’impotenza degli onesti, dalla arroganza dei disonesti?

Cosa spera di ritrovare Ludovico, riabbracciando Rosa, la sorella adottiva, la sua compagna di giochi, con cui ha condiviso le speranze della giovinezza? Speranze spezzate dalla morte violenta del loro migliore amico, Antonio il “cantastorie”, che aveva infranto la rete dei silenzi. Rosa che ha partorito un figlio, Giacomo, nato da una storia clandestina, con un giovane d’onore, morto ammazzato prima ancora di diventare padre.

Ma se da lontano è più facile fingere d’essere indifferenti agli affetti, quando si ritorna la magia dei luoghi in cui si è cresciuti, non può che emozionare e le emozioni seguono strade inattese. Le stanze dove tante cose sono successe gli parlano, così gli oggetti,  il pianoforte e gli odori antichi, quelli dei vicoli, dove si affacciano gli orti che profumano di gelsomino. Ludovico, stretto tra recriminazioni e lacerazioni, imprigionato da parole aspre e mezze verità, va verso un epilogo inatteso e forse sperato.   

Foto © Atelir fotografico Calabrese

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