Trump straccia, in diretta, un soporifero e poco lucido Biden al “Presidential debate” sulla Cnn. I dem in panico valutano di sostituirlo per le elezioni
Incertezza e inquietudine. L’amministrazione Biden e il partito democratico americano non possono che aver vissuto questi sentimenti assistendo all’iconico duello tv tra il presidente e il suo rivale Donald Trump. Joe Biden, infatti, è uscito rovinosamente dal dibattito in casa Cnn, al punto da scatenare il panico tra i dem che ora stanno addirittura pensando di cambiare, in corsa, il candidato per le elezioni. Una mossa folle a pochi mesi dalle urne, ma probabilmente inevitabile. Andiamo con ordine. I due leader, rispondendo alle domande lampo di Dana Bash e Jake Tapper, hanno avuto oltre un’ora e mezza di tempo per dare una scossa a una campagna che molti elettori stanno appena iniziando a seguire. Due le regole della sfida. La prima, e più importante: niente consultazioni con i rispettivi consiglieri durante i break pubblicitari. La seconda: niente appunti sul podio, i due protagonisti del duello potevano avere solo fogli bianchi, una matita e una bottiglia d’acqua. Il duello deve essere ad armi pari e senza aiuti dall’esterno. Un handicap che l’anziano presidente in carica (Biden ha 81 anni) ha sofferto tantissimo. E si è visto. Nello studio di Atlanta i due moderatori hanno chiesto ai candidati per la Casa Bianca i loro programmi su inflazione, debito pubblico, disoccupazione, migranti, guerra in Ucraina e in Palestina, aborto e climate change. E poi domande provocatorie sulle vicende personali e politiche che hanno investito entrambi in questi anni. Nel caso di Trump la recente sentenza di condanna sul caso della pornostar Stormy Daniels (il mese scorso il Tycoon è diventato il primo ex presidente pregiudicato nella storia USA). Nel caso di Biden, la sentenza di colpevolezza inflitta al figlio Hunter per acquisto e possesso illegale d’armi da fuoco. Pronti via, nessuna stretta di mano, né presentazione. Senza badare ai convenevoli, i moderatori hanno iniziato subito a fare domande a ruota e i due leader hanno avuto solo due minuti a testa per rispondere a ciascuna di queste. 21.00 in punto sull’orologio ad Atlanta (le 3 di notte in Italia). Il primo a parlare è Biden. “Presidente cosa dice a quegli elettori che hanno vissuto peggio la sua presenza rispetto a quella di Trump?”. La prima parte del duello è tutto a sfondo economico. Alla domanda Biden scarica le responsabilità su Trump, si giustifica dicendo di essersi trovato con una situazione economica disastrosa lasciata dalla vecchia amministrazione. Assicura che miglioramenti sono stati apportati dal punto di vista della crisi e dell’inflazione ma sottolinea che l’impresa è stata ardua. Trump, dal canto suo, smentisce Biden e rivendica le misure economiche adottate durante la sua presidenza, ricordando di aver dovuto affrontare, oltretutto, l’emergenza pandemica (gestita malissimo e con un primo approccio negazionista, ndr). Nei primi quindici minuti lo scontro si svolge sul ring della crisi economica. E la sfida sembra equilibrata. Jake Tapper chiede ai due sfidanti di analizzare il debito “monstre” americano registrato nelle rispettive amministrazioni (entrambe con debiti record), quindi le tasse dei cittadini, e quali soluzioni adottare per risanare le casse dello Stato e al contempo alleggerire la pressione fiscale. Nuovo scambio d’accuse, alternato a promesse in favor di camera, da parte di entrambi. Trump attacca: “Con lui (Biden, ndr) l’inflazione galoppa”. Biden reagisce dicendo che Trump vuole aiutare solo i ricchi, poi parlando di spesa alla fine si vanta di avere riportato lui a casa i soldati che combattevano in Afghanistan. Autogol clamoroso, il primo dei tanti: a cominciare il ritiro dei Marines fu l’amministrazione Trump, non Biden.
Così il Repubblicano sfrutta l’assist: “Sono io che ho iniziato a farli uscire da lì, quando lo ha fatto lui è stato uno dei giorni più imbarazzanti della storia degli Stati Uniti (riferendosi alla ritirata americana e al ritorno dei talebani, ndr)”. Trump ribadisce che gli Usa siano diventati, sotto Biden, “un Paese del terzo mondo”, mentre il presidente gli rinfaccia di avere creato “il deficit più alto di tutti i presidenti”. Il duello si sposta quindi sull’aborto. Biden promette di restituire il diritto all’interruzione della gravidanza in tutto il Paese, come prevedeva la sentenza Roe vs Wade del 1973, poi abolita nel 2022 dalla Corte Suprema. DanaBash chiede che intenzioni hanno i due candidati sul tema. Trump rivendica la scelta della Corte Suprema e spiega che essendo ogni uno Stato diverso è corretto avere leggi diverse, Biden invece sostiene la Roe vs Wade: “Non possiamo far sì che sia un medico a decidere la sorte delle donne. Pensate alle donne che vengono violentate da membri della loro stessa famiglia, è terribile”. Appena Biden cita lo stupro, Trump, astutamente, cambia discorso e inizia a sostenere che dalle frontiere del Messico grazie a Biden entrano immigrati illegali, detenuti, malati di mente, terroristi “che uccidono e stuprano le nostre donne”. E lo accusa addirittura di voler “strappare un bimbo dalla madre all’ottavo, al nono mese di gravidanza o dopo che è nato”. Biden rilancia ricordando al pubblico a casa che Trump “ha separato le madri dai figli e li ha chiusi in gabbie e non si può fare”, aggiungendo di voler diminuire gli ingressi illegali e aumentare i controlli al confine a Sud (senza specificare come intenda farlo).
E’ passata una mezz’ora circa e Biden inizia ad accusare fatica. Perde qualche colpo. Il patatrac in diretta mondiale è dietro l’angolo. Il presidente arruffa risposte logiche a momenti in cui perde il filo del discorso. Trump lo nota e più volte infligge ganci destri al rivale, approfittando del tema scottante dei migranti, argomento fulcro della sua campagna elettorale, aperto da Biden. Lo accusa di aver favorito l’immigrazione clandestina e di aver dato lavoro soprattutto, se non esclusivamente, a questi ultimi. Biden non esce illeso dalle raffiche di accuse a sfondo populista del Tycoon sul tema. La sua amministrazione, non a caso, solo alcuni giorni fa ha intrapreso un’azione esecutiva per limitare le richieste di asilo al confine tra Stati Uniti e Messico, una mossa disperata pensata, probabilmente, proprio in vista del “Presidential debate”. Da casa il pubblico ha la netta impressione di un duello impari. Trump, è sicuro di sé, mano in tasca, sguardo fermo, sorriso sornione. Biden ogni tanto si perde, guarda nel vuoto, balbetta, sbaglia nomi, circostanze. Trump ha modo di attaccare con il suo show sul suo tormentone: l’invasione di “criminali e terroristi”. Afferma che “abbiamo il tasso di criminalità più alto di tutto il Medio Oriente e del Sud America, dobbiamo mandarli a casa appena arrivano, perché entrano e vanno a vivere in hotel di lusso a New York pagati da noi”.
La NATO e le crisi internazionali sono il nuovo terreno di scontro. A Trump viene chiesto conferma della sua frase sul fatto che appoggerà l’Ucraina solo se accetterà di cedere ai russi i territori invasi. Trump aggira la domanda scomoda, premettendo che “Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina se ci fossi stato io”. Biden replica che Trump vuole dare mano libera a Putin in Ucraina, ma “si tratta di un criminale di guerra che vuole ricostruire l’impero russo. Pensate che si fermerà? Che ne sarà della Polonia e della Bielorussia?”. Trump riafferma la sua politica isolazionista: basta interventi militari all’estero. E attacca sulla spesa in armi dicendo che gli alleati Nato hanno versato 100 miliardi anziché i 200 degli Usa e che lui è in grado di fermare la guerra “anzi lo farò anche prima di essere entrato in carica”. Biden inizia a spazientirsi e cerca di spiegare a Trump che la sua idea di uscire dalla Nato è folle perché “nessuna guerra in Europa è mai rimasta solo in Europa”. Anche la guerra in Israele è insensata per Trump, e mentre Biden precisa di avere negato a Israele le armi più pesanti che avrebbero creato una distruzione incontrollabile in zone urbane, lui lo accusa di essere “diventato come un palestinese. E a loro non piace perché è un pessimo palestinese. Uno debole”. In realtà qui la sfida è tra chi sostiene maggiormente Israele dei due. Passano altri minuti e il dibattito si accende anche su cambiamento climatico e famiglie. Bash ricorda che il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre e chiede a Trump (che fece ritirare il Paese dagli accordi sul clima di Parigi) se farà delle azioni di contrasto al cambiamento climatico e quali.
“Prima di arrivare qui ho letto le statistiche sull’ambiente e era tutto pulito quando c’ero io”. Ennesima boutade. Biden rivendica di aver fatto la legislazione più importante sull’ambiente finora, di essersi riallineato con gli accordi di Parigi e di andare verso un miglioramento. Trump sostiene di essere uscito dagli accordi perché “non volevo pagare gli accordi del clima mentre Cina e India non facevano niente…”. E ribalta la situazione, di nuovo, accusando i migranti e le politiche migratorie del presidente. “Anche gli immigrati che arrivano pesano sul nostro sistema sanitario e danneggiano i nostri servizi”. Biden ride per il disco rotto di Trump sui migranti. Ma anche il presidente non fa una bella figura. Ad ogni domanda sembra sempre meno lucido e il suo tono di voce soporifero, a differenza del tono squillante di Trump, distrae il pubblico da casa anche nei duelli vinti sul piano della Real Politic. Il lampo di risveglio Biden ce l’ha quando tutta la discussione si concentra sugli scandali che hanno colpito lui e il rivale. Dopo la condanna lei ha detto che “farà di tutto” contro Joe Biden: che cosa intende? Chiedono i giornalisti a Trump. Lui serenamente risponde che poiché anche “suo figlio” Hunter, “ha avuto dei problemi con il dipartimento di Giustizia, anche lui potrebbe essere accusato dopo la sua presidenza. Dico: qui pro quo”. Biden qui si risveglia dal letargo: “Cosa? Lei ha fatto sesso con una pornostar mentre sua moglie era incinta, ha molestato altre donne…”. Trump nega tutto: “Non ho fatto sesso con una pornostar. I magistrati democratici e criminali mi hanno voluto solo danneggiare per ragioni politiche”. La sua difesa è scarsa, ma comunque sufficiente a convincere chi guarda di una cosa: Trump è impresentabile, ma Biden lo è ancora di più. Le menzogne e la mole di scandali che accompagnano il Tycoon sono meno problematiche per il partito Repubblicano di quanto le condizioni di salute e la lucidità di Biden non lo siano per il partito Democratico. Infatti non si comprende come l’amministrazione del presidente abbia acconsentito a una sfida tv con regole tanto ferree, dove ogni sbavatura poteva essere notata immediatamente dai telespettatori, coscienti delle condizioni di Biden (da mesi descritto come in preda agli acciacchi dovuti alla vecchiaia). Il presidente uscente è apparso, infatti, come tremendamente stanco e palesemente inappropriato a ricoprire di nuovo la carica, tra le più delicate al mondo. Stando a un sondaggio della Cnn dopo il dibattito, Trump ha vinto il confronto per il 67% degli spettatori. Biden è stato massacrato sulla forma, più che sul contenuto. I pochi episodi in cui è riuscito a smentire il rivale hanno lasciato il tempo che trovavano nel momento in cui il democratico faticava clamorosamente a mantenere lucidità nell’esporre le sue argomentazioni. Ora da buona parte dell’elettorato arriva la richiesta di scartare Biden dalla corsa alla Casa bianca e anche i membri del partito stanno pensando a una soluzione urgente. Il panico, in casa Dem, regna sovrano da giorni. “C’è un senso di shock per come ha esordito all’inizio di questo dibattito. Come suonava la sua voce. Sembrava un po’ disorientato”, ha detto alla Cnn David Axelrod, uno dei massimi funzionari della Casa Bianca e della campagna elettorale dell’ex presidente Barack Obama. “Poi si è ripreso con il passare dei minuti, ma si è diffuso un senso di panico. Ci saranno discussioni per decidere se continuare o meno” con lui, ha aggiunto Axelrod. Se il presidente uscente decidesse di non correre per la rielezione di novembre dovrebbe nominare un sostituto. Per il momento comunque il passo indietro di Biden viene escluso: “Non abbandonerà la corsa”, dice Seth Schuster, portavoce del presidente uscente. “Non c'è niente che indichi che gli elettori siano d’accordo con il suo ritiro”, dice un consigliere del presidente. Sul tavolo del Partito democratico, però, ci sarebbero diverse potenziali opzioni per sostituire il candidato in corsa. Le alternative più chiacchierate sarebbero due donne: la vicepresidente Kamala Harris, che ha difeso il presidente dopo il dibattito, e sarebbe la sostituta naturale di Biden. E Michelle Obama, l’ex first lady, il cui nome come papabile candidata per le elezioni circola da inizio campagna elettorale. I democratici devono sbrigarsi a decidere se continuare con Biden, che in caso di vittoria lascerebbe la Casa Bianca quando avrà 86 anni (nel 2029) o se ripiegare su altri o altre. Al voto mancano solo cinque mesi. Intanto lo sfidante repubblicano è già in vantaggio in 5 dei 7 Stati chiave.
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