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Viviamo in tempi di anormale normalità, dove persino lo spettro di una guerra totale viene edulcorato con promesse sibilline, utili solo ad anestetizzare i legittimi timori della popolazione meno distratta.
Un esempio emblematico lo abbiamo avuto con la questione degli attacchi in territorio russo da parte di Kiev mediante le armi occidentali, che ha ricevuto il beneplacito dell'Alleanza Atlantica solo poche settimane fa. “L'applicazione dell'articolo 11 della nostra Costituzione ci impone dei caveat rispetto all'utilizzo delle armi che diamo all'Ucraina: devono essere necessariamente usate per la difesa dell'Ucraina, che significa anche colpire i russi in Ucraina, ma non possono essere utilizzate nel territorio di un altro Paese”, affermava Guido Crosetto pochi giorni prima delle elezioni europee, intervenendo al convegno nazionale dei Giovani imprenditori di Confindustria lo scorso 31 maggio. Bei presupposti di sani principi, salvo scoprire pochi giorni dopo l'esito elettorale, che il prossimo pacchetto di armi a Kiev non contemplerà solo la consegna dei sistemi di difesa aerea Samp-T, bensì anche una partita di missili a lungo raggio Storm Shadow, in grado, potenzialmente, di colpire oltre confine.
La situazione precipita inesorabilmente verso il baratro. Ma secondo il professore della LUISS, Alessandro Orsini, per ridurre le paure degli italiani, il “blocco della guerra” assicura che in Ucraina non sia in corso alcuna escalation.
Al fine di veicolare questo messaggio vengono adoperate tecniche ben precise. La prima consiste nella "minimizzazione".
"La frase tipica della strategia della minimizzazione è: Putin bluffa. Crosetto può inviare le armi, non c’è nessuna escalation”, scrive Orsini su Sicurezza Internazionale, spiegando che con questo termine si indica letteralmente una condotta delle operazioni belliche caratterizzata da un aumento progressivo e graduale nell’impiego delle armi e nell’estensione delle misure militari.
"Dal 24 febbraio 2022 fino a oggi - continua Orsini - le armi impiegate dai belligeranti sono state sempre più potenti e numerose. Sempre più numerosi sono anche i territori in cui russi e ucraini combattono corpo a corpo. Ecco l’escalation: la guerra coinvolge più armi, più soldati, più soldi e più territori. La Russia ha lanciato pochi giorni fa la nuova potentissima bomba Fab-3000 fabbricata proprio per questa guerra. Inoltre, Putin ha avviato la guerra con 180.000 soldati diventati 617.000 in pochi mesi, secondo quanto dichiarato da Putin in una conferenza stampa del 14 dicembre 2023”.
Ulteriore conferma di questo decorso drammatico del conflitto si è avuta, come appunto evocato pocanzi, dall’autorizzazione che Zelensky ha ricevuto dalla Nato di colpire il territorio russo con le armi dell’Alleanza.
Al contempo “la Nato ha deciso - tramite il G7 - di usare i profitti derivanti dai fondi russi confiscati in Europa e negli Stati Uniti, sempre per estendere le operazioni militari”, continua il docente di sociologia del terrorismo, evidenziando un’escalation che si concretizza anche con la progressiva crescita del potere distruttivo delle armi consegnate a Kiev: missili “Himars”, “Atacms”, “Scalp” e “Storm Shadow”; carri armati “Abrams”, “Challenger” e “Leopard”; “Patriot” e “Samp-T”; bombe a grappolo e F-16 ormai prossimi a entrare in guerra.
Nel mentre, “Francia e Regno Unito hanno inviato istruttori sul territorio ucraino senza i quali l’esercito di Zelensky non potrebbe mettere a segno i suoi colpi migliori contro i russi. Probabilmente, un certo numero di soldati francesi e inglesi spara sui soldati russi al fronte con la divisa ucraina”.
La seconda tecnica di manipolazione consiste nella “negazione”.
“La frase tipica della strategia della negazione è: “La controffensiva ucraina non ha dato i risultati sperati”. In realtà, la controffensiva ucraina è stata un fallimento colossale, ma il blocco della guerra nasconde l’enormità della catastrofe…. Oggi ci sono almeno 600.000 ucraini che si sottraggono all’arruolamento”, scrive Orsini, che a queste due metodologie aggiunge anche quella del “nascondimento”.
“La guerra in Ucraina non toglie risorse né soldi agli italiani”. In realtà, la guerra aggrava la povertà, riduce il potere d’acquisto, aumenta il costo dell’energia, indebita le imprese, impoverisce scuole e ospedali e pregiudica le prospettive di crescita dell’Italia”, ha proseguito, evidenziando poi una preoccupante dinamica tipica della Prima e della Seconda guerra mondiale: il consolidamento di blocchi di alleanze contrapposti, dirette ad un’inevitabile scontro finale.
Emblematico in questo senso il trattato di partenariato strategico globale tra la Corea del Nord di Kim Jong-un e la Russia di Putin, che vincolerà i due Paesi a usare ogni mezzo possibile per dare supporto militare in caso di guerra.
“Gli accordi tra Russia e Corea del Nord riducono la complessità del conflitto: un’altra dinamica tipica delle guerre mondiali. Gli schieramenti, prima numerosi ed eterogenei, si riducono progressivamente a due soli schieramenti impegnati in una guerra esistenziale. Come ama ripetere Giorgia Meloni, se la Russia prevalesse in Ucraina, tutti gli europei verrebbero ridotti in schiavitù. Questa non è una guerra: è l’Apocalisse. L’impero del Bene e l’impero del Male”, conclude Orsini.

Foto © Roberto Pisana

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