
L’intervista dell’onorevole scarcerata da una cella ungherese: “Chi si definisce antifascista deve operare per contrastare le formazioni fasciste”
“Chi è Ilaria Salis eurodeputata? La stessa di sempre. Il carcere non mi ha cambiata, i miei ideali sono gli stessi. Mi batterò per la difesa dei detenuti, del lavoro precario, dei migranti per i quali ci dobbiamo assumere la responsabilità storica dei morti in mare, e del diritto alla casa”. In una lunga intervista a La Repubblica l’insegnante Ilaria Salis, recentemente scarcerata dal carcere ungherese dove era detenuta con l’accusa di aver partecipato all’aggressione di un gruppo neo-nazi, ha illustrato il suo programma politico in Europa. La giovane ha lasciato la sua cella di Budapest ed è tornata in Italia il 16 giugno dopo essere stata eletta per l’Europarlamento lo scorso 8 giugno con Alleanza Verdi Sinistra. Quasi 176mila i voti conquistati in cabina elettorale. “Non pensavo neanche che avremmo raggiunto il quorum!”, ha commentato. In molti ritiene l’abbiano votata “per la questione della mia carcerazione e per sostenere i diritti dei detenuti. Altri per la voglia di portare sulla scena politica qualcosa che provenisse dal basso, perciò manterrò i legami coi movimenti. Porterò tutte quelle esperienze con me a Bruxelles”, ha affermato. “Dai movimenti si capisce quali sono le urgenze sociali e nascono spinte per cambiare le cose”, ha aggiunto. Ilaria Salis ha ringraziato tutti coloro che si sono spesi per la sua scarcerazione. A partire dal padre Roberto Salis che ha lottato per la sua liberazione e condotto per lei la campagna elettorale.
“L’ha fatto col cuore e con convinzione. Ero chiusa in fondo al pozzo, nessuno sentiva la mia voce, è stato lui a portarla fuori”. Ora quel voto la Salis vuole trasformarlo in responsabilità che prova “verso tutte le persone che mi hanno dato fiducia. Pressione e aspettative ci sono, ovviamente, ma devo fare le cose con calma e lucidità, ci metterò tutto il coraggio che ho”. "Lo farò attraverso proposte di legge, mozioni e gli altri strumenti degli europarlamentari”. Alla domanda se la spaventa il peso del nuovo ruolo di politica ha risposto di essere più spaventata “l'essere in un carcere ungherese”. E a proposito della sua situazione giudiziaria, l’Ungheria potrebbe chiedere di revocare la sua immunità per rispedirla in carcere.
“L’ultima parola spetterà al parlamento europeo. Nel caso, mi auguro che decida di difendere lo stato di diritto e la presunzione di innocenza”. In cella, ha detto, ha resistito “lavorando quotidianamente su me stessa. Ho avuto giorni neri, non sono un robot”. Mentre sulle udienze con ceppi e catene ai polsi ha ricordato di essersi sentita “come un animale. Ho autorizzato la diffusione delle immagini per far vedere al mondo cosa capita ai detenuti in Ungheria, anche se rivedermi così sui giornali non mi piaceva”.
Ad aiutarla in quei momenti è stata “la solidarietà della gente. La percepivo, mi ha tenuto in piedi. Ho capito che la solidarietà può spostare le montagne, spero che sia replicabile per le battaglie su cui mi impegnerò”.
Oggi, ha affermato, “non mi sento un simbolo. Sento di essere una donna in carne ed ossa con una storia. Non sono sola, attorno ho una comunità che ha combattuto insieme a me, che ha dato prova della forza della solidarietà”.
Tornata in Italia, però, oltre la solidarietà ha ricevuto anche gli attacchi strumentali della destra. I giornali di destra l’hanno criticata per l’occupazione di un alloggio popolare a Milano.
“La famosa casa dello scandalo… la polizia mi ha trovato lì nel 2008, quando avevo 24 anni. Oggi ne ho 40. Da allora non sono più andati a fare verifiche per vedere chi ci abitasse, però l’Aler mi contesta lo stesso un debito di 90 mila euro”. “Sono attacchi pretestuosi, privi di contenuto. Piuttosto che prendere parte al teatrino, preferisco concentrarmi sul mio percorso politico”.
Alla domanda se è lei l’Anti-Vannacci, Ilaria Salis ha risposto: “Non sono l’anti di nessuno. Trovo svilente ridurre la politica a un talk show. Non mi interessa diventare un personaggio”. E sulle uscite degli esponenti di Fratelli d’Italia su sostituzione etnica, forni crematori, ebrei e omosessuali ha commentato con un secco: “Mi fanno schifo”. “È preoccupante e pericoloso che siano tollerate in un Paese come il nostro, emanano da un’ideologia di morte e distruzione”. E aggiunge. “Chi si definisce antifascista deve operare per contrastare le formazioni fasciste. Nel lungo periodo, dobbiamo dedicarci al superamento delle condizioni di insicurezza con cui prosperano le destre e costruire una nuova cultura popolare antifascista, che non solo affondi le radici nella memoria dei partigiani ma sia in contatto con le questioni sociali del presente”.
Infine una battuta sul premier ungherese Viktor Orban in visita a Roma per incontrare Giorgia Meloni.
“Non mi tange, sono affari della destra. Staranno parlando di alleanze”.
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