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Gli incontri bilaterali per il cessate il fuoco a Gaza continuano. Borrell: “Preoccupato da continuo stop a aiuti umanitari

Questa mattina l’esercito israeliano ha sparato contro un veicolo a Qalqilya, a nord-ovest della Cisgiordania, uccidendo tre palestinesi. A dare la notizia è stata l'agenzia di stampa palestinese Wafa, secondo cui le forze israeliane hanno sparato mentre il veicolo era in movimento e si è schiantato contro un negozio. Un funzionario della Mezzaluna rossa di Qalqilya ha dichiarato all'emittente che l’esercito ha impedito ai suoi equipaggi di avvicinarsi all'auto presa di mira. Impedendo dunque i soccorsi. La polizia israeliana ha bollato subito due delle vittime come presunti terroristi membri del gruppo della Jihad islamica palestinese e che uno di loro stava pianificando un attacco nella zona.
Il triplice omicidio è avvenuto mentre continuano i negoziati per un accordo di cessate il fuoco a Gaza, anche se rimangono ancora delle divergenze tra Israele e Hamas. "Ci sono stati progressi in una certa misura", ha detto il ministro degli Esteri nonché primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, durante una visita in Spagna. Riferendosi ai negoziati ha aggiunto anche che i mediatori hanno tenuto "incontri successivi" con la leadership di Hamas nel tentativo di colmare le distanze. "Non può esserci una delle parti in conflitto che adotta la visione dell'altra parte - ha aggiunto -. La soluzione deve basarsi su compromessi tra le due parti". Il bilaterale col Paese del Golfo, tra i principali mediatori di pace da ottobre ad oggi, arriva a pochi giorni dalla decisione del governo di Madrid di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina. Alla lista, che già conta 142 Paesi, si è aggiunta oggi anche l'Armenia.


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Josep Borrell


Sul fronte europeo, invece, l'Alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrell si è detto profondamente preoccupato “per il pieno accesso umanitario ancora negato" a Gaza. Lo ha scritto su X in seguito ad un incontro bilaterale col ministro degli Affari esteri della Giordania, Ayman Safadi, per discutere della "catastrofe in corso a Gaza e del deterioramento" della situazione "in Cisgiordania". Con il rappresentante dell'esecutivo di Amman "è condivisa" la preoccupazione per la situazione umanitaria nella Striscia, così come pure quella per "gli ostaggi non ancora liberati", per "i combattimenti ancora in corso nonostante le ordinanze vincolanti della Corte internazionale di giustizia, e che il piano Biden non sia ancora stato attuato", conclude Borrell. Secondo la testata Al Jazeera, l'offensiva dell'esercito israeliano sta continuando e i carri armati proseguono la propria avanzata a Rafah, ultima città a ridosso del confine con l'Egitto, dove da inizio maggio si registra un'escalation che non starebbe risparmiando le centinaia di migliaia di famiglie sfollate da tutta la regione palestinese. Dal 7 ottobre il primo ministro Benjamin Netanyahu continua a incoraggiare l'offensiva per sradicare la presenza dei combattenti di Hamas dalla Striscia, causando quasi 38mila vittime palestinesi.
In settimana, in un video messaggio, ha però rivolto parole dure contro la Casa Bianca: secondo il Premier l'alleato principale di Israele starebbe ritardando la consegna di armi necessarie a proseguire le operazioni militari.


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Benjamin Netanyahu


Questo nonostante il fatto che il 10 giugno il Consiglio di sicurezza dell'Onu abbia approvato una risoluzione che impone alle parti il cessate il fuoco immediato, e proponga una road map di pace che ricalca una proposta presentata dal presidente Joe Biden. Sul piano diplomatico, il Times of Israel conferma l'arrivo a Tel Aviv la settimana prossima della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, che partirà dopo il Consiglio Affari esteri dell'Ue. L'esponente di Berlino cercherà di promuovere il piano di pace, recandosi anche in Cisgiordania e Libano. Nel Paese dei cedri si sono infatti intensificati gli scontri tra il gruppo armato Hezbollah e l'esercito israeliano, facendo temere un'escalation regionale.
I civili di Gaza intanto sarebbero minacciati anche dalle ondate di calore, oltre che dall'offensiva armata e dalla mancanza di beni indispensabili, come avverte l'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS): "Abbiamo assistito a massicci sfollamenti nelle ultime settimane, e sappiamo che combinati al caldo forte, si può determinare un aumento delle malattie", ha affermato Richard Peeperkorn, rappresentante dell'OMS per Gaza e Cisgiordania. Il funzionario ha poi aggiunto che l'acqua a Gaza "è contaminata", che il caldo "accelera il deterioramento dei cibi", spesso conservati senza l'ausilio di frigoriferi per il taglio alle infrastrutture energetiche, e che il deterioramento degli impianti fognari e dei servizi igienici ha già "aumentato di 25 volte i casi di diarrea". Oltre a queste patologie, si aggiunge il rischio di epidemie di colera ed epatite A.

Foto © Imagoeconomica

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