"Si sta registrando un aumento delle armi nella disponibilità delle organizzazioni mafiose": per questo è necessario mantenere "la guardia alta per evitare che le organizzazioni alzino il tiro di conflittualità con le istituzioni. In alcune aree, la presenza delle armi serve sempre a ricordare che le mafie non cambiano pelle e all'occorrenza sono in grado di usare queste armi".
Sono state queste le parole del direttore della DIA, Michele Carbone, presentando la relazione sull'attività svolta nel primo semestre 2023. "La lotta alle mafie - ha aggiunto - nel primo semestre 2023 registra cospicui sequestri di armi, anche da guerra (fucili d’assalto Kalashnikov AK47 e Heckler & Koch G3, bazooka e granate MK2, ndr), operati dalle forze di polizia nei confronti di tutte le consorterie criminali organizzate". "In questo quadro è sempre elevato il rischio reale che il conflitto bellico 'russo-ucraino' possa favorire il traffico di armi da guerra da quel territorio verso quello nazionale - ha aggiunto - un rischio segnalato anche recentemente da Europol, sebbene non vi siano evidenze specifiche in tal senso".
Una situazione "preoccupante" che si rifletterà sugli equilibri di "tutta l'Unione europea".
La guerra in Ucraina e le armi vendute alla mafia
Sull’argomento si era espresso più volte anche il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri. Intervenendo a Trame Festival lo scorso anno ha ribadito quanto ha dichiarato più volte in televisione come nei giornali, vale a dire il pericolo che queste armi finiscano nelle mani sbagliate una volta che questa guerra sarà finita.
“Quando ero sostituto procuratore a Reggio Calabria e mi occupavo della 'Ndrangheta sulla fascia ionica, diverse indagini ci hanno portato in Montenegro, dove la ‘Ndrangheta andava a fare shopping di armi ed esplosivo al C4. Ricordo che erano prezzi veramente bassi. Nella testa di ogni famiglia c’era l’idea che la guerra sarebbe ritornata. Sotterravano le armi e in tempi di fame le hanno vendute per poter mangiare”, ha rammentato Gratteri. “Questa situazione che si verificò con la guerra in Bosnia si potrebbe verificare con la guerra in Ucraina”.
Nicola Gratteri © Imagoeconomica
“Noi - ha ricordato ancora il procuratore - avevamo fatto indagini e avevamo scoperto che la Sacra Corona Unita prendeva armi in ex Jugoslavia e le barattava con la cocaina. Anche questa cosa potrebbe accadere in Ucraina”. “È mai possibile che non si possano tracciare queste armi? - si è domandato - per vedere se queste armi vengono utilizzate. Noi dobbiamo pensare anche al dopo. Chi fa politica deve avere una visione del mondo, non deve pensare dall’oggi al domani, deve porsi il problema della fine della guerra”, ha affermato. “Tutti si stanno preoccupando di mettere il cappello sulla sedia sulla ricostruzione dell’Ucraina quando ancora non sappiamo come e se finirà questa guerra. Si sta facendo un salto logico. Noi dobbiamo preoccuparci se queste armi saranno poi vendute alle mafie visto che le mafie italiane e sudamericane sono in contatto con le mafie dell’est europeo”, aveva detto a Lamezia Terme.
Corsa al riarmo
La disponibilità di armi da parte delle associazioni mafiose presenta manifestazioni differenti a seconda dei territori: ad esempio il 23 gennaio 2018, il Centro Operativo DIA di Napoli, la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza - nell'ambito dell'operazione “Leviathan” - hanno sequestrato diverse armi comuni e da guerra.
Nel contesto campano, secondo il Rapporto DIA, il possesso di armi ha dunque un valore più simbolico che funzionale, teso ad ostentare la forza e la capacità militare dei clan.
Nel caso delle mafie pugliesi, invece, l’utilizzo delle armi, anche da guerra, è strumentale ad attività particolarmente diffuse in quelle zone come gli assalti ai portavalori, le rapine agli autotrasportatori, gli assalti ai caveau e le estorsioni.
Il documento sottolinea i frequenti "sequestri di numerose armi eseguiti a Foggia e a San Severo". E poi al nord: nella provincia di Novara (Piemonte), come scritto nella sentenza della Corte di Cassazione del 22 maggio 2023 che ha reso definitive 24 condanne emesse nell’ambito del processo “Krimisa” nei confronti di esponenti del clan Farao-Marincola di Cirò Marina (KR). Tra questi figura un novarese condannato per aver fatto parte del locale di Lonate Pozzolo (VA), con un ruolo attivo nella definizione di strategie criminali, nella risoluzione di contrasti interni e nell’approvvigionamento di armi.
La 'Ndrangheta, nello specifico le Cosche Pesce e Bellocco, "gestiscono le attività illecite tramite il controllo delle attività portuali, l’infiltrazione dell’economia locale, il traffico di stupefacenti e armi, le estorsioni e l’usura".
Anche la Capitale è diventata uno snodo cruciale del traffico di armi: il clan Casamonica - Spada - Di Silvio (mafia secondo la sentenza nr. 1785/2019 della Corte Suprema di Cassazione) è in grado di detenere abusivamente numerose armi.
Mentre a Trieste "seppur non in forma stanziale, la presenza sul territorio di organizzazioni criminali di tipo mafioso, impegnate a commettere svariati illeciti e a permeare un florido tessuto economico come quello triestino, è stata appurata da pregresse attività di indagine. Nel semestre giova evidenziare l’operazione “Ultimo atto” conclusa dai Carabinieri di Crotone il 16 febbraio 2023 con l’arresto di 31 soggetti ritenuti responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione e traffico di armi".
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