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Manifestanti anti-governativi si sono riuniti davanti al parlamento per chiedere nuove elezioni. Continuano i raid a Rafah, 17 morti

Migliaia di persone hanno protestato davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, chiedendo elezioni immediate e il rilascio degli ostaggi ancora detenuti a Gaza. Molti israeliani, angosciati dalla vicenda dei prigionieri di Hamas e accusati dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu di anteporre gli interessi politici a tutto il resto, vogliono un accordo per fermare i combattimenti nella Striscia. Gli attivisti antigovernativi israeliani hanno continuato le loro proteste della loro dichiarata "settimana di disordini" per chiedere nuove elezioni. Ieri mattina i manifestanti hanno bloccato diverse autostrade e incroci in Israele, riferisce The Times of Israel. Ciò include l'autostrada 1, la strada principale che collega Gerusalemme e Tel Aviv, come mostrano diversi post sui social media israeliani. Secondo il quotidiano, anche gli studenti delle scuole superiori nel centro di Israele hanno organizzato scioperi come parte delle proteste. Questa sera, gli attivisti si riuniranno alla Knesset per una manifestazione, dopo la quale marceranno verso la residenza del premier Benjamin Netanyahu.


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Benjamin Netanyahu © Imagoeconomica


Approvati piani per la guerra in Libano

Nel frattempo l’esercito israeliano ha annunciato che i piani operativi per un attacco contro il Libano sono pronti. Sono stati “approvati e validati”, accelerando “la prontezza delle forze sul terreno”. Cresce dunque la tensione al confine col paese dei cedri. Sullo sfondo, uno scontro diretto e su larga scala tra Israele e gli Hezbollah libanesi, con conseguenze difficili da prevedere non solo per l’intera area del Levante. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha parlato esplicitamente di una “guerra totale” che “distruggerebbe gli Hezbollah e colpirebbe duramente” il paese. L’annuncio dei militari israeliani arriva dopo mesi di attacchi di Hezbollah e dei gruppi palestinesi alleati e di incursioni e bombardamenti israeliani sul Libano.
La situazione sembra precipitare e gli Usa stanno cercando di arginare l’evoluzione delle cose. L’inviato speciale di Joe Biden, Amos Hochstein, dopo aver fatto tappa in Israele, è arrivato a Beirut per incontrare la leadership libanese ed esortare le parti ad evitare l’estensione del conflitto. Tuttavia anche oggi sono proseguiti i lanci di razzi e droni di Hezbollah, seguiti da raid dello Stato ebraico oltre confine. “Credo che né Israele né Hezbollah vogliano effettivamente l’espansione del conflitto” ma “con quello che accade ogni giorno c’è uno slancio nella direzione” di un conflitto, ha avvisato il segretario di stato Usa Antony Blinken.


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Katz Israel


Unrwa: raid Idf continuano a Rafah nonostante annuncio pause

A Rafah, nel mentre, continuano i raid nonostante le pause tecniche annunciate da Israele. Lo ha dichiarato il direttore dell’Unrwa Philippe Lazzarini, spiegando che, “a livello operativo, non è cambiato nulla” nel sud di Gaza, dove l’esercito israeliano ha affermato che osserverà pause quotidiane nei combattimenti in un corridoio chiave per gli aiuti.
L’esercito aveva annunciato che avrebbe implementato “pause” durante le ore diurne dal valico di terra di Kerem Shalom all’autostrada Salah a-Din, una strada principale nord-sud. Tuttavia, il primo ministro Netanyahu ha definito "inaccettabili" i piani militari annunciati ieri. Al 256esimo giorno di guerra intanto la situazione a Gaza non si sblocca e la tregua resta ancora un miraggio. Israele resta ancorato alla decisione che non ci saranno altri negoziati se non quelli incentrati sulla roadmap rilanciata da Joe Biden nelle settimane scorse. A Nuseirat, Al Jazeera ha riferito di 17 palestinesi uccisi dopo un attacco israeliano.
Il premier Benjamin Netanyahu invece è tornato ad attaccare gli Usa definendo “inconcepibile” che Washington negli ultimi mesi “abbia trattenuto armi e munizioni a Israele”. “Il segretario Blinken mi ha assicurato che l’amministrazione sta lavorando giorno e notte per rimuovere questi colli di bottiglia. Spero proprio che sia così. Dovrebbe essere così”. Poi ha ricordato che “durante la Seconda guerra mondiale, Churchill disse agli Stati Uniti: ‘Dateci gli strumenti, faremo il lavoro’. Anche io dico: dateci gli strumenti e finiremo il lavoro molto più velocemente”.


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Philippe Lazzarini © Imagoeconomica

Unrwa: "193 dipendenti morti a Gaza, record storico Onu"

L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha riferito dell’uccisione, dall'inizio del conflitto fra Israele e Hamas, di 193 dei suoi lavoratori nella Striscia di Gaza: è il numero più alto nella storia dell'ONU. "Gaza è il luogo più pericoloso al mondo per gli operatori umanitari", ha scritto l'UNRWA in un messaggio sul suo profilo X. Nonostante la "terribile crisi umanitaria", l'agenzia continua ad operare, si legge. Oltre ai 193 membri dell'UNRWA, almeno trenta operatori dei servizi di emergenza della Mezzaluna Rossa palestinese sono stati uccisi dal fuoco israeliano. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), le ostilità a Gaza "in aree densamente popolate" rappresentano una grave minaccia per i civili, compresi gli operatori umanitari, e minano "l'accesso e le operazioni umanitarie". Tra il 7 ottobre e il 29 maggio, a Gaza sono morti circa 270 operatori umanitari. Diverse organizzazioni come Human Rights Watch (HRW) denunciano da mesi attacchi contro i loro operatori umanitari da parte delle forze armate israeliane, anche quando avevano comunicato alle autorità le loro coordinate affinché potessero garantirne la protezione. Uno dei casi più noti è stato l'attentato del 1 aprile contro un convoglio della World Central Kitchen, la ONG dello chef Josè Andres, in cui sono morte sette persone.

Foto di copertina: immagine di repertorio

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