Gantz esce dalla coalizione di emergenza nazionale: “Non vinceremo come pianificato”. Oggi il voto al Consiglio di Sicurezza sulla bozza proposta dagli Usa
Almeno 274 palestinesi, tra i quali decine di bambini, sono rimasti uccisi e circa 600 sono stati feriti nel raid israeliano che ha tratto in salvo quattro israeliani prigionieri di Hamas. Lo sostiene il ministero della Salute di Gaza. Le forze armate israeliane hanno bombardato massicciamente, come rare volte in questi nove mesi di guerra, facendo fuoco dal cielo, dal mare e dalla terra nel campo profughi di Nuseirat per facilitare l’operazione delle forze speciali israeliane. C’è chi parla di “omicidio di massa”. “Israele ha attaccato il campo di Nuseirat e ha liberato quattro ostaggi uccidendo almeno 274 palestinesi per bloccare qualsiasi accordo che mettesse fine alla guerra”, ha detto ad al Jazeera Ismail Haniyeh, capo dell'ufficio politico di Hamas, riferendosi al piano presentato dagli Stati Uniti. Haniyeh ha inoltre accusato gli Stati Uniti di aver preso parte all'attacco, affermando che l'amministrazione Biden non è "meno criminale" della leadership israeliana. Secondo Hamas nel blitz delle forze speciali sarebbero stati uccisi da Israele anche tre ostaggi. Le Idf smentiscono, il portavoce militare Peter Lerner ha negato che i tre ostaggi siano stati uccisi durante l'operazione “questa è solo propaganda di Hamas: il suo tentativo di creare preoccupazione in Israele", ha detto in serata Lerner all'emittente britannica Sky News. "Tutto quello che dice" il movimento islamista al potere nell'enclave palestinese "va preso con le pinze", ha aggiunto il portavoce militare.
Nella Striscia, nel frattempo, i palestinesi continuano a morire. Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 37.124, di cui 40 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 84.712, secondo la stessa fonte. Intanto il Consiglio di sicurezza dell'Onu voterà oggi sulla bozza di risoluzione proposta dagli Stati Uniti per un cessate il fuoco a Gaza. Sul fronte dei negoziati un alto esponente di Hamas ha esortato gli Stati Uniti a esercitare pressioni su Israele perché metta fine alla guerra a Gaza. "Chiediamo all'amministrazione americana di esercitare pressioni sull'occupazione per fermare la guerra a Gaza, il movimento di Hamas è pronto ad affrontare positivamente qualsiasi iniziativa che assicuri la fine della guerra", ha affermato Sami Abu Zuhri, in vista dell'arrivo nella regione del segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Di risposta gli Stati Uniti rilanciano mobilitando i paesi del Levante a premere su Hamas affinché sia il movimento armato islamista a trattare.
"Il mio messaggio ai governi della regione è che se volete un cessate il fuoco, fate pressione su Hamas affinché lo accetti. Se volete alleviare la sofferenza dei palestinesi a Gaza, fate pressione su Hamas affinché dica sì”, questo l'appello ai Paesi del Medio Oriente del segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita in Egitto dove ha incontrato il presidente Abdel Fattah al-Sisi. "Se volete che gli ostaggi ritornino a casa, fate pressione su Hamas affinché dica sì. Se volete evitare che il conflitto si espanda, fate pressione su Hamas affinché dica sì", ha continuato Blinken, prima di aggiungere che la proposta del presidente americano Joe Biden è "molto vicina" a qualcosa che il gruppo islamico palestinese "aveva accettato in precedenza". Il segretario di Stato ha sottolineato che, se si raggiungesse un cessate il fuoco, "si aprirebbe la strada verso una sicurezza e una pace più durature a Gaza". Blinken ha anche elogiato "il ruolo chiave dell'Egitto come mediatore, non solo per portare Hamas al tavolo dei colloqui, ma per convincerlo a dire sì".
Benny Gantz si dimette dala coalizione di emergenza ma il governo regge comunque
Il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz si è dimesso dall’esecutivo di unità nazionale. Lo ha annunciato lo stesso Gantz in una dichiarazione ai media. “Lascio con il cuore pesante. Non vinceremo questa guerra come avevamo pianificato”, ha detto l’ex generale e leader centrista del partito Blue e Bianco in una conferenza stampa a Kfar Maccabiah, riconvocata dopo l’annullamento di sabato, deciso in seguito alla liberazione dei 4 ostaggi a Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Gantz ha chiesto al premier Benyamin Netanyahu di andare quanto prima alle elezioni, affermando che per Gaza occorre attuare il piano per il cessate il fuoco offerto dal presidente Usa Joe Biden.
A nulla è valso l’appello di Netanyahu all’ex generale perché non abbandonasse il governo di emergenza nazionale e a non abbandonare la battaglia. “Israele è in una guerra esistenziale su più fronti”, ha scritto Netanyahu su X. “Benny, non è il momento di abbandonare, è il momento di unire le forze”. Con l’addio di Gantz alla coalizione, il governo resta comunque in piedi avendo ancora la maggioranza assoluta alla Knesset (64 seggi). Il premier ha promesso di andare avanti fino alla vittoria e al raggiungimento di tutti gli obiettivi, “in primo luogo il rilascio degli ostaggi e l’eliminazione di Hamas”. Ed ha aggiunto: “La mia porta rimarrà aperta a qualsiasi partito sionista disposto ad assumersi l’onere e ad aiutare a raggiungere la vittoria sui nemici e a garantire la sicurezza dei cittadini”. Un’occasione ghiotta che il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, leader dell’estrema destra, non si lascerà scappare, avendo già chiesto di entrare nel gabinetto di guerra.
Benny Gantz, ministro del gabinetto di guerra israeliano
Iran, 'dimissioni in Israele indicano il collasso del regime'
"Le ripetute dimissioni dei membri del governo del regime sionista e dei suoi funzionari militari e della sicurezza indicano il collasso del regime, il fallimento nel raggiungere i suoi obiettivi e i suoi continui fallimenti a livello strategico nella guerra a Gaza". Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, come riferisce Irna, facendo implicito riferimento all'uscita di Gantz dall'esecutivo in Israele. "Naturalmente, la sostituzione di alcuni assassini con nuovi assassini non cambia la natura del comportamento di questo regime nei confronti dei palestinesi", ha aggiunto il funzionario della Repubblica islamica, condannando le "brutali operazioni" di Israele e invitando la comunità internazionale ad agire a livello legale contro lo Stato ebraico, per "porre fine alla macchina da guerra sionista".
Mezzaluna rossa, 'Israele chiude valico Rafah nonostante l’imminente carestia'
Venendo alla situazione sul campo. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha dichiarato che Israele continua a chiudere il valico di frontiera di Rafah con l'Egitto nonostante gli "imminenti livelli acuti di carestia in tutta la Striscia di Gaza".
"L'applicazione di punizioni collettive alla popolazione palestinese a Gaza - scrive su X l'organizzazione sanitaria - non solo esacerba ulteriormente la situazione umanitaria nella Striscia, ma costituisce anche una violazione diretta dell'ordine di maggio della Corte Internazionale di Giustizia sulle misure provvisorie e del diritto umanitario internazionale".
Nbc, 'Usa potrebbero trattare con Hamas per rilascio di connazionali'
Funzionari dell'amministrazione Biden hanno discusso la possibilità di negoziare un accordo bilaterale con Hamas per garantire il rilascio di cinque americani tenuti ancora in ostaggio a Gaza, se gli attuali colloqui di cessate il fuoco che coinvolgono Israele fallissero. Lo rende noto Nbc News, citando alti funzionari statunitensi. Tali negoziati - scrive l'emittente americana - non includerebbero Israele e sarebbero condotti attraverso interlocutori del Qatar, hanno affermato i funzionari.
Funzionari americani sperano anche di recuperare i resti di altri tre cittadini americani che sarebbero stati uccisi il 7 ottobre da Hamas e che poi ha portato i loro corpi a Gaza.
I funzionari non sanno cosa gli Stati Uniti potrebbero offrire ad Hamas in cambio del rilascio degli ostaggi americani - afferma l'Nbc - Ma il gruppo palestinese potrebbe avere un incentivo a concludere un accordo con gli Usa, perché, così facendo, probabilmente metterebbe ulteriormente a dura prova le relazioni tra Washington e Tel Aviv ed eserciterebbe ulteriore pressione politica interna sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
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