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Tra loro anche la giovane Noa Argamani, rapita al Nova Festival. Festeggia Israele ma a Nuseirat è un lago di sangue. Abu Mazen chiede riunione urgente all’Onu

Lo Shin Ben e le Idf hanno recuperato quattro degli ostaggi in mano a Hamas in un’operazione nel centro della Striscia di Gaza, che ha colpito gli insediamenti di Nuseirat, Deir al-Balah e al-Zawaideh. I quattro prigionieri erano stati rapiti al Nova Festival durante l’offensiva del gruppo di miliziani del 7 ottobre. L’operazione israeliana, preparata per settimane, è stata approvata definitivamente giovedì sera e ha coinvolto centinaia di membri delle forze armate e dei servizi, oltre all’Unità speciale antiterrorismo della Polizia nazionale: a quanto riferisce la Cnn, ha collaborato anche "una cellula statunitense". Nonostante ciò, però, il blitz si è svolto in un lago di sangue. Le forze armate israeliane hanno bombardato ed esploso colpi d’artiglieria dal cielo (con elicotteri), dalla terra (con carri armati) e dal mare con le navi della marina per sgombrare l’area per l’intervento delle unità speciali. Nell’operazione  militare hanno assassinato oltre 210 civili palestinesi secondo il ministero della Sanità di Gaza e ne hanno feriti più di quattrocento. Un massacro per il quale il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “C’è sangue ovunque”, ha raccontato il personale dell’ospedale Al Aqsa descrivendo quello di poche ore fa come il più grande massacro di palestinesi da nove mesi a questa parte.


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Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, accusa Israele di aver compiuto “un massacro contro donne e bambini” e sottolinea di non voler accettare alcun accordo di tregua che non garantisca la sicurezza degli abitanti della Striscia. "Il nostro popolo non si arrenderà e la resistenza continuerà per difendere i nostri diritti di fronte a questo nemico criminale", attacca. In una dichiarazione postata su telegram, l’organizzazione afferma che la partecipazione degli Usa ai raid dimostra come Washington sia “complice e completamente coinvolta nei crimini di guerra che vengono perpetrati”.
Tra i prigionieri liberati c’è la 25enne Noa Argamani, che era apparsa in uno dei video-simbolo del 7 ottobre mentre, strappata al fidanzato e portata via in moto, supplicava i miliziani di non assassinarla. Più di recente, a gennaio, è comparsa in un altro filmato della propaganda di Hamas.


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Gli altri liberati sono il 21enne Almog Meir Jan, il 27enne Andrey Kozlov e il quarantenne Shlomi Ziv: tutti sono stati visitati dal primo ministro e dal capo dello Stato in ospedale. “Gli ostaggi sono stati salvati da due luoghi diversi durante l’operazione nel cuore di Nuseirat. Le loro condizioni mediche sono normali e sono stati trasferiti al Centro medico Sheba-Tel Hashomer per ulteriori esami medici. Le forze di sicurezza continuano ad agire con tutti gli sforzi per salvare i rapiti”, ha informato una nota congiunta di esercito e servizi. La polizia di Tel Aviv ha comunicato la morte nell’operazione del comandante dell’unità Antiterrorismo, l’ispettore capo Arnon Zamora. Secondo le stime del governo israeliano, gli ostaggi presi dal gruppo islamista sono in totale 253: di questi, 112 sono stati liberati nell’ambito di accordi raggiunti nei mesi scorsi o portati in salvo. Si stima che meno di ottanta siano ancora in vita.


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Ancora una volta avete dimostrato che Israele non si arrende al terrorismo e agisce con un’audacia che non conosce limiti per riportare a casa i nostri ostaggi”, ha dichiarato Netanyahu rivolgendosi alle forze israeliane. “Ci impegniamo a farlo anche in futuro. Non cederemo finché non avremo completato la missione e riportato a casa tutti i nostri ostaggi, sia quelli vivi che quelli morti. E voglio ripetere e chiarire che riporteremo a casa tutti”, ha assicurato. Dopo la notizia del blitz riuscito, manifestazioni spontanee di gioia sono esplose in tutto il Paese. Il ministro del Gabinetto di guerra e leader dell’opposizione Benny Gantz ha intanto cancellato la conferenza stampa annunciata per questa sera, in cui avrebbe dovuto comunicare le proprie decisioni dopo la scadenza dell’ultimatum dato a Netanyahu per un cambio di politica sulla guerra pena l’uscita dal governo: “Il mio cuore è pieno di gioia per il ritorno di Noa, Andrey, Almog e Shlomi”, ha dichiarato.

Foto © Imagoeconomica

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