Il suo libro, “Le stragi sono tutte un mistero”, è un’accurata indagine nelle trame oscure che hanno destabilizzato l’Italia tra il 1969 e il 1980
Nell’Italia dei misteri segnata da delitti eccellenti, stragi e tentativi di golpe, il filo rouge sono le mezze verità. È quanto emerge con chiarezza dal libro “Le stragi sono tutte un mistero" di Benedetta Tobagi (ed. Laterza), un'opera che esplora in modo approfondito gli eventi tragici del terrorismo in Italia, concentrandosi sugli anni tra il 1969 e il 1980, un periodo segnato da numerosi attacchi dinamitardi che hanno scosso il Paese.
“I colpevoli delle stragi non sono mai stati trovati né sono mai stati puniti. Tutto viene insabbiato e non si riesce mai a trovare il bandolo della matassa per chiudere definitivamente la stagione dolorosa delle bombe, la cosiddetta ‘strategia della tensione’, e consegnarla alla storia. Ogni volta sembra di ricominciare da capo: Piazza Fontana, Piazza della Loggia e la stazione di Bologna sono soltanto alcune delle tappe di una laica via crucis che non ha mai fine e su cui ogni anno emergono particolari, false piste, rivelazioni vere o false”, scrive la Tobagi.
Se però si leggono le sentenze, anche quelle assolutorie, ci si rende conto che le cose non stanno proprio così. Nelle carte sono spesso contenuti fatti storicamente accertati che, se messi in fila, permettono di ricostruire con precisione quanto è successo in quella fase storica. Non solo.
Attraverso un'analisi critica, l'autrice cerca anche di svelare le complessità e le contraddizioni che circondano questi eventi, mettendo in luce i fallimenti delle indagini e le manipolazioni politiche che hanno contribuito a mantenere il mistero. In particolare, evidenzia come i depistaggi siano stati una costante del percorso investigativo sulle stragi. Ne analizza tre, in particolare.
In primo luogo, i depistaggi di provocazione, cioè “quando c’è un impegno attivo per imporre agli inquirenti colpevoli posticci, manipolando le fonti informative o addirittura fabbricando false prove”. Poi ci sono i depistaggi di difesa (o copertura) spesso utilizzati “a beneficio dei terroristi neri, di cui l’Ufficio D (controspionaggio) del SID, Maletti in testa, è stato l’artefice principale”, scrive la Tobagi.
“Nel caso di Piazza Fontana, l’azione fu così pervasiva da procurare una condanna definitiva a Maletti, appunto, e al suo braccio destro Labruna. Nel caso dell’Italicus, gli uomini di Maletti si mossero con grande goffaggine nel coprire l’attività, la natura e la durata dei rapporti con il SID della collaboratrice Claudia Ajello (che alcuni testimoni avevano sentito parlare di bombe a un telefono pubblico, prima della strage), al punto di essere indagati anche qui (ma in questo caso infine prosciolti) - si legge - Più sottile l’azione intorno alla strage di Brescia: l’ultimo processo ha documentato come il solito Maletti non solo nascose informazioni gravi sull’attività di Maggi e i suoi, che avrebbero potuto essere cruciali se messe a disposizione della polizia giudiziaria, ma, interpellato dagli inquirenti alla fine dell’agosto del ’74, li instradò consapevolmente su una pista già morta”.
Infine, ci sono i depistaggi d’aiuto, “agiti non dai servizi bensì, in prevalenza, dall’alta magistratura, in particolare dalla Cassazione: quando per esempio aveva spostato un processo importante come quello per Piazza Fontana dalla sua sede naturale, la città di Milano, a una località remota e povera di risorse come Catanzaro, oppure aveva sottratto inchieste scottanti a giovani magistrati troppo indipendenti a seguito di conflitti di competenza sollevati ad arte, proprio quando c’era interesse a interrompere un’inchiesta che andava a toccare qualche alto ufficiale, qualche generale, o magari anche esponenti del potere politico…”.
Con questo libro la Tobagi invita a una riflessione sulla memoria storica italiana e sulla difficoltà di ottenere giustizia e verità in un contesto segnato da manipolazioni politiche e insabbiamenti. "Le stragi sono tutte un mistero" è un libro importante per chiunque voglia comprendere uno dei periodi più bui della storia italiana contemporanea. La ricerca dettagliata dell’autrice e il suo approccio critico offrono una lettura illuminante e stimolante, che sfida i lettori a riconsiderare ciò che si pensa di sapere sulle stragi italiane. Il tutto collegando gli eventi storici con le dinamiche attuali di politica e giustizia. Un approccio che rende questo libro non solo un'opera di storia, ma anche un contributo significativo al dibattito pubblico sulla verità e la memoria storica, a partire da quella sulle stragi neofasciste come Piazza Fontana.
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