
Alla serata "Basta armi - L’Italia ripudia la guerra" il cabarettista attacca Usa e guerrafondai e chiede al mondo dello spettacolo di schierarsi
“Per me chi ha sempre avuto un fucile non è mai stata una persona degna del mio rispetto. Ma questo già da bambino. Io da bambino dicevo dopo il 2000 di guerre non ce ne saranno più poi da grande ho individuato il grande nemico principale in questa storia, che sono gli Stati Uniti d’America, attorno ai quali gira intorno tutto. E noi che gli lecchiamo il culo dal 1945 perché ci hanno dato una mano ubbidiamo sempre”. A dirlo è il cabarettista Enzo Iacchetti parlando dal palco di Villa Borghese durante la serata organizzata da Michele Santoro “Basta armi - L’Italia ripudia la guerra”. “La cosa che più mi da noia è che tutti i miei colleghi della televisione o del cinema non hanno mai messo la faccia contro le armi, contro le guerre. Li avete mai visti sputtanarsi? Questa gente rifiuta la realtà”, ha affermato.
Il conduttore di Striscia la Notizia ha poi denunciato al pubblico la lobby della guerra contro “chiunque spara con un fucile, chiunque spara con un cannone, chiunque venda un missile per fare degli affari perché ormai la guerra è l’affare più grande che c’è”. Sono 56 le guerre nel mondo, ha ricordato Iacchetti, “la guerra in Palestina costa 64 miliardi di dollari a Israele, gli altri, invece, (i palestinesi, ndr) non hanno nemmeno gli occhi per piangere. Ma tutti questi soldi che felicità potrebbero dare all’umanità se fossero spesi in un’altra maniera?”, si è chiesto il cabarettista. Quindi è tornato sulla sua categoria del mondo dello spettacolo. “Un artista palestinese ha detto: ‘Artisti dove siete? Avete bisogno di vedere una testa mozzata di un bambino nel vostro letto prima di parlarne?’ Dove siete? Metteteci la faccia”, ha esclamato Iacchetti. “Avete vent’anni che avete bisogno di lavorare e quindi state zitti? Ne avete sessanta, settanta metti la faccia davanti e dì quello che pensi. Noi siamo portatori di parole nello spettacolo, di situazioni, di idee. Ma non c’è nessuno dei miei colleghi che parla, neanche nel web. Perché non dedicate un David di Donatello alla pace?”, ha concluso.
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