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“Giovanni Falcone. La vera storia della trattativa e delle stragi dello Stato-mafia” di ANTIMAFIADuemila disponibile su YouTube

Sono passati 32 anni da quando, il 23 maggio del 1992, Cosa nostra - e non solo - fece saltare in aria un tratto dell’autostrada Palermo-Punta Raisi uccidendo i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo assieme ai poliziotti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo.
57 giorni dopo, il 19 luglio, un nuovo attentato. Questa volta vengono uccisi Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. E poi nel 1993 le “stragi del continente” di Firenze, Milano e Roma.

24 anni fa nasceva il nostro giornale ANTIMAFIADuemila. E da allora non abbiamo mai smesso di indagare su questi attentati e delitti eccellenti. Cercando di scovare i nomi dei mandanti esterni del progetto stragista che ha colpito l’Italia dopo la caduta del muro di Berlino. Nonostante gli sforzi già compiuti, con decine di inchieste e processi, sono ancora tanti gli interrogativi su quella stagione della nostra repubblica.

In questi anni ci siamo occupati anche delle “mani” che, subito dopo gli omicidi eccellenti, hanno fatto sparire documenti importanti dei soggetti colpiti. Per esempio la cassaforte del generale Carlo Alberto dalla Chiesa svuotata dopo il suo omicidio; i diari e i floppy disk di Giovanni Falcone scomparsi dal suo ufficio; e persino l’agenda rossa di Paolo Borsellino che il giorno dell’attentato di via d’Amelio il magistrato portò con sé nella sua valigetta.


falcone docvid bong


La stessa che l’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli aveva in mano mentre si allontanava dal luogo della strage. Un fatto noto dimostrato da una fotografia che ritraeva la scena pochi minuti dopo l’esplosione. Fu una fonte riservata a segnalarne l’esistenza al nostro vicedirettore, Lorenzo Baldo, che a sua volta trasmise il dato all’autorità giudiziaria.

Per capire quali sono le verità mancanti dietro il biennio stragista ’92-’94 vi proponiamo un docuvideo che abbiamo realizzato in occasione del 31° anniversario della strage di Capaci. Pochi mesi prima era stato arrestato il capo carismatico di Cosa nostra Matteo Messina Denaro, poi sono uscite le motivazioni della sentenza sulla strage di via d'Amelio, c'è stata la sentenza d'appello del processo ‘Ndrangheta stragista, che certifica il coinvolgimento della 'Ndrangheta nella strategia terroristico-eversiva contro lo Stato. E infine la sentenza di Cassazione sul processo trattativa Stato-mafia che con un colpo di spugna ha assolto tutti gli imputati istituzionali e ha “salvato” i boss mafiosi per intervenuta prescrizione.

E da quel giorno è tornata alla ribalta la campagna d'attacco e di delegittimazione verso tutti coloro che si sono occupati del processo (magistrati, giornalisti e così via). Delegittimazioni che miravano in particolare al pm di punta del pool che ha condotto l'accusa in primo grado: Nino Di Matteo. Un magistrato condannato a morte da due capimafia di primissimo livello come Totò Riina e Matteo Messina Denaro; e contro il quale Cosa nostra ha ideato un progetto di attentato tutt’ora in corso perché, con quel processo, “si era spinto troppo oltre”.

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