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Per i consulenti della procura di Roma la malattia non è mai stata individuata, l’antibiotico avrebbe allungato la vita

Secondo la relazione finale dei medici legali investiti dalla procura di Roma, che indagano sulle cause della morte di Andrea Purgatori, ci sarebbe stata una catena di errori e sviste che avrebbero provocato un effetto domino fatale per il giornalista e conduttore televisivo di Atlantide morto lo scorso 19 luglio. A dare la notizia sono stati Il Corriere della Sera e la Repubblica.

A Purgatori non gli è mai stata diagnosticata l’endocardite infettiva. Stando ai medici legali (investiti dall’aggiunto Sergio Colaiocco e dal pm Giorgio Orano) una efficace cura antibiotica avrebbe permesso al presentatore di contrastare questa patologia al cuore e quindi di vivere più a lungo, nonostante fosse un paziente oncologico.

Nel procedimento sono indagati per omicidio colposo quattro medici. Si ipotizza ci sia stato un doppio errore di diagnosi. Da un lato un presunto errore medico sull’ipotesi di un’errata diagnosi di metastasi al cervello. Per fare chiarezza sulla vicenda i consulenti del pm hanno suggerito alla procura un altro esame “da affidare a uno specialista neuroradiologo che dovrà capire, con assoluta certezza, se l’8 maggio il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, hanno scambiato un’ischemia per una metastasi al cervello”, scrive Repubblica.

Inoltre, si legge nella relazione, la diagnosi di metastasi al cervello avrebbe portato il cardiologo Guido Laudani a sottovalutare alcuni fattori collegandoli al tumore al cervello, che “l’avrebbero dovuto portare ad investigare, il 16 e 17 giugno, eventuali patologie cardiache”, scrive Repubblica.

È molto probabile che una cura antibiotica avrebbe allungato la vita a Purgatori, anche se non l’avrebbe salvato dalla sua situazione gravemente compromessa.

Si tratta del primo di una lunga serie di “step” dell’inchiesta che sta portando avanti la procura di Roma che vuole accertare eventuali responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura il giornalista.

Nell’attesa dell’esito dell’incidente probatorio, l’avvocato Alessandro Gentiloni, legale della famiglia di Purgatori, ha ringraziato la procura per aver svolto “un accertamento molto approfondito in poco tempo”. “Per adesso è stata confermata l’ipotesi contenuta nella querela, ovvero che la diagnosi di estese metastasi cerebrali fosse errata e a causa di questa inesatta valutazione non è stato curato per la vera patologia che l’aveva colpito”, ha aggiunto.

Foto © Imagoeconomica

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